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La reticenza di Piantedosi sulla strage di Crotone, l’incidente ferroviario in Grecia e le altre notizie della giornata

strage crotone

Il racconto della giornata di martedì 28 febbraio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Dopo il naufragio avvenuto al largo di Crotone lo scorso sabato, Elly Schlein ha richiesto le dimissioni del ministro Piantedosi. Quest’ultimo ha cercato di attribuire la responsabilità della tragedia dei migranti a Frontex. Sono almeno 40 le persone morte nell’incidente ferroviario avvenuto la scorsa notte in Grecia, vicino alla città di Larissa. I vertici militari ucraini stanno valutando la possibilità di abbandonare Bakhmut. Per domani è prevista la nomina di un commissario straordinario per l’emergenza idrica.

Dopo il naufragio, l’opposizione chiede le dimissioni di Piantedosi

(di Anna Bredice)
Cinque minuti, che sono stati un atto di accusa nei confronti del ministro dell’Interno Piantedosi a cui Elly Schlein a nome del partito democratico chiede di chiarire e di dimettersi. Una domanda che arriva questa volta, forse per la prima volta, da tutte le opposizioni, dal Pd, a Sinistra italiana fino a Renzi. Da capire se si trasformerà in una mozione di sfiducia. Il governo è in difficoltà nella gestione delle conseguenze politiche di questa tragedia, non ne esce fuori, tanto più che risalta come gesto riparatore di un sentimento più alto delle uscite di Piantedosi sulla colpa dei migranti morti, la visita che domani il Capo dello Stato Mattarella farà a Crotone, alla camera ardente delle vittime del naufragio. Quello di oggi in Commissione Affari Costituzionali è stato il primo intervento in Parlamento di Elly Schlein da segretaria del Pd, su un tema che ha attraversato sempre la sua attività politica, il salvataggio dei migranti in mare e la gestione anche europea, e su questo ultimo aspetto Schlein è risultata molto precisa, perché ne ha avuto anche per Giorgia Meloni, la quale oggi ha scaricato la responsabilità della strage dei migranti sull’Unione europea , ma Elly Schlein che è stata anche europarlamentare ha ricordato che il partito di Meloni non ha mai partecipato alle riunioni a Bruxelles sul Trattato di Dublino e la distribuzione dei migranti. Elly Schlein accusa Piantedosi innanzitutto, ma allarga il campo a Salvini, responsabile per la Guardia costiera, e Giorgetti per la Guardia di finanza. Di Giorgia Meloni stigmatizza il suo silenzio sulla vicenda, salvo la lettera dove accusa l’Unione europea e parla di una tragedia che ha sconvolto tutti. Ma Salvini già risponde piccato alle accuse della segretaria del Pd sulla Guardia costiera e come accade spesso quando è in difficoltà tira in ballo il suo essere papà e che come papà mai avrebbe impedito la Guardia costiera di intervenire per salvare i migranti.

Naufragio a Crotone, tutti sapevano ma nessuno è intervenuto

(di Michele Migone)
Il ministro Piantedosi è stato reticente. Lo ha ammesso lui stesso alla Camera. Si è trincerato dietro il riserbo dovuto visto che la magistratura ha aperto un’inchiesta. Ma non si è limitato a questo. Ha cercato di scaricare la colpa su Frontex, sulla segnalazione inviata a Roma alle 22 in cui non si segnalava un pericolo. Una Cortina fumogena Che però non serve ad occultare quello che ormai si comprende con chiarezza: i migranti sono stati lasciasti al loro tragico destino.

Il ministro Piantedosi infatti dovrebbe essere a conoscenza di alcuni fatti.
1) la fotografia a impronta termica dell’imbarcazione fatta dall’aereo di Frontex evidenziava la presenza di molte persone a bordo.
2) Sia la Guardia di Finanza, sia la Guardia Costiera sapevano bene quali fossero le condizioni del mare in cui navigava l’imbarcazione con a bordo i migranti. Condizioni molto pericolose.

E non lo sapevano solo sulla base delle previsioni meteo.

Le due motovedette della Guardia di Finanza partite da Crotone e da Taranto, fatte uscire in mare poco dopo le 23 di quel sabato sera, non sono riuscite a raggiungere la barca dei migranti perché il mare era troppo mosso.

Era a forza 5 e seppur comandate da persone esperte, le due unità hanno dovuto rinunciare perché se no la forza del mare le avrebbe spaccate, ci ha detto una fonte del comando della Guardia di Finanza di Vibo Valentia. Erano uscite per un’operazione di law enforcement, specifica la stessa fonte. Un’operazione di polizia, non di salvataggio. Con il rientro alla base delle due motovedette, un paio di ore dopo, era chiaro a tutta la catena di comando che le condizioni del mare fossero proibitive per quell’imbarcazione carica di persone.

Ma nonostante ciò, la Guardia Costiera non è intervenuta o non è stata fatta intervenire Perché?

Perché il ministro Piantedosi non ha detto al Parlamento cosa è accaduto quella notte?

Grecia, uno scontro tra treni ha causato almeno quaranta vittime

Sono almeno 40 le persone morte nell’incidente ferroviario avvenuto la scorsa notte in Grecia, vicino alla città di Larissa. Buona parte delle vittime erano studenti o studentesse che tornavano da alcuni giorni di vacanza legati al carnevale. Il personale di soccorso sta ancora lavorando sul luogo in cui due treni si sono scontrati frontalmente: secondo la tv pubblica ci sarebbero tra 50 e 60 persone disperse. Da capire perché entrambi i mezzi fossero sullo stesso binario. Il primo ministro Mitsotakis, che ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale, ha parlato di un “tragico errore umano”. Il capostazione di Larissa è stato arrestato. Il ministro dei trasporti si è dimesso dicendo che il sistema ferroviario del paese non è all’altezza del 21° secolo. Secondo il giornalista greco Dimitri Deliolanes la causa della strage è sistemica, legata alle scelte fatte dalle autorità pubbliche nel corso degli anni.

 

A Kiev non escludono il ritiro da Bakhmut

(di Emanuele Valenti)

Bakhmut non è ancora completamente circondata.
I russi stanno facendo pressione da nord e da sud – controllano già la zona est – ma non sono ancora riusciti a bloccare la strada che esce verso ovest e che sta permettendo l’arrivo dei rifornimenti per gli ucraini.
Il capo dei mercenari russi di Wagner, Progozhin, ha ammesso che Kiev sta usando decine di migliaia di uomini in un atto di “resistenza feroce”.
Bakhmut, in effetti, è in questo momento il simbolo della resistenza ucraina. Kiev non è in grado di contrattaccare – e questo per Zelensky è un problema, e da qui la richiesta di nuove armi occidentali in tempi rapidi – ma riesce a tenere le posizioni. Ha quasi superato l’inverno.

Uno dei più stretti consiglieri del presidente, Alexander Rodnyansky, ha ammesso che i vertici militari stanno valutando tutte le opzioni, compresa quella del ritiro, perché non avrebbe senso sacrificare tutte quelle vite umane. Ma il ministero della difesa ha fatto capire che non è ancora arrivato il momento. Il fatto che se ne parli, anche pubblicamente, è però significativo. In fondo gli ucraini nei mesi scorsi si sono ritirati per esempio da un altro importante centro dopo mesi di battaglia, Severodonetsk, regione di Luhansk.

Come abbiamo già detto dal punto di vista logistico la caduta di Bakhmut potrebbe avere un significato strategico ridotto. relativo. Non vorrebbe dire l’apertura ai russi di tutto il Donbas. Ma l’alto numero di vittime e la tempistica – la caduta prima o dopo l’arrivo delle nuove armi occidentali – avranno sicuramente un impatto sul futuro del conflitto.

Il governo prepara un decreto legge sull’emergenza siccità

È quanto è stato deciso oggi in un vertice a Palazzo Chigi. Nel provvedimento, ha speigato il ministro Lollobrigida, è prevista la nomina di un commissario straordinario per l’emergenza idrica, la creazione di una cabina di regia fra i ministri competenti e l’introduzione di deroghe e semplificazioni per costruire nuovi invasi e rendere più efficienti gli acquedotti. Soddisfatte le associazioni degli agricoltori che però chiedono di fare in fretta perché senza interventi immediati, dicono, “quest’estate si rischia un crollo nella produzione di ortaggi e colture importanti come mais e riso”.

Giorgio Zampetti è il direttore generale di Legambiente

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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