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La fuga a piedi da Gaza City, i tanti dubbi sull’accordo tra Italia e Albania e le altre notizie della giornata

fuga da Gaza City ANSA

Il racconto della giornata di martedì 7 novembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Oggi l’esercito israeliano ha iniziato a combattere nel cuore di Gaza City, mentre oltre 5mila persone sono fuggite a piedi verso il sud della striscia, dove Israele sta continuando a bombardare. Il giorno dopo l’annuncio dell’accordo tra Italia e Albania sull’immigrazione il Pd ha chiesto al governo di rendere pubblico il testo del patto annunciato ieri, definendolo “illegittimo e inefficace”. I medici scioperano contro la manovra del governo Meloni: due sindacati dei dirigenti sanitari, Anaao e Cimo, hanno proclamato l’agitazione per il 5 dicembre. Si sono autodenunciati gli attivisti per la libertà di scelta che hanno aiutato Sibilla Barbieri, paziente oncologica terminale, a ricorrere al suicidio assistito in Svizzera.

L’esercito israeliano è entrato a Gaza City

“Per la prima volta da decenni l’esercito israeliano sta combattendo nel cuore di Gaza City”, così il comandante del fronte meridionale dell’esercito ha annunciato quello che sembra un avanzamento delle truppe dentro la striscia di Gaza. Nelle scorse ore era stato annunciato che la città era stata circondata completamente e oggi Tel Aviv ha concesso 4 ore ai civili rimasti dentro Gaza City per evacuare al sud. Secondo le Nazioni Unite oggi circa 5mila persone sono scappate a piedi verso il sud.
Il ministro della difesa Yoav Gallant, questa sera, ha descritto Gaza come “la più grande base terroristica che l’umanità abbia mai costruito” e ha detto che le forze di terra stanno stringendo la morsa intorno a Gaza prendendo d’assalto le “roccaforti del terrore” da tutte le direzioni.
Durante una conferenza stampa, Gallant è sembrato anche parzialmente smentire le dichiarazioni di questa mattina del premier Netanyahu che, su AbcNews, ha detto che il suo Paese avrà “la responsabilità generale della sicurezza” della Striscia di Gaza “per un periodo indefinito” una volta terminata la guerra con Hamas. Su quest’opzione sentiamo Ugo Tramballi, corrispondente da Gerusalemme de IlSole24ore:


 

La fuga a piedi di migliaia di persone verso il sud della striscia

Oggi migliaia di persone hanno lasciato Gaza city per raggiungere il sud. Le città del sud verso cui scappano i civili però non sono considerate sicure: ancora questa mattina Israele ha bombardato Khan Yunis e Rafah, dove nelle ultime settimane sono arrivati molti sfollati scappati dal nord, distruggendo molti edifici e uccidendo almeno 23 persone.
Sami, cooperante palestinese a Gaza che in questo mese ci ha più volte raccontato ciò che succede dentro la striscia, si trovava molto vicino al luogo colpito a Khan Yunis:

Si moltiplicano in tutto il mondo e tra le organizzazioni umanitarie le richieste di un cessate il fuoco. Oggi anche l’OMS ha chiesto la fine dei bombardamenti, denunciando che più della metà degli ospedali hanno smesso di funzionare. “Nessun posto a Gaza è sicuro” ha ribadito oggi l’agenzia per i rifugiati palestinesi dell’Onu, aggiungendo che in un mese di guerra 66 persone sono state uccise mentre cercavano rifugio nelle loro scuole. Le condizioni umanitarie in questi rifugi, poi, sono gravissime. Come ci ha raccontato Jacopo Intini, cooperante del Ciss, rimasto dentro Gaza per tre settimane e riuscito a uscire da Rafah solo il 1° novembre insieme agli altri stranieri:


 

I punti da chiarire sull’accordo tra Italia e Albania sull’immigrazione

L’accordo tra Italia e Albania sull’immigrazione. Oggi il Pd ha chiesto al governo di rendere pubblico il testo del patto annunciato ieri, definendolo “illegittimo e inefficace”. L’obiettivo dichiarato del piano è portare nello Stato balcanico una parte delle persone che saranno salvate in mare dalle navi militari del nostro Paese, per poi decidere in Albania se hanno diritto a essere accolte in Italia. “Se non ce l’hanno e non riuscite a rimpatriarle dovrete riprendervele” ha detto oggi il primo ministro albanese Edi Rama.

(di Anna Bredice)

Dovrà passare per il voto in Parlamento il protocollo di intesa tra Roma e Tirana. I numeri naturalmente la maggioranza li ha, anche se ci sono alcuni punti che hanno a che fare con i diritti sanciti dalla Costituzione italiana, oltre che dal diritto comunitario e internazionale. Il protocollo per ora è una scatola con alcuni contenuti, ma con altri punti assolutamente non chiari e che delineano al momento un grande pasticcio giuridico. Per il Pd che aspetta il protocollo in Parlamento l’accordo “è illegittimo a livello nazionale e internazionale, inefficace come disincentivo all’immigrazione e ininfluente per l’accoglienza. Costerà solo molto di più”, dice Matteo Mauri del Pd e chissà se nei costi sono compresi gli aiuti economici e i rapporti commerciali con Tirana, il cui premier però quasi in una posizione subordinata nei confronti di Roma – ieri aveva detto: “Se l’Italia chiama l’Albania c’è” – oggi comincia a mettere un po’ i puntini sulle i. “Se i migranti dovranno essere rimpatriati l’Italia se li deve riprendere”, dice. Una frase che mostra la confusione che c’è intorno a questo trattato. Chi deve fare le identificazioni? Chi ha il diritto di chiedere asilo politico potrà rimanere in un centro di detenzione? Chi stabilisce la libertà per i migranti e su quali territorio? Esulta Salvini, il quale forse inconsapevolmente sottolinea già una incongruenza del diritto internazionale. “Due centri in Albania, scrive entusiasta sui social, porteremo 36 mila richiedenti asilo in Albania”, ma i richiedenti asilo non andrebbero detenuti in un Cpr, tra l’altro in una struttura extraterritoriale, fuori dall’Unione europea.

Oggi una portavoce della Commissione Europea ha detto che l’istituzione di Bruxelles è stata informata dell’accordo prima che fosse annunciato. “Siamo in contatto con le autorità italiane e abbiamo chiesto dettagli sul patto, che dalle prime informazioni sembra diverso da quello tra Gran Bretagna e Ruanda” ha aggiunto la portavoce, allontanando il paragone col piano portato avanti dal governo di Londra per costringere migranti sbarcati in Inghilterra ad andare nel Paese africano.

Lo sciopero dei medici contro la manovra del governo Meloni

I medici scioperano contro la manovra del governo Meloni. Due sindacati dei dirigenti sanitari, Anaao e Cimo, hanno proclamato l’agitazione. La data fissata è quella del 5 dicembre. Sotto accusa c’è soprattutto il taglio delle pensioni deciso dalla legge di bilancio per i medici. Una stangata – dicono i sindacati – che prevede una riduzione tra il 5 e il 25% all’anno dell’assegno previdenziale e che colpirà circa 50mila dipendenti. Pierino Di Silverio è il segretario dell’Anaao Assomed:


 

Marco Cappato chiede le dimissioni del Presidente della Regione Lazio

Si sono autodenunciati gli attivisti per la libertà di scelta che hanno aiutato Sibilla Barbieri, paziente oncologica terminale, a ricorrere al suicidio assistito in Svizzera. Si tratta di Marco Cappato, Marco Perduca e del figlio dell’attrice, Vittorio Parpaglioni. Allo stesso tempo, la famiglia ha presentato due esposti nei confronti dell’Asl Roma 1 che ha negato a Barbieri l’aiuto a morire in Italia. Per gli attivisti, la donna era in possesso dei requisiti previsti dalla sentenza della Corte Costituzionale sul tema, per l’azienda sanitaria romana invece no. “È stata una violenza di Stato”, ha detto Marco Cappato che ha chiesto al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, di chiarire quanto accaduto o rassegnare le dimissioni. Marco Perduca dell’Associazione Luca Coscioni:


 

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