Approfondimenti

Il racconto del sesto giorno di guerra in Ucraina, il discorso di Draghi al Parlamento e le altre notizie della giornata

Mario Draghi Camera ANSA

Il racconto della giornata di martedì 1 marzo 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Nel sesto giorno di guerra la Russia ha intensificato i bombardamenti sulle città. A Kiev è stata colpita la torre della Televisione, 5 le vittime, mentre centinaia di blindati russi stanno raggiungendo la capitale. Domani dovrebbe esserci un secondo round di negoziati al confine, dopo quello dell’altro ieri. ll Parlamento europeo ha ospitato Zelensky in videoconferenza e ha votato per candidare Kiev a entrare nella Ue. A Montecitorio Draghi ha chiesto il voto per l’invio delle armi all’Ucraina per difendersi dall’aggressione di Mosca. Sabato 5 marzo si terra a Roma una manifestazione nazionale per la pace. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Il sesto giorno dell’offensiva russa in Ucraina

(di Emanuele Valenti)

Il sesto giorno di guerra segna un netto cambio di strategia da parte della Russia.
Irrigidimento della posizione diplomatica – Lavrov ha detto che Kiev vuole le armi atomiche – e aumento della pressione militare.
Mosca vuole stringere d’assedio le grandi città e costringere Zelensky alla resa prima di passare a un eventuale attacco totale sui grandi centri urbani.

In quest’ottica va letto quello che sta succedendo ad Kharkiv e a Kiev, e anche nel sud, tra il Donbass e la Crimea, per esempio a Mariupol.
Ad Kharkiv, nell’est, un missile è caduto in pieno centro davanti al palazzo del governo regionale. Ci sono morti e feriti. Il messaggio è abbastanza chiaro.
Ad Kharkiv in questi giorni sarebbero cadute anche bombe a grappolo.
Secondo l’esercito ucraino in una base militare tra Kharkiv e Kiev sarebbero invece morte 70 persone. E arriviamo alla capitale. Nel primo pomeriggio il ministero della difesa di Mosca aveva messo in guardia da imminenti raid mirati contro le sedi dei servizi di sicurezza. E poco dopo è stata colpita la torre della TV, alcuni canali sono saltati. Lì vicino c’è anche un memoriale per le vittime dell’Olocausto.

A nord di Kiev, in avvicinamento, un lungo convoglio di mezzi russi. Lo mostrano immagini satellitari, a conferma pare del piano di Mosca: l’assedio della capitale.
Domani ci dovrebbe essere un nuovo incontro tra russi e ucraini. Lo hanno confermato le agenzie russe.
Per tutto quello che abbiamo detto la delegazione ucraina sarà in una posizione di crescente inferiorità e debolezza. A un certo punto, con le città assediate e la Russia che può mettere in campo ancora parecchio dal punto di vista militare Kiev dovrà scegliere se combattere fino in alla fine oppure capitolare e cedere politicamente.

Abbiamo sentito Sabato Angieri, giornalista free lance e collaboratore del Manifesto che in queste ore si trova a Kiev

 

I bombardamenti hanno colpito duramente anche Kharkiv, una decine le vittime, nella seconda città dell’Ucraiana e abbiamo raggiunto un cittadino italiano che è riuscito a fuggire dalla città dopo il bombardamento del palazzo del Governo locale

L’intervento del presidente ucraino Zelensky all’Europarlamento

(di Sara Milanese)

In attesa del secondo round di colloqui tra le delegazioni di Russia e Ucraina in programma di domani, anche quella di oggi è stata una giornata di frenetico lavoro diplomatico. Oggi pomeriggio i ministri degli esteri ucraino e cinese hanno avuto un colloquio telefonico, di fatto Kiev ha chiesto la mediazione di Pechino. Al colloquio sono seguite dichiarazioni importanti da parte della Cina, che sappiamo avere delle buone relazioni con la Russia: “La Cina deplora la guerra e sostiene i negoziati” ha fatto sapere il ministro degli esteri cinese; Pechino si è anche detta “estremamente preoccupata per i danni ai civili in Ucraina”.

Oggi il presidente ucraino Zelensky, da Kiev, ha parlato in videocollegamento all’Europarlamento; il suo è stato un discorso dai toni drammatici, in cui ha accusato Putin di colpire i civili, e ha parlato dei bambini vittime del conflitto. Ha quindi chiesto il sostegno dell’Europa, rinnovando la richiesta di entrare nell’Unione.

Le istituzioni europee hanno risposto: ‘L’Ue sia all’altezza del momento’, ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. ‘È il momento della verità’, ha aggiunto la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen. Nel pomeriggio poi l’Europarlamento ha approvato a grande maggioranza, una mozione che chiede che “le istituzioni dell’Unione concedano all’Ucraina lo status di paese candidato all’adesione all’Ue” e che tale procedura sia “in linea con l’articolo 49 del trattato sull’Unione europea e sulla base del merito”.

Infine, per venerdì prossimo è stata convocata una riunione straordinaria del Consiglio Atlantico a Bruxelles. Alla riunione parteciperanno i ministri degli Esteri degli Stati membri dell’Alleanza.

Gli ambasciatori dei 27 sono tornati a riunirsi per finalizzare la lista delle banche russe che saranno escluse dal sistema Swift e concordarla con gli altri partner internazionali, a cominciare da quelli del G7.

Il discorso di Draghi al Parlamento: “L’Italia non intende voltarsi dall’altra parte”

(di Anna Bredice)

“Non si tratta soltanto di un attacco a un paese sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di democrazia e all’ordine internazionale costruito insieme. Per questo l’Italia non intende voltarsi dall’altra parte”. È uno dei punti centrali dell’intervento di Mario Draghi che in Parlamento ha chiesto il voto per l’invio delle armi all’Ucraina per difendersi dall’aggressione di Mosca. Un fatto totalmente nuovo per l’Italia, deciso in deroga a una legge che vieta la cessione di armi a un paese in guerra, ma per Draghi in questo momento è l’unica via per sostenere l’Ucraina e difendere l’Europa, “bisogna mantenere la via del dialogo con Mosca, non c’è alternativa alla pace, ma ho l’impressione, aggiunge, che questo non sia il momento”. Il Senato ha votato, tra poco lo farà anche la Camera dei deputati, nel risultato non c’è nessuna sorpresa, la risoluzione votata era unitaria, firmata da tutti partiti, anche dell’opposizione, con l’eccezione di Sinistra italiana, ma questo non toglie che tra i parlamentari ci siano stati anche tanti dubbi su un tema così importante e delicato. Il disagio più forte è stato nei Cinque stelle, non tanto nei numeri, cinque i senatori assenti, quanto nel dibattito interno, sulla natura pacifista del movimento di Grillo, e il voto contrario del presidente della commissione Esteri del Senato, Petrocelli, di cui ora gli altri partiti chiedono le dimissioni. Soprattutto nella replica Draghi ha spiegato con toni netti e diretti la drammaticità del momento, “a un popolo che si difende e chiede aiuto alle nostre democrazie, ha detto, non è possibile rispondere solo con incoraggiamenti e atti di deterrenza”, spiega così la decisione di allinearsi al resto dei paesi europei nell’invio delle armi. “Non è uno scontro con una nazione e il suo popolo”, aggiunge il Presidente del consiglio parlando delle migliaia di cittadini russi scesi in piazza, seimila finora quelli arrestati. “Ammiro il loro coraggio” nel protestare contro Putin, che secondo Draghi non si aspettava una reazione così coesa dell’Europa, “ci vedeva impotenti, divisi, inebriati dalla nostra ricchezza ma si è sbagliato”. Lo stato di emergenza deciso dal governo consentirà anche di affrontare l’enorme ondata di rifugiati che arriveranno nei paesi europei, si stima 7 milioni gli sfollati interni, e tra i 3 e i 4 milioni i rifugiati, secondo le stime dell’Alto commissariato dei rifugiati.

La manifestazione nazionale per la pace di sabato 5 marzo a Roma

(di Alessandro Braga)

La speranza è che non sia troppo tardi. Di sicuro, non è mai troppo presto per scendere in piazza, per dire No alla guerra e Sì alla pace. Dopo le manifestazioni locali, nei giorni scorsi e in queste ore, ecco l’appuntamento nazionale, sabato a Roma. A lanciare la manifestazione la rete pace e disarmo, che ha lanciato un appello ai sindacati, associazioni, partiti, per esserci, ed esserci in tanti. “Non c’è un minuto da perdere. Nel momento in cui la guerra uccide e divide, noi dobbiamo lavorare per la pace, per la vita e unire”, hanno detto gli organizzatori. Chiare le parole chiave con cui scenderanno in piazza: fermare la guerra in Ucraina, certo, ma non solo. Fermare tutte le guerre. E poi: immediato cessate il fuoco e ritiro delle truppe invasore. E poi l’azione diplomatica dell’ONU, che deve gestire la situazione. Infine, un richiamo, che è anche un’accusa, viste le posizioni degli ultimi giorni, a Italia ed Europa, perché propongano soluzioni politiche e non aiuti militari. Perché alla fine, chi scenderà in piazza sabato, non si schiererà con l’una o l’altra parte in campo, ma con lavoratori e lavoratrici ucraini e russi. Siamo con la società civile, dicono. E chi è civile, disprezza la guerra.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

I nuovi casi di Covid nelle ultime 24 ore sono 46631. I morti sono 233. Il tasso di positività è in leggero calo, all’8,8%. Si allenta di poco la pressione sugli ospedali: 6 in meno di ieri i pazienti in terapia intensiva, sono 708; 395 in meno i ricoverati nei reparti covid, sono oltre 10mila.
Le persone che hanno il covid in Italia in questo momento sono poco più di un milione e 70mila.

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    “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Secondo episodio: La guerra non è popolare. L’Europa si riarma con 800 miliardi. In questi anni aveva già raddoppiato la propria quota di spese militarti, soprattutto comprando dagli Stati Uniti. Lo faremo di più, visto che Trump disinvestirà dalla Nato e dall’Europa. E’ la “fine delle illusioni”, come dice Von der Leyen, di essere garantiti dalla pace, perché d’ora in poi bisognerà usare la forza. E intanto si educa la popolazione con manuali che dicono: “In caso di guerra…”. La propaganda è altissima perché non c’è nulla di più antipopolare e antidemocratico della guerra e la militarizzazione d’Europa è tutta sulle spalle dei suoi cittadini. Con Michele Paschetto di EMERGENCY vi racconteremo come in Afghanistan in più di venti anni di guerre le cure abbiamo svolto un ruolo straordinario di mediatore. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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