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Il via libera dell’EMA al siero di Johnson & Johnson, le pressioni delle Regioni per riaprire tutto e le altre notizie della giornata

vaccini Janssen ANSA

Il racconto della giornata di martedì 20 aprile 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. L’Agenzia Europea del Farmaco ha dato il via libera al vaccino americano Johnson & Johnson, pur riconoscendo il possibile legame tra il siero e rari casi di trombosi. La campagna di vaccinazione in Italia, intanto, decolla come promesso dal governo e le pressioni delle Regioni per riaprire tutto sembrano fare sempre più breccia. È un coro unanime di NO quello che si è alzato contro la Superlega, e anche le conseguenze sul calcio italiano potrebbero essere molto traumatiche. La Cina continua ad essere tra i peggiori Paesi al mondo per quanto riguarda la libertà di stampa, ma il problema colpisce tutti. Infine, i dati di oggi sull’andamento dell’epidemia da COVID in Italia e il punto sulle vaccinazioni.

L’Italia riapre, ma solo una parte dei giovani potrà tornare in classe

(di Andrea Monti)

Per il governo giornata di incontri con le regioni e il comitato tecnico-scientifico sul tema delle riaperture.
Un primo risultato delle pressioni arrivate in particolare dalle Regioni sembra essere stato ottenuto. Durante l’incontro col governo il presidente della conferenza che le riunisce, il leghista Massimiliano Fedriga, si sarebbe detto soddisfatto perché lo stesso governo avrebbe accolto le preoccupazioni delle regioni sul tema della scuola. Impossibile riportare in classe da lunedì tutti gli studenti delle superiori, non c’è abbastanza spazio sui mezzi pubblici e nelle aule. E quindi come al solito a essere sacrificati saranno i ragazzi: solo una parte di loro potrà andare in classe.
Altre pressioni riguardano l’economia: la destra e le associazioni degli imprenditori spingono per ritardare il coprifuoco alle 23 e anticipare a metà maggio la ripresa della ristorazione al coperto. Stamattina le associazioni di categoria hanno anche chiesto di far ripartire ogni attività interna ai centri commerciali. Riaprire tutto completamente tranne la scuola: un brutto film già visto più volte da inizio pandemia.
Oggi in Italia sono stati accertati 12mila nuovi casi di coronavirus e sono state comunicate 390 morti. Calano i pazienti ricoverati, che però sono ancora migliaia in terapia intensiva e circa 23mila negli altri reparti COVID. Carlo Palermo è segretario del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed:


 

Via libera dell’EMA al siero di Johnson & Johnson, ma la campagna in Italia non decolla

(di Massimo Alberti)

L’Agenzia Europea del Farmaco ha dato il via libera al vaccino americano Johnson & Johnson, sospeso negli Stati Uniti per 8 casi di trombosi su donne, di cui uno mortale, su 7 milioni di somministrazioni. Così come per AstraZeneca, l’EMA ha riconosciuto il possibile legame tra il siero e gli effetti collaterali, sottolineando che i benefici sono maggiori dei rischi. Il bugiardino del farmaco dovrà essere aggiornato, e spetterà ad ogni Stato decidere eventuali limitazioni.
L’Europa, e l’Italia tirano un sospiro di sollievo: almeno per quest’anno il vaccino americano è un pilastro della campagna vaccinale. Ma il governo ha un altro problema: l’obbiettivo di 500mila dosi a partire da oggi, è fallito.
L’esultanza via Twitter della Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Lyen dopo l’annuncio dell’Ema fa ben capire i sudori freddi che hanno attraversato l’Europa, che aveva investito in un contratto per 400 milioni di dosi del prezioso siero monodose americano. In Italia già domani inizieranno ad essere distribuite le prime delle 7,3 milioni di dosi previste da qui a giugno. Un buco avrebbe significato di fatto fa saltare in aria la prima parte di campagna vaccinale. Che puntava su Johnson & Johnson per oltre il 10% delle circa 52 milioni di dosi di questo trimestre.
Ora si attende il tedesco Curevac, altre 7,3 milioni di dosi entro giugno: due iniezioni, facile conservazione a 5 gradi, che però è ancora in fase 3 di sperimentazione e ancora non sono noti i dati sull’efficacia e i rischi collaterali: il via libera è atteso tra maggio e giugno.
Almeno sulla carta risolto il problema delle dosi, resta il problema di iniettarle. Il governo ha fallito l’obiettivo che si era dato il 13 marzo quando Draghi prometteva 500mila dosi al giorno da oggi. Target ribassato a 320mila. E allora il commissario Figliuolo tenta di responsabilizzare le Regioni assegnando a ciascuna un obiettivo giornaliero, dalle 51.000 dosi della Lombardia alle 620 della Valle d’Aosta. Ma non è chiaro se ci sarebbero conseguenze qualora una Regione non rispetti gli obbiettivi. Insomma la campagna ha accelerato ma non abbastanza, ed è un problema perché il calo dei contagi frena e da settimana prossima si riapre, con buona parte dei 70enni ancora scoperti. Per l’Italia – che ha puntato tutto sui vaccini anziché limitare la circolazione del virus – l’obiettivo di un’ampia copertura entro l’estate resta in bilico.

Come potrebbe cambiare il calcio italiano con la Superlega

(di Mattia Guastafierro)

La Superlega potrebbe avere un impatto traumatico sul movimento calcistico italiano. In ogni scenario. Sia qualora Juventus, Milan e Inter dovessero essere esclusi dal campionato, che in assenza di una sanzione.
Nel primo caso l’appeal della Serie A rischia di deprezzarsi esponenzialmente. Senza i tifosi delle tre squadre top, la torta dei soldi garantita da sponsor e diritti tv si ridurrebbe al minimo, a discapito di tutti. È sulla suddivisione di questi ricavi infatti che si basano i bilanci delle società minori, ancor di più oggi che gli stadi sono chiusi. Anche grazie a queste entrate, ad esempio, Atalanta e Sassuolo sono riuscite nel tempo a competere ad alti livelli, investendo sulle strutture, sui vivai e sul territorio, mentre le altre squadre hanno potuto auto-sostenersi. Senza la loro fetta, sopravvivere sarà ancora più difficile.
Ma le conseguenze rischiano di essere pesanti anche se Juve, Milan e Inter dovessero continuare a giocare in Italia. Con l’accesso bloccato alla SuperLega, la lotta per entrare nelle coppe europee e accedere ai loro ricchi premi perderà di valore e affezione, così come quella salvezza e promozione. In entrambi gli scenari sponsor e tv pagheranno sempre meno per trasmettere le partite di serie A.
Di questo ha parlato anche Florentino Perez, convinto però che la SuperLega salverà il calcio. Secondo il presidente del Real Madrid e capofila del progetto, i ricavi dei top club aumenteranno così tanto che ne godranno tutti. Come? Grazie a un meccanismo di redistribuzione dei soldi a cascata verso le squadre minori e le federazioni. Una visione neoliberista che in economia ha generato solo disuguaglianze e che adesso si vuole applicare allo sport.

Andrea Agnelli non ha il profilo del vincente

(di Michele Migone)

Pur avendo vinto molto, Andrea Agnelli non ha il profilo del vincente. Non ha la presenza del padre Edoardo e tanto meno il carisma dello zio Gianni, non possiede le capacità imprenditoriali del cugino John Elkann. Guida il club da 11 anni, ha dei meriti per i record conquistati dalla squadra ma benché protagonista, non è stato lui il motore della rinascita della società dopo Calciopoli. Un discreto manager, ma non un capitano d’impresa.
La competizione persa con il più brillante cugino si è giocata su questo crinale. Un esempio: Andrea Agnelli sognava di diventare il capo della holding sportiva di famiglia, Juventus-Ferrari, ma John Elkann non glielo ha mai permesso. Mancanza di fiducia. Ha cercato di riprodurre nel calcio quello che il cugino ha costruito nell’auto: una multinazionale. Ma dopo tanti anni senza vittorie in Europa nonostante l’ingaggio di Ronaldo, si è ritrovato con i bilanci in profondo rosso e si è inventato la SuperLega per uscire dall’angolo. Ha preso il pallone e ha deciso chi avrebbe dovuto giocare. Il presidente dell’Uefa Ceferin, l’ha presa sul personale. “Non ho mai visto uno più bugiardo di così” – ha detto di colui che era stato il padrino del figlio. Questione di stile. Nel passato ci sono state altre scivolate. Quando è diventata pubblica la relazione con la sua attuale compagna, Deniz Akalin, coniugata allora con Francesco Calvo, il miglior amico di Agnelli e dirigente della Juventus, John pensò che forse era l’occasione buona per mandare via Andrea, ma poi lo lasciò al suo posto. La seconda crisi risale al 2014, quando scoppia lo scandalo del bagarinaggio degli ultras e le infiltrazioni dell’ndrangheta. Dopo tre anni la Procura di Torino archivia la posizione di Agnelli, Nel Caso Suarez e l’esame di italiano truccato per permettere al centravanti di giocare nella Juventus, scoppiato la scorsa estate, Agnelli è stato sentito come testimone. Ha detto di non aver saputo nulla della vicenda. C’era una volta lo stile Juventus.

Il controllo di Pechino sulla stampa ha contribuito alla diffusione della pandemia?

(di Martina Stefanoni)

La Cina continua ad essere tra i peggiori Paesi al mondo per quanto riguarda la libertà di stampa, ma il problema colpisce tutti. L’annuale rapporto di Reporter Sans Frontier, il World Press Freedom Index 2021, appena pubblicato, posiziona Pechino ancora al 177esimo posto, su 180. Il controllo che Pechino esercita sulla stampa, la censura e la persecuzione dei giornalisti – secondo l’associazione – influenzano non solo la Cina e i suoi stati satellite (a partire da Hong Kong, dove la presenza del governo Cinese ha ridotto notevolmente la libertà di stampa) ma anche il mondo occidentale. Secondo Report Sans Frontier, la limitata libertà dei giornalisti cinesi potrebbe aver contribuito alla diffusione della pandemia da COVID-19 nel mondo. Rebecca Vincent, direttrice della campagna internazionale dell’associazione ha commentato: “Abbiamo sostenuto e sosteniamo ancora che se la stampa fosse stata più libera in Cina è possibile che una pandemia globale sarebbe potuta essere evitata”.
La Cina, infatti, durante i primi giorni in cui il virus iniziava a emergere nel paese, aveva tentato di limitare al minimo le notizie sul coronavirus, lasciando il resto del mondo all’oscuro di tutto, anche quando aveva già iniziato a circolare in altri paesi. Lo stesso Dott. Li Wenliang che per primo cercò di diffondere la notizia di un virus polmonare che si stava spargendo nel suo ospedale di Whuan – e che più tardi sarebbe morto di covid – venne perseguitato dal governo, che cercò di zittirlo.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Redazione
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