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I tre nomi proposti dal centrodestra, l’atteso vertice tra Macron e Putin e le altre notizie della giornata

senatori a vita

Il racconto della giornata di martedì 25 gennaio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Le chance di Draghi per il Colle sono in calo dopo il colloquio andato male con Salvini. Il centrodestra ha proposto la sua terna: Letizia Moratti, Marcello Pera e l’ex giudice Carlo Nordio, ma sono nomi fatti soltanto per essere bruciati. Macron ha annunciato che presto parlerà direttamente con Vladimir Putin della situazione in Ucraina. Le regioni scriveranno una lettera al governo per chiedere di abbandonare il sistema a colori e cambiare le regole sulla scuola. Domenica pomeriggio in un parco pubblico in provincia di Livorno un ragazzino è stato aggredito e insultato perché ebreo.  Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Quirinale, il centrodestra propone la sua terna

(di Anna Bredice)
Nessuna condivisione da parte del centrosinistra su quei nomi fatti oggi da Matteo Salvini e i suoi alleati, ma nel contempo si apre una trattativa, perché il centrosinistra non presenta nessun nome, nessuna rosa al momento da contrapporre a quella del centrodestra, diventerebbe un muro contro muro e invece Letta annuncia che vuole aprire una trattativa, con un incontro domani tra due delegazioni ristrette. Questo è l’esito del vertice, che dovrebbe portare quindi a qualche passo in avanti, ma sempre in una situazione di incertezza.
“San Mattarella proteggici”, è un meme che gira tra alcuni deputati Cinque stelle, fa sorridere ma neanche tanto, perché visto lo stallo del momento sono in molti nel centrosinistra che ricominciano a sperare i un bis del presidente della Repubblica. Nello spoglio dei voti, tra i tanti nomi divertenti, c’è però il conto molto serio di quanti voti in più di ieri sta ricevendo Mattarella e sono parecchi. E insieme ai tanti segnali che arrivano dai nomi dei politici scritti sulle schede, come fossero messaggi in codice tra aree, c’è l’idea che se non andasse bene entro il fine settimana ci sarebbe una nuova richiesta al Capo dello Stato di rimanere, come è avvenuto anni fa. Del resto dentro ai Cinque stelle non hanno fatto mistero di questo e lo stesso alcune aree del Pd. Conte è stato molto chiaro, “il timoniere non può andare via da Palazzo Chigi”, Enrico Letta non è arrivato assolutamente a dire questo. Nello stesso tempo se si vuole che Draghi rimanga a guidare il governo, ci vogliono nomi talmente di alto profilo da permettere a Draghi di restare, possono essere Cartabia, Casini, o forse anche Amato. Questo è da vedere.

Draghi in un angolo, Letta e Salvini cercano comunque l’accordo su un altro nome

(di Luigi Ambrosio)
Tre nomi per le tre aree politiche del centrodestra: Carlo Nordio per Fratelli d’Italia, Marcello Pera per Forza Italia, Letizia Moratti per la Lega.
Tre nomi destinati a essere bruciati.
Consapevolmente.
Di più. Matteo Salvini e il segretario del Pd Enrico Letta avrebbero discusso di una strategia comune che vediamo manifestarsi con pienezza oggi. Sacrificare i nomi di bandiera e intanto condurre la vera trattativa sui veri nomi.
Nel faccia a faccia di ieri a Palazzo Chigi Draghi, presidente del consiglio candidato al Quirinale, e Salvini hanno litigato. Salvini ha chiesto a Draghi garanzie sulla composizione del governo che sarebbe nato dopo la sua elezione a Capo dello Stato. Draghi ha risposto che non può dare alcuna garanzia, che la nomina dei ministri è prerogativa del Presidente e che in ogni caso prima avrebbe voluto essere eletto.
Condizioni dure, troppo dure per Salvini che a questo punto avrebbe messo su Draghi un veto difficile da revocare. Ma Letta e Salvini si sarebbero detti comunque: “proviamoci”. Su un nome diverso, a questo punto. Amato, Casini, Cartabia, sono i nomi che circolano in Parlamento tra un voto a vuoto e l’altro. Sempre quelli. Amato che raccoglie antipatie trasversali, Cartabia che è considerata troppo a destra, alla fine si eliderebbero a vicenda. Lasciando lì’ da solo Casini.
C’è un altro esito sognato oggi da molti a destra: nessun accordo se Salvini riuscisse nell’impresa di attrarre a sé ancora una volta i 5 Stelle. A quel punto potremmo avere la presidente del Senato Casellati al Quirinale. Una rottura radicale che aprirebbe scenari a in questo momento non ipotizzabili.
Quel che è certo è che oggi Draghi ha rinunciato all’attività frenetica di ieri. Forse si sarà chiesto se non valesse la pena di stare più defilato.

Macron invita Putin al dialogo per allentare la tensione tra Russia e Ucraina

(di Luisa Nannipieri)
« Bisogna dialogare con la Russia » Emmanuel Macron lo aveva detto chiaro e tondo quando ha inaugurato il semestre francese di presidenza del consiglio europeo a Strasburgo, la settimana scorsa. Diversi diplomatici francesi hanno ribadito il concetto negli ultimi giorni e, lunedì sera, Macron ha
annunciato che presto parlerà direttamente con Vladimir Putin della situazione in Ucraina. L’Eliseo prepara una proposta di de-escalation della crisi e crede che ci sia ancora spazio per la diplomazia. Macron manderà quindi domani a Mosca un suo rappresentante speciale e ha deciso di rilanciare il formato Normandia: i consiglieri diplomatici francesi, tedeschi, russi e ucraini si riuniranno mercoledì a Parigi per cercare di riprendere i negoziati sul Donbass e far applicare gli accordi di Minsk, firmati dal quartetto nel 2015. [CONTINUA A LEGGERE]

In Europa i migranti muoiono ancora di ipotermia

Sia Malta sia l’Italia hanno respinto la richiesta della nave umanitaria di Medici senza frontiere di far sbarcare in un porto sicuro le 439 persone soccorse nei giorni scorsi. Sono persone che sono partite dalla Libia, dove hanno subito torture, così come quelle che sono arrivate questa mattina con un barcone a Lampedusa. Sette di loro, dopo tre giorni in mare, a causa delle basse temperature, sono morte. Tre erano già cadavere nel momento in cui una motovedetta le ha raggiunte, quattro sono morte tra le braccia dei soccorritori, prima di toccare terra.
Claudia Lodesani è la presidente di Medici senza frontiere

 

Le regioni spingono per superare il sistema a colori e cambiare le regole sulla scuola

(di Andrea Monti)
Le richieste delle regioni riguardano sia la gestione del covid in generale sia il tema della scuola. Sul primo versante vorrebbero che chi entra in ospedale per un problema diverso e viene trovato positivo non fosse conteggiato come malato di coronavirus. Ricordiamo che i numeri su contagi e ricoveri influiscono sul colore assegnato alle regioni, che in realtà vanno anche oltre, chiedendo di superare il sistema a zone inaugurato da Conte nell’autunno 2020. Per quanto riguarda le scuole l’obiettivo è limitare il ricorso a Dad, quarantene e isolamenti: in sostanza le regioni vorrebbero che restasse a casa solo chi è positivo e ha sintomi, e che la didattica in presenza fosse sempre garantita almeno a chi ha fatto tre dosi di vaccino. Nel pomeriggio i sottosegretari all’istruzione hanno detto che il governo si sta preparando a cambiare le regole sulla quarantena: “Dobbiamo ridurre i giorni almeno per i più piccoli”, ha spiegato la 5 stelle Barbara Floridia. I cambiamenti vengono chiesti non solo dalle regioni, ma anche dal mondo della scuola: ieri l’associazione nazionale presidi ha denunciato che al momento la situazione è ingestibile, con dirigenti costretti a occuparsi quasi solo di questioni sanitarie.

Aggredito e insultato perché ebreo, a 12 anni

È accaduto domenica pomeriggio in un parco pubblico di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno, a un ragazzino, che è stato preso di mira da due ragazze di 15 anni. Dopo avergli detto “devi bruciare nei forni”, l’hanno preso a calci e pugni. Il ragazzino ha raccontato l’aggressione al padre, che ha sporto denuncia. I fatti sono avvenuti a pochi giorni da Giorno della memoria per le vittime della Shoah.
Anna Bredice ha raccolto il commento della senatrice a vita Liliana Segre

 

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

L’aggiornamento dei dati di questo pomeriggio parla di 187mila contagi e 468 morti, il numero più alto di questa ondata: va detto che circa un terzo dei decessi è avvenuto nei giorni precedenti ed è stato comunicato solo oggi. Per il secondo giorno di fila scendono le persone attualmente positive, 21mila in meno, il che alimenta le speranze sul fatto che il picco sia stato superato e che stia iniziando la discesa. Cala anche la quota di tamponi positivi, al 13,4% contro il 14% di ieri. Aumentano però i posti letto occupati: 9 in più in terapia intensiva, 162 in più negli altri reparti. Oggi intanto i presidenti delle regioni hanno annunciato che scriveranno al governo in vista di un incontro che doveva esserci oggi ma è stato rinviato al 2 febbraio

Da segnalare anche gli annunci arrivati oggi dalle aziende che producono i vaccini. Pfizer e Biontech hanno comunicato di aver iniziato a selezionare volontari su cui testare una versione modificata per resistere alla variante omicron. Poche ore dopo una dichiarazione simile è stata diffusa da Moderna. Da capire se la sperimentazione andrà bene, se le autorità sanitarie daranno l’ok alle iniezioni nella popolazione in generale e in che tempi.

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    Gaza è sull’orlo del collasso a causa della fame acuta e della mancanza d’acqua. È l’allarme lanciato dalla Caritas

    In Israele aumentano le critiche al progetto del governo Netnayhu di costruire delle cosidette “città umanitarie” nel sud della striscia, al confine con l’Egitto, dove spostare tutti i palestinesi di Gaza. Oggi l’ex primo ministro israeliano Ehud Olmert li ha definiti “campi di concentramento”. Intanto proseguono incessanti i bombardamenti israelian sulla Striscia , nelle ultime 24 ore sono oltre 100 le vittime. La Caritas oggi ha lanciato un drammatico appello : “siamo vicini al collasso le vite dei palestinesi sono appese ad un filo a causa della fame acuta, della mancanza d’acqua e delle malattie, serve un intervento umanitario urgente”. Danilo Feliciangeli responsabile Caritas per il Medio Oriente.

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    Il grande flop delle case della salute. Solo il 5% è pienamente funzionante. La denuncia del Pd lombardo

    Dovevano essere i presidi con cui ricostruire la sanità sul territorio in Lombardia, ma finora le case di comunità sono state un flop. 216 sono quelle previste entro la scadenza dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che arriverà a giugno 2026. Al momento 140 hanno aperto, ma solo otto in tutta la regione (sei in provincia di Bergamo e due nel varesotto) hanno tutti i requisiti obbligatori previsti dalla legge. In totale sono meno del 6 percento. La denuncia è del gruppo consiliare del Partito democratico lombardo che ha fatto un accesso agli atti alla direzione generale Welfare per ognuna delle case di comunità attive in Lombardia. L’assessorato ha replicato che i numeri diffusi “sono usati in modo difforme dalla realtà. Le rilevazioni mostrano percentuali elevate di attuazione per la maggior parte dei servizi obbligatori”. Per il capogruppo del Pd al Pirellone, Pierfrancesco Majorino, “Regione Lombardia è in colpevole ritardo”.

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