Approfondimenti

Il discorso di Zelensky al Consiglio di sicurezza Onu, il nuovo rinvio per Patrick Zaki e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di martedì 5 aprile 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il presidente ucraino Zelensky ha parlato davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu chiedendo un processo alla Russia per crimini di guerra. Le nuove sanzioni economiche alla Russia non riguardano le forniture di gas. L’Italia espelle trenta diplomatici russi e la Lega manifesta malumori. Altro rinvio per il processo a Patrick Zaki, che resta in libertà. La cassazione definisce la verità giudiziale sul caso Cucchi: Stefano è stato ucciso. Presentate le candidature per i David di Donatello, i massimi premi italiani del cinema. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Zelensky all’Onu: la Russia sia espulsa dal Consiglio di Sicurezza

È ancora in corso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu sul massacro di Bucha.
Nel suo intervento in diretta da Kiev, il presidente ucraino Zelensky ha chiesto un tribunale sul modello di Norimberga per processare la Russia per i suoi crimini di guerra in Ucraina e ha proposto di espellere Mosca dal Consiglio.

La riunione del Consiglio è iniziata con il discorso del segretario generala dell’Onu Guterres: “La guerra in Ucraina ha portato un’insensata perdita di vite umane, è più urgente di giorno in giorno mettere a tacere le armi, ora”.
Alle sue parole sono seguite quelle di Rosemary Di Carlo, sottosegretario generale delle Nazioni Unite, che ha parlato della missione di monitoraggio dei diritti umani dell’Onu in Ucraina che sta indagando; ha parlato anche delle prove dell’uso da parte della Russia di bombe a grappolo, dell’uso dello stupro come arma di guerra da parte di entrambi gli eserciti.
“Assicurare la giustizia per gli atti commessi durante la guerra non sarà facile, ma è essenziale” ha concluso di Carlo.

Subito dopo ha parlato il presidente Zelensky, che ha accusato la Russia di azioni terroristiche: “Bucha è solo uno dei casi” ha detto, arrivando a chiedere  l’espulsione di Mosca dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, per evitare che metta il veto su mozioni contro se stessa.

Poco dopo è intervenuto l’ambasciatore russo all’Onu: ha parlato di accuse “infondate e non confermate da testimoni oculari”. E ha invece accusato i “nazisti ucraini” di uccidere i russi e i propri civili.

Sul fronte dei combattimenti, le autorità ucraine denunciano casi di tortura in tutta l’area da cui i russi si sono ritirati;
A Borodyanka, 20 km da Bucha, almeno 200 civili sono morti sotto le macerie dei palazzi colpiti dai bombardamenti russi.
Anche per oggi erano stati annunciati 7 corridoi umanitari, resta però bloccata la popolazione di Mariupol, nel sud del Paese, città assediata da oltre un mese: 120Mila le persone ancora bloccate. Kiev afferma che il 90% della città è stato distrutto dai bombardamenti, secondo il sindaco di Mariupol la situazione è ormai oltre al disastro umanitario.

Nuove sanzioni alla Russia, ma il gas non si tocca

Qualche sanzione in più alla Russia è arrivata oggi dall’Ecofin, ma i Paesi dell’Unione Europea non hanno toccato i business principali, quello del gas e quello del petrolio.

Ci sarà un embargo sul carbone, oltre che altre iniziative come il blocco all’accesso ai porti europei per le navi commerciali russe. Sappiamo che sul gas l’opposizione è di molti stati, a cominciare dalla Germania. Oggi il ministro delle finanze tedesco, Lindner, ha fatto autocritica: “È stato un errore da parte della Germania diventare così dipendente dalle importazioni di energia dalla Russia. La politica tedesca del passato sulla Russia deve essere messa in discussione in modo critico”.

L’espulsione di trenta diplomatici russi spacca la maggioranza di governo

(di Anna Bredice)

Come altri paesi in Europa, anche l’Italia ha deciso l’espulsione di diplomatici russi, trenta in questo caso, tutti accreditati presso l’Ambasciata russa: operavano nei settori amministrativo, commerciale e della difesa e da tempo, secondo alcuni fonti, sarebbero stati sotto la lente dei Servizi per le loro attività qui in Italia. La decisione è stata condannata dalla Russia che ha annunciato che risponderà nello stesso modo, espellendo diplomatici italiani a Mosca. Ma questa espulsione, che per Mario Draghi è presa di concerto con altri Paesi europei, rischia in Italia di essere un nuovo fronte di divisione dentro la maggioranza, con quel partito, la Lega, che più di tutti, fa fatica a riconoscere nella Russia l’aggressore e l’autore dei crimini in Ucraina. Poco fa ha parlato Salvini, che si è ben guardato dal commentare le immagini atroci di Bucha, ha riconosciuto in maniera generica che “c’è un aggressore e un aggredito” e poi sui diplomatici ha ripetuto ciò che nel pomeriggio era trapelato dalla Lega, una vera e propria presa di distanza, “la pace si raggiunge con il dialogo e con la diplomazia e non con l’espulsione dei diplomatici”, avevano così riferito. Per Di Maio le parole della Lega, sono “provocazioni, il governo lavora per la pace, ma nello stesso tempo c’è la necessità di tutelare gli italiani, si è agito, dice il ministro degli Esteri, per la sicurezza nazionale”. Anche Draghi che oggi è stato sentito dal Copasir ha parlato dell’espulsione dei 30 diplomatici come una scelta presa insieme ad altri paesi europei ed atlantici. Oggi infatti oltre Germania e Francia, anche la Danimarca e la Spagna hanno fatto la stessa cosa. La Russia ha reagito parlando di decisione “miope e immotivata”, e poi annunciando la prossima espulsione dei diplomatici italiani.

Nuovo rinvio del processo per Patrick Zaki

Al processo di Mansura in Egitto a carico di Patrick Zaki, oggi c’è stato un nuovo rinvio. La prossima udienza si terrà il 21 giugno. Lui ha chiesto tramite i suoi legali di poter viaggiare, anche all’estero e ha dichiarato: “Spero di poter essere in Italia prima del 21 giugno”.

Amnesty International denuncia che si tratta di una strategia di continua dilazione dei tempi. Ormai da 26 mesi a Zaki è impedito di tornare in Italia, prima con il carcere e ora con l’obbligo di dimora. “ Patrick ha bisogno da persona innocente, quale è, di tornare alla sua libertà piena. Non è possibile che vada ancora così a lungo avanti” dice Amnesty.

A Riccardo Noury di Amnesty abbiamo chiesto se si tratti di una strategia delle autorità egiziane:

La sentenza definitiva dopo 13 anni: Stefano Cucchi è stato ammazzato

(di Chiara Ronzani)

Stefano Cucchi era un morto che camminava. Un tossicodipendente in fase avanzata. Anoressico. Sieropositivo. Morto di droga. Anzi no: di epilessia. Morto per colpa della famiglia che lo aveva abbandonato. Le ecchimosi sul suo corpo? Dovute alla mancanza di nutrizione, non c’entrano niente le botte, né quei poveri cristi degli agenti di custodia che prendono 1200 euro al mese e hanno vissuto anni d’inferno. Parole testuali dei politici che non hanno esitato a dare battaglia sul corpo martoriato di un uomo di 31 anni, le cui foto diffuse dalla famiglia hanno permesso, non senza difficoltà, di ottenere un processo arrivato a sentenza definitiva e appurare la verità.
Stefano Cucchi tossico e spacciatore. Le fratture? Traumi pregressi, frutto di regolamenti tra gente dei suoi giri – diceva Carlo Giovanardi.
“Se uno ha disprezzo per la propria condizione e conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze” – ringhiava Gianni Tonelli, sindacalista di polizia e deputato leghista. Stesso concetto espresso da Roberto Formigoni.
Per il leader leghista Salvini “il caso Cucchi dimostra che la droga fa male”. Sui carabinieri nessun dubbio: “mi sembra difficile che l’abbiano pestato per il gusto di farlo” – diceva. Anche Ignazio La Russa metteva la mano sul fuoco: “la cosa di cui sono certo è il comportamento corretto degli agenti”.
Ora che è stato appurato anche dalla giustizia che Stefano è stato ammazzato tacciono, ma quelle parole che tanto male hanno fatto non si cancellano.

David di Donatello 2022, le candidature

(di Barbara Sorrentini)

È difficile parlare di cinema dopo aver visto le immagini terrificanti dei cadaveri di Bucha. Non è fiction, come irresponsabilmente direbbe qualcuno, ma per fortuna il cinema italiano non ignora la guerra e presenta le candidature ai David di Donatello ricordando Mantas Kvedaravicius, il regista lituano ucciso a Mariupol mentre stava girando un documentario. Gli Oscar italiani se la giocheranno principalmente cinque film, da 16 a 14 candidature, a partire da film e regia. Come “Freaks” di Gabriele Mainetti. Tre sono napoletani: “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino, “Ariaferma” di Leonardo Di Costanzo e “Qui rido io” di Mario Martone; due raccontano di donne che resistono alla ‘ndrangheta “Una femmina” di Francesco Costabile e “A Chiara” di Jonas Carpignano. E poi ci sono “Diabolik” dei Manetti Bros con 11 ed “Ennio” di Giuseppe Tornatore, il grande successo di questi ultimi mesi, dedicato al maestro Morricone. Non solo tra i documentari, anche film e regia. L’edizione 2022 ancora una volta diretta da Piera Detassis e formata da una team femminile, ha raccolto film di impegno civile, di svago sofisticato e di genere. Se mancano registe donne nella categoria principale, bisogna arrivare ai miglior esordi per trovarne due (Maura Delpero e Laura Samani).
Si deve pedalare ancora molto per trovarne di più. Intanto la premiazione sarà il 3 maggio condotta da Carlo Conti e Drusilla Foer.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Sono 88.173 i nuovi contagi da Covid nelle ultime 24 ore. I morti 194. Il numero di vittime registrate da inizio pandemia supera quota 160mila: sono 160.103. Il tasso di positività è al 14,98%, in aumento rispetto al 14,5% di ieri. Sono 471 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, 12 in meno di ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 57. I ricoverati nei reparti ordinari sono 10.246, ovvero 5 in più rispetto a ieri.

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    A Cult Ira Rubini ha avuto come ospite il drammaturgo Liv Ferracchiati che, da questo giovedì, sarà al Piccolo Teatro con due spettacoli: "La morte a Venezia" e, successivamente, "Stabat Mater". "La morte a Venezia. Libera interpretazione di un dialogo tra sguardi" (15-25 maggio) Una macchina fotografica su un treppiede al limitare delle onde e uno scrittore che muore su una spiaggia per aver mangiato delle fragole contaminate dal colera, simbolo dell’inesplorato che giace in ognuno di noi. Non si tratta di un adattamento teatrale de La morte a Venezia, ma di un percorso scenico – liberamente ispirato al romanzo di Thomas Mann – che combina tre diversi linguaggi: parola, danza e video. Distaccandosi dal tema dell’omoerotismo e della differenza d’età, rimane l’incontro a Venezia tra Gustav von Aschenbach e Tadzio. Rimane la morte. Dopo aver attraversato, con HEDDA. GABLER. e COME TREMANO LE COSE RIFLESSE NELL’ACQUA, le parole di Ibsen e Čechov, Liv Ferracchiati sceglie ora di raccontare la difficoltà di scrivere e come questa fatica, alla fine, sia squarciata da momenti rari, bellissimi e terribili, costellati da incontri con altri esseri umani. "Stabat Mater" (27 maggio-1 giugno) «Un raro esempio di riuscita commedia italiana dal sapore anglosassone. All’interno di una struttura drammaturgica complessa e gestita con mano ferma, spiccano dialoghi credibili e incalzanti, ricchi di una destrezza ironica che ricorda il primo Woody Allen»: con questa motivazione, nel 2017 la giuria del Premio Hystrio Scritture di Scena scelse come vincitore Liv Ferracchiati e il suo Stabat Mater, storia di uno scrittore trentenne che cerca di diventare adulto e di trovare una propria collocazione nel mondo, emancipandosi dalla figura materna e tendando di abbattere i più tossici stereotipi maschili. Con un nuovo cast e un allestimento completamente rinnovato, lo spettacolo torna ora in scena in una forma diversa, nella volontà di far rivivere un progetto che, in anni non sospetti, aveva trattato tematiche politicamente e socialmente centrali quali l’autodeterminazione e la libertà d’espressione identitaria.

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