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Si va verso il Green Pass obbligatorio, la legge anti-delocalizzazione che non c’è, il nuovo governo in Afghanistan e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di martedì 7 settembre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Green Pass obbligatorio per legge per tutti i lavoratori dipendenti, sia nel pubblico che nel privato: il Consiglio dei ministri per discutere la nuova norma si terrà già dopodomani, giovedì. Tra i nodi da sciogliere la questione dei tamponi: pubblici oppure a pagamento? E quali saranno le sanzioni? Dopo giorni di annunci e smentite, i talebani hanno presentato poco fa la lista di alcuni dei ministri che comporranno il nuovo governo afghano. Intanto a Herat continuano le proteste. Ennesimo caso di delocalizzazione dopo Whirlpool e Gkn: i dipendenti della Riello di Villanova di Cepagatti, in provincia di Pescara, sono in presidio permanente per protestare contro lo spostamento in Polonia. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Quali saranno le regole del Green Pass sul lavoro?

Entro pochi giorni il governo potrebbe varare un decreto per l’estensione dell’obbligo del Green Pass in tutti i luoghi di lavoro: sia per i dipendenti statali sia per quelli privati. Il provvedimento, che riguarderebbe milioni di persone, dovrebbe entrare in vigore alla fine del mese di settembre o all’inizio di ottobre. Il calendario prevederebbe una cabina di regia con tutti i partiti della maggioranza giovedì e poi a seguire un consiglio dei ministri che dovrebbe approvare il decreto. Mario Draghi non ha ancora chiuso l’intero accordo, ma la strada verso un’intesa, per adesso, non appare in salita. Per quanto riguarda la coalizione il problema maggiore è ancora una volta la Lega, ma Salvini non è nelle condizioni di mettere le barricate.
Da parte loro, i sindacati hanno ottenuto quello che volevano: un provvedimento di legge per l’obbligo del Green Pass. La sua estensione in tutti i luoghi di lavoro è un obiettivo su cui sta lavorando Draghi da tempo perché lo ritiene risolutivo per uscire dall’emergenza della pandemia. Ma è anche un passaggio gravido di incognite. Lo è perché bisogna capire come sarà normato questo obbligo. Un punto interrogativo è quello sui tamponi per i lavoratori che non vogliono vaccinarsi: dovranno pagarseli o saranno a carico dello Stato, come chiedono sindacati e imprenditori? Altra questione: cosa succederà a chi non vuole né vaccinarsi né fare il tampone, e quindi non ha il Pass? Sappiamo che nella scuola, i professori che non lo hanno, non possono entrare a scuola e dopo cinque giorni possono essere sospesi dal servizio e dallo stipendio. Sarà così per tutti i dipendenti statali? E cosa accadrà invece ai lavoratori privati che non hanno il Green Pass? In che sanzioni incorreranno? Non potranno entrare nei loro uffici e nelle loro fabbriche? Chi controllerà il loro Green Pass? Anche loro verranno sospesi dallo stipendio? La polemica è già esplosa dopo le parole di Francesco Pugliese, l’amministratore delegato di Conad, che ha detto: “Credo che la via migliore sia mettere in aspettativa non retribuita i lavoratori non vaccinati e sostituirli con altri”. La questione è delicata, parliamo dei paletti di cui tener conto nel decidere cosa succederà a questi lavoratori. Sentiamo cosa ci ha detto il sociologo Marco Revelli.

Legge anti-delocalizzazione, la partita è già persa

(di Claudio Jampaglia)

Accompagnamento all’uscita, più che opporsi alle chiusure. Ma un’alternativa ci sarebbe, con tanto di 8 punti in una proposta, sostenuta anche dai lavoratori della Gkn. Qualsiasi cosa stia discutendo il governo non lo fa coi sindacati. Ma con le imprese e anche il ministro del lavoro Orlando a loro non vuol dispiacere, “non sarà una legge anti-imprese”, ha ribadito più volte. Il dibattito è su come non spaventare gli investitori e sulle minacce del capo di Confindustria. La partita, quindi, è già persa. E’ ciò che pensano quelli del collettivo di fabbrica della Gkn di Campi Bisenzio che dicono: “le norme annunciate via stampa imporrebbero per legge esattamente la chiusura del nostro sito produttivo mitigata da qualche ammortizzatore”. Da tradurre in: come cercarsi un altro lavoro. Una legge d’accompagnamento alle chiusure, quindi. Ci aveva provato la Francia qualche anno fa con la legge Florange ma non ha funzionato. “Produrre ristrutturazioni e licenziamenti traendone guadagno è il mestiere di un fondo finanziario – scrive il collettivo di fabbrica – il punto è se debba essere limitato o no”. A maggior ragione se la fabbrica non è in crisi. E quindi dovremmo parlare di sanzioni, di restituzione dei fondi pubblici ottenuti, di un preavviso di almeno un anno e di procedure per identificare eventuali acquirenti. Se non proprio l’esproprio come prevede niente meno che la Costituzione italiana. In sintesi: l’impresa è libera di andarsene, ma il sito resta. C’è una bozza di legge in questa direzione elaborata dai giuslavoristi di Comma 2 e dai Giuristi democratici. Ma non di questo discute il governo, al limite di un risarcimento in denaro per i lavoratori, sganciato da qualsiasi ragionamento sul lavoro, il territorio o la coesione sociale. Un obolo alla sfiga e la rinuncia a qualsiasi politica. Perché comanda l’impresa.

Le nuove assunzioni nella scuola

(di Mattia Guastafierro)

Meno di quanto promesso a maggio, ma molti più dello scorso anno. Secondo il ministero dell’Istruzione, abbastanza per coprire tutte le cattedre vacanti. È il numero dei nuovi docenti assunti per il rientro a scuola. Quasi 59mila insegnanti di ruolo e circa 113mila incarichi annuali. Serviranno a coprire le 112mila cattedre vacanti. “E tutti loro saranno in aula da lunedì”, ha assicurato il ministro Bianchi oggi in commissione.
Con questi numeri il governo prepara il rientro, nel terzo anno scolastico in pandemia. La sfida è archiviare la didattica a distanza. Per vincerla le misure sono quelle che studenti e insegnati hanno imparato a conoscere. Mascherine obbligatorie, distanziamento tra i banchi e turni scaglionati.
Rispetto allo scorso anno c’è però uno strumento in più: il green pass per il personale scolastico. La piattaforma per la verifica del certificato, nel rispetto della privacy, è già pronta, dal 4 settembre, ha detto Bianchi. Ma la società che l’ha implementata, la Sogei, si è presa altri giorni per il collaudo. Da lunedì – salvo problemi tecnici – vedrà il suo battesimo. Al di là del Covid e del rischio quarantena, sempre dietro l’angolo, sulla scuola pesano però le eterne carenze strutturali. Secondo l’Associazione presidi, meno di un istituto su tre possiede aule, ascensori, bagni, porte e scale a norma. E a questo si aggiunge il problema delle cosiddette classi pollaio. Per Bianchi quelle in sovrannumero sono il 2,9 per cento del totale, concentrate nelle grandi periferie urbane. Ma secondo un dossier del portale Tuttoscuola sono oltre 13mila in tutta Italia, nei licei scientifici addirittura una su quattro, con fino a 40 studenti per aula.

Al potere la vecchia guardia dei talebani

(di Martina Stefanoni)

Dopo giorni di annunci e smentite, i talebani hanno presentato poco fa la lista di alcuni dei ministri che comporranno il nuovo governo afghano. Più avanti, secondo quanto ha detto il portavoce, verranno annunciati i nomi rimanenti. Si tratterà di un governo provvisorio, che dovrà principalmente occuparsi delle questioni più impellenti ed emergenziali. Tra i nomi annunciati non c’è traccia dell’inclusione di cui si era tanto parlato nei giorni scorsi, né del cambiamento della leadership tanto millantata dai talebani stessi. I ministri fin qui annunciati sono tutti talebani e tutti appartenenti alla vecchia guardia dei talebani, già noti durante il precedente governo, dal 96 al 2001. Non sembra essere stata presa in considerazione nemmeno la diversità etnica del paese, considerando che i ministri nominati fin qui sono tutti Pashtun. E, non c’è bisogno di dirlo, non ci sono donne tra i ministri.
Una sorpresa è che a guidare il governo non sarà il Mullah Baradar, come si era detto per giorni, ma Mohammad Hasan Akhund. Baradar sarà il suo vice. Il nome del nuovo premier talebano non è nuovo a chi si occupa del paese. E’ già nella lista dell’Onu delle persone identificate come “terroristi o associati a terroristi” ed è stato in passato consigliere politico del Mullah Omar, fondatore dei Talebani, oltre che governatore di Kandahar e ministro degli Esteri negli anni del primo governo talebano. Il suo nome sarebbe stato fatto proprio dal Mullah Hebatullah Akhundzada, guida spirituale dei talebani, del quale non si sa più nulla dal collasso del governo di Ghani e dalla conquista di Kabul da parte dei talebani.
Il ministro della difesa sarà Mohammad Yaqoob, figlio del fondatore dei talebani Mullah Omar. Dovrebbe avere circa 30 anni ed era già alla guida delle operazioni militari del gruppo. Alla guida del ministero dell’interno, invece, ci sarà Sirajuddin Haqqani, che dopo la morte del padre è diventato leader dell’Haqqani network, la
rete di milizie ritenuta vicina ad Al Qaida. Haqqani è attualmente ricercato dall’Fbi per terrorismo, con una taglia di 5 milioni di dollari sulla sua testa. L’Haqqani network è considerato responsabile di alcuni dei più violenti attacchi che in questi anni sono stati compiuti contro gli occidentali presenti in Afghanistan.
Mentre veniva annunciato il nuovo governo, a Kabul e a Herat continuavano le proteste anti talebani e contro la guerra in Panjshir, proteste che hanno raccolto più persone che mai e che i talebani hanno cercato di disperdere violentemente. Durante la conferenza stampa, rispondendo alle domande dei giornalisti, il portavoce dei talebani ha detto che “manifestazioni illegali non saranno permesse”. La dichiarazione ha amplificato le tensioni e almeno 2 persone sono state uccise e altre 8 ferite.

A Venezia “La scuola cattolica” di Mordini

(di Barbara Sorrentini)

“Nascere maschio è una malattia incurabile”. Dalle pagine di Edoardo Albinati e dalle sue riflessioni maturate negli anni e poi scritte nel monumentale romanzo “La scuola cattolica” è tratto il film omonimo di Stefano Mordini. Presentato Fuori Concorso il film riporta al 1975 in quel terribile settembre al Circeo in cui furono stuprate e massacrate Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, che sopravvissuta alla violenza di Izzo, Guido e Ghira si è impegnata nella lotta giudiziaria legata allo stupro come reato. La Scuola Cattolica, il Leone Magno di Roma è il liceo di provenienza dei tre ragazzi borghesi, ex compagni dello stesso Albinati. Mentre irrompe la notizia della morte di Jean Paul Belmondo, passa in concorso il film francese “L’événement di Audrey Diwan” tratto dal libro omonimo di Annie Ernaux, storia personale di un tentativo di interruzione di gravidanza nel 1963, quando l’aborto era illegale.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Ancora in lieve calo la curva epidemica in Italia. I nuovi casi sono 4.720, contro i 3.361 di ieri (che però era lunedì, giorno di pochi tamponi) e soprattutto i 5.498 di martedì scorso, a conferma di un trend settimanale in discesa di oltre il 10%. I test effettuati sono 318.865, ben 184 mila più di ieri, tanto che il tasso di positività scende di un punto secco, dal 2,5% all’1,5%. In aumento invece i decessi, 71 oggi contro i 52 di ieri, per un totale di 129.638 vittime dall’inizio dell’epidemia. Si stabilizzano i ricoveri, con le terapie intensive che sono 7 in meno (ieri -2) con 40 ingressi giornalieri.

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