Approfondimenti

Il giorno dopo l’assalto alle istituzioni in Brasile, l’incontro tra Meloni e von der Leyen e le altre notizie della giornata

Brasile ANSA

Il racconto della giornata di lunedì 9 gennaio 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il giorno dopo l’assalto alle istituzioni brasiliane da parte dei sostenitori dell’ex presidente Bolsonaro, la polizia ha arrestato 1.200 persone che si trovavano nell’accampamento montato da oltre due mesi di fronte al quartier generale dell’esercito di Brasilia. In Ucraina la zona di Bakhmut è il simbolo di una guerra ancora lontana da una conclusione. Russi e ucraini combattono da mesi: la linea del fronte si sposta, ogni volta, di poche centinaia di metri. Il governo italiano prova ad uscire dal ginepraio in cui si è infilato sui carburanti, tanto più che si tratta di un cavallo di battaglia della destra e di Salvini in particolare. A Milano, intanto, prima giornata col biglietto dei mezzi pubblici più caro di 20 centesimi e la riduzione del 3% del servizio stesso.

1.200 arresti in Brasile per l’assalto alle istituzioni

Il giorno dopo l’assalto alle istituzioni brasiliane da parte dei sostenitori dell’ex presidente Bolsonaro, la polizia ha arrestato 1.200 persone che si trovavano nell’accampamento montato da oltre due mesi di fronte al quartier generale dell’esercito di Brasilia.
Il presidente Lula, tornato nel palazzo presidenziale dove ha ripreso a lavorare, ha definito gli assalti ‘atti terroristici, vandalici e golpisti’, mentre Bolsonaro, che ha rigettato le accuse di essere dietro all’attacco, è stato ricoverato per forti dolori addominali in un ospedale in Florida, dove era andato pochi giorni prima del termine del suo mandato.
Dagli Stati Uniti sono già arrivate le prime richieste da parte dei democratici per la sua estradizione, ma il consigliere per la sicurezza nazionale USA Jake Sullivan ha detto di non aver ricevuto nessuna richiesta ufficiale dal Brasile.
Con il ritorno della calma nella capitale brasiliana, intanto, sono iniziati i lavori per valutare i danni provocati al palazzo presidenziale, al Congresso e alla Corte Suprema e secondo gli esperti il valore sarebbe “incalcolabile”. A Brasilia abbiamo raggiunto il giornalista Federico Nastasi:

Intanto da tutto il mondo sono arrivate le condanne per quanto accaduto. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha detto che “la volontà del popolo brasiliano e le istituzioni
devono essere rispettate”.

Le blande condanne del governo italiano per l’assalto in Brasile

In questo contesto si fanno notare le blande e generiche condanne del governo italiano e, soprattutto, il silenzio di Matteo Salvini, che con Bolsonaro ha sempre avuto uno stretto rapporto.

(di Luigi Ambrosio)

Si può capire che in effetti qualche latta di vernice sul portone del Senato tirato da alcuni giovani militanti per il clima faccia più impressione che un tentato golpe in Brasile, ai nostri politici, così ombelicali e provinciali.
Ma stridono davvero il clamore, le urla mediatiche, le indignazioni con cui solo pochi giorni fa i politici italiani hanno reagito all’azione di Ultima Generazione a Roma, comparati ai silenzi e alle ambiguità che hanno accompagnato l’assalto ai palazzi delle Istituzioni a Brasilia da parte dei bolsonaristi.
A cominciare naturalmente da chi occupa posizioni di potere. A cominciare, quindi, da Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio prima ha pensato che bastasse ritwittare un tweet del ministro degli Esteri. Poi devono averle detto che no, non bastava e allora ha twittato lei. Poche righe in cui è riuscita a non nominare mai Bolsonaro. Ha parlato, Meloni, di azione incompatibile con il dissenso democratico. A dire il vero era un tentato golpe.
E Salvini, il grande amico di Bolsonaro? Stamattina Salvini ha pubblicato la foto di se stesso all’ospedale dove è andato a donare il sangue. Foto che è subito diventata un meme perché si vede un sanitario che fa un gesto inequivocabile con una mano.
E Berlusconi? Non pervenuto. Ormai Berlusconi si sveglia solo quando si tratta di elogiare la Russia di Putin, il quale tra parentesi a Bolsonaro aveva recentemente fatto i complimenti per gli ottimi rapporti tra Mosca e Brasilia.
E mentre pure la Rai è sotto accusa, dal sindacato Usigrai che denuncia il ritardo con cui la notizia è stata coperta, da destra hanno provato a difendere i leader dalle critiche. I leghisti affermano che da parte loro la condanna è stata tempestiva. Il ministro della Giustizia Sangiuliano afferma che le parole di Meloni sono state nette.
Verità alternative, le aveva definite uno che è un loro punto di riferimento, Donald Trump.

Il faccia a faccia tra Meloni e von der Leyen

(di Anna Bredice)

Una nota da Bruxelles e una da Roma, toni concilianti e nello stesso tempo un po’ generici sull’incontro che è avvenuto oggi a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni e la presidente della Commissione von der Leyen. Uno dei punti forti del colloquio è stato il Pnrr, in particolare i 149 obiettivi da raggiungere quest’anno per ottenere i 38 miliardi previsti e a questo riguardo, se da parte dell’Unione europea si può discutere del fatto che aumentando il costo delle materie prime si deve rivedere anche l’ammontare complessivo dei fondi che arriveranno, sulla tempistica e sulla necessità di non derogare agli impegni e alle riforme già garantite da Draghi la Commissione non transige. Un incontro quello di oggi che segue il primo avvenuto troppo a ridosso dell’insediamento del primo governo di destra in Italia, con l’eco della campagna elettorale sovranista di Salvini e Meloni. A distanza di qualche mese le due interlocutrici hanno potuto forse studiarsi meglio. Nella nota di von der Leyen si specificano in maniera molto secca i temi discussi come fosse un elenco di obiettivi da raggiungere, senza deroghe: continuare a sostenere l’Ucraina, garantire un’energia sicura e accessibile, fare progressi sul patto dell’immigrazione e l’implementazione del Pnrr. Sulla posizione filo atlantica di Giorgia Meloni non ci sono dubbi, ma il sesto decreto aiuti all’Ucraina ancora non arriva in Parlamento. L’immigrazione sconta ancora lo scontro con la Francia, la linea dura di Roma nel pretendere di cambiare gli accordi sulla distribuzione dei migranti non ha provocato nessun cedimento ancora a Bruxelles, il 9 e il 10 febbraio nel Consiglio europeo si discuterà nello specifico anche delle nuove norme sulle Ong, per ora l’Unione europea ribadisce che vale il diritto del mare, ma sulla richiesta di asilo anche a bordo delle navi si è mostrata meno dura. Sullo sfondo ci sono le elezioni europee del 2024 con nuovi possibili equilibri: Giorgia Meloni se sarà ancora al governo dovrà cercare nuove alleanze, allontanandosi dai sovranisti ungheresi e dei paesi del Nord Europa che in tema di solidarietà hanno chiuso le porte al governo degli amici Salvini e Meloni.

Lo scaricabarile sull’aumento dei prezzi dei carburanti

(di Massimo Alberti)

Il governo prova ad uscire dal ginepraio in cui si è infilato sui carburanti, tanto più che si tratta di un cavallo di battaglia della destra e di Salvini in particolare, quello delle accise, e non a caso è stato proprio il leader della Lega ad annunciare possibili interventi, forse. Perché vanno innanzitutto trovati quei soldi che in manovra si è deciso di mettere su altro, scommettendo che, come accaduto dopo il primo taglio allo sconto, quello di 12 centesimi a inizio dicembre, il prezzo sarebbe comunque rimasto basso. Invece le compagnie petrolifere hanno tirato un brutto scherzo al governo con aumenti che vanno ben oltre i 18 centesimi scaduti a fine dicembre, ed in molti casi dei 30 complessivi dello sconto originario, recuperando tutto con gli interessi. Innescando lo scaricabarile per darsi la colpa di fronte a cittadini infuriati. La fine dello sconto – al netto appunto delle scelte di politica economica – prima o poi era inevitabile senza interventi strutturali, le associazioni chiedono da tempo un intervento sull’Iva. Ma la scelta dei tempi – in piena crisi inflattiva dovuta proprio ai costi dell’energia, e di fronte all’incertezza economica del 2023 – è stata perlomeno sconcertante ed al limite del dilettantismo. Non solo per il peso appunto sul sistema produttivo, non solo per il peso sulle fasce più deboli, i carburanti sono la tipica spesa incomprimibile se si è costretti all’uso dell’auto e al pendolarismo in determinate zone, ma anche per come si rifletterà sugli altri beni e di conseguenza sull’inflazione, già più alta in Europa proprio a causa delle politiche sui beni energetici.

Ucraina, intensi combattimenti nell’area di Bakhmut

(di Emanuele Valenti)

La zona di Bakhmut è il simbolo di una guerra ancora lontana da una conclusione. Russi e ucraini combattono da mesi. La linea del fronte si sposta, ogni volta, di poche centinaia di metri.
Negli ultimi giorni la pressione russa è aumentata. Lo confermano le notizie che arrivano oggi dalla città: strade deserte e alcuni centri di supporto per i pochi civili rimasti ormai chiusi.
La pressione russa è particolarmente forte a Soledar, pochi chilometri a nord-est di Bakhmut, dove i mercenari del gruppo Wagner starebbero cercando di prendere il palazzo dell’amministrazione locale.
Sulla carta la conquista della zona di Bakhmut permetterebbe ai russi di puntare su Sloviansk e Kramatorsk, le due principali città del Donbass ancora in mano ucraina.
Ma nelle ultime settimane e negli ultimi mesi, proprio grazie alla resistenza nelle trincee di Bakhmut, gli ucraini hanno permesso l’arrivo di armi occidentali e costruito fortificazioni e barriere difensive. Per i russi l’eventuale caduta della città sarebbe quindi soprattutto simbolica, strategicamente non così importante. Vale per il Cremlino, che ha estremo bisogno di notizie di questo tipo a uso interno, e vale per i miliziani del gruppo Wagner, che puntano a guadagnare visibilità e potere a Mosca.
A proposito di armi occidentali, da seguire con attenzione quello che potrebbe decidere la Gran Bretagna, e cioè l’invio di carri armati a Kiev. I media di Londra dicono che una decisione è imminente. Nel caso questo potrebbe spingere altri Paesi, soprattutto la Germania, a fare lo stesso.

A Milano primo giorno col biglietto dei mezzi pubblici più caro

(di Fabio Fimiani)

Si intrecciano tanti elementi nell’aumento del biglietto dei trasporti pubblici di Milano, ma non degli abbonamenti, e la riduzione del 3% del servizio stesso.
Innanzitutto il caro energia, con le sue ripercussioni sull’inflazione, la tassa dei poveri. L’incremento dei costi della mobilità pubblica, ovviamente, colpisce di più i redditi bassi.
I trasporti post Covid sono cambiati in città, più auto e più bici, e molto meno metropolitane, tram, filovie e bus, ancora sotto del 20/25%.
La ripresa del loro uso, nell’ultimo trimestre 2022, è anche stata superiore alle previsioni, ma è ancora ampiamente al di sotto all’arrivo del Covid. E la pandemia è ancora presente, benché in forma non paragonabile a 2020 e 21. I timori di diffusione attraverso i mezzi pubblici rimangono, anche se l’uso della mascherine non è così elevato come ci si potrebbe immaginare.
Questa situazione riduce la sostenibilità, che non è solo qualità ambientale, ma anche sociale. E Milano punta questi aspetti, anche se i recenti report hanno registrato un arretramento rispetto ad altre città italiane.
La città, però, non è supportata dalla Regione, che da parte sua, già a settembre, ha aumentato, sempre per il caro energia, biglietti e abbonamenti su Trenord. Non una società modello, nonostante i notevoli investimenti sul sistema ferroviario. Il federalismo dei binari degli ultimi venti anni ha replicato i disservizi del gruppo Ferrovie dello Stato.
Palazzo Lombardia in questi anni ha pure tagliato i trasferimenti per il trasporto pubblico di Milano, nonostante l’incremento di servizi come le linee 4 e 5 della metropolitana.
Il consiglio regionale ha votato una legge che ha tolto a Milano la maggioranza dell’Agenzia di Bacino del trasporto pubblico locale Milano-Monza-Pavia-Lodi.
La mancata collaborazione istituzionale per la mobilità assomiglia a quella della case popolari, dove il disastro Aler si ripercuote sugli abitanti di quei quartieri di Milano e della città metropolitana.
La politica è risolvere i problemi, non esasperarli. La campagna elettorale continua, compreso l’uso delle istituzioni e delle aziende pubbliche, è irrispettosa dei più deboli, che finge di tutelare. Inoltre i danni non si limitano ai confini amministrativi, che per altro sono quotidianamente varcati da centinaia di migliaia di non milanesi.

La farsa del risveglio delle coscienze nel calcio italiano

(di Guglielmo Vespignani)

Gli ululati razzisti dei tifosi della Lazio contro i giocatori del Lecce Umtiti e Banda sono l’ennesima pagina della farsa del risveglio delle coscienze nel calcio italiano: la società che condanna i suoi ultras, dichiaratamente di estrema destra; i partiti politici, come la Lega, che chiedono misure più rigorose, dimenticando che il loro leader nonché ministro Salvini, nel 2014, aveva invitato i partecipanti dei Mondiali Antirazzisti a portare i clandestini a casa dopo le partite; il presidente dell’associazione calciatori Calcagno che chiede di fare chiarezza, su fatti che sono già, purtroppo, molto chiari.
E i fatti sono che il razzismo nel calcio italiano è un problema strutturale, nel senso più stretto del termine. Lo dimostra la prima decisione presa in merito nel 2022: la sconfitta a tavolino del Saragozza, squadra di terza categoria Emilia – Romagna, che a novembre 2021 aveva deciso di lasciare il campo dopo il “negro di merda” di un avversario a uno dei suoi giocatori. L’autore dell’insulto fu squalificato per 10 giornate, ma a febbraio il ricorso contro la sconfitta a tavolino fu respinto. Un segnale chiaro: prima viene il risultato sportivo, poi tutto il resto.
Con un tale clima anche nei tribunali sportivi – quelli, ricordiamo, dove si dovrebbe far giustizia – non c’è da stupirsi che le cronache siano piene di episodi come questi: a febbraio l’allenatore della Pro Vercelli Franco Lerda grida “alzati, Africa” a un giocatore della Renana. Nello stesso periodo nella prima categoria foggiana, il ventunenne calciatore Fofana viene invitato a “tornare a casa propria” da un avversario.
Poco importa che Fofana giocasse da oltre tre anni in provincia di Avellino: per i razzisti, del resto, se non sei bianco meriti gli insulti anche se giochi a 15 anni nei giovanissimi della provincia di Monza. A ottobre, in Cosov – Pro Lissone, a un calciatore della squadra di casa viene detto di tornare a mangiare frutti esotici.
E la cosa più sconcertante è la costante indifferenza di molti tecnici, dirigenti e tifosi raccontata dalle vittime: in molte occasioni a chi subisce viene detto di non prendersela, di ignorare il fatto, che resta però puntualmente impunito se chi lo subisce non fa scoppiare il putiferio. L’immagine perfetta di un calcio italiano che, ad ogni episodio di razzismo, grida allo scandalo e poi si gira dall’altra parte.

  • Autore articolo
    Redazione
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    GR giovedì 28/03 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.

    Giornale Radio - 28-03-2024

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 28/03/2024

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 28-03-2024

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 28/03/2024 delle 19:48

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 28-03-2024

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Serve & Volley di venerdì 29/03/2024

    Musica e parole per chiudere in bellezza il palinsesto dei giovedì! Con Marco Sambinello e Niccolò Guffanti.

    Serve&Volley - 28-03-2024

  • PlayStop

    Labirinti Musicali di giovedì 28/03/2024

    Finita la quasi quarantennale militanza domenicale della “classica apertura”, la redazione musicale classica di Radio Popolare ha ideato un programma che si intitolerà Labirinti Musicali: ovvero un titolo generico da contenitore di storie, aneddoti, curiosità legate tra di loro da un qualsivoglia soggetto/percorso/monografia proposto da uno di noi in forma di racconto, con ascolti ad esso legati, sempre con buona alternanza di parole e di musica. Uno spazio radiofonico che può essere la storia di un disco, un libro, un personaggio anche famoso, ma proposta da angolazioni nuove, curiose. Non una lezione, quasi una confidenza all’orecchio di un ascoltatore. I labirinti sono luoghi reali e circoscritti, e allo stesso tempo irreali: sono la sorpresa, sono l’incontro, sono l’imprevisto…e anche la musica è qualcosa che si muove in uno spazio acustico-temporale ben determinato, qualcosa che ci stupisce e sparisce dietro un angolo per poi farci ritornare al punto di partenza senza avere avuto il tempo di memorizzarne il percorso melodico, armonico, ritmico. Ci perdiamo nella musica proprio come in un labirinto, e la ritroviamo nei meandri più nascosti della mente… Viviamo in un labirinto di idee diverse nel quale ognuno di noi deve trovare un proprio spazio, e per uscire da questo labirinto dobbiamo affidarci alla nostra ragione…e al potere semantico della musica. Nel Medioevo si diceva che il labirinto è come la vita, e la vita come un labirinto. Ma nel labirinto non ci si perde, nel labirinto ci si trova. Con la complicità della musica.

    Labirinti Musicali - 28-03-2024

  • PlayStop

    News della notte di giovedì 28/03/2024

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 28-03-2024

  • PlayStop

    Musiche dal mondo di giovedì 28/03/2024

    Musiche dal mondo è una trasmissione nel solco della lunga consuetudine di Radio Popolare con la world music – da prima che questa discussa espressione entrasse nell’uso internazionale – e in rapporto con World Music Charts Europe. WMCE è una iniziativa a cui Radio Popolare ha aderito e partecipa dall’inizio: una classifica europea realizzata attraverso il sondaggio mensile di animatori di programmi di world music su emittenti pubbliche, aderenti all’Ebu, appunto l’associazione delle emittenti pubbliche europee, ma con qualche eccezione come Radio Popolare, che è una radio privata di ispirazione comunitaria. Nel 1991 l’EBU sondò la Rai, per coinvolgerla in WMCE, ma la Rai snobbò la proposta. Però all’Ebu segnalarono che c’era una radio che sulle musiche del mondo aveva una certa tradizione e che probabilmente avrebbe risposto con interesse… L’Ebu si fece viva con noi, e Radio Popolare aderì entusiasticamente. Ormai quasi trent’anni dopo, WMCE continua e Radio Popolare continua a farne parte, assieme ad emittenti per lo più pubbliche di ventiquattro paesi europei, fra cui la britannica BBC, le francesi Radio Nova e RFI, le tedesche WDR, NDR e RBB, l’austriaca ORF, Radio Nacional de Espana, la russa Echo of Moskow, la croata Radio Student. Attraverso WMCE, Musiche dal mondo riceve annualmente centinaia di novità discografiche inviate dalle etichette o direttamente dagli artisti, dal vintage dell’Africa nera al canto di gola siberiano, dalle fanfare macedoni al tango finlandese: proponendo musica che difficilmente le radio mainstream fanno ascoltare e di cui i media correntemente non si occupano, Musiche dal mondo è una trasmissione per la salvaguardia e lo sviluppo della biodiversità musicale.

    Musiche dal mondo - 28-03-2024

  • PlayStop

    Live Pop di giovedì 28/03/2024

    Ogni giovedì alle 21, l’auditorium Demetrio Stratos di Radio Popolare ospita concerti, presentazioni di libri, reading e serate speciali aperte al pubblico.

    Live Pop - 28-03-2024

  • PlayStop

    Quel che resta del giorno di giovedì 28/03/2024

    I fatti più importanti della giornata sottoposti al dibattito degli ascoltatori e delle ascoltatrici. A cura di Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro

    Quel che resta del giorno - 28-03-2024

  • PlayStop

    Esteri di giovedì 28/03/2024

    1-Monito dell’Onu: “ la fame a Gaza potrebbe equivalere a un crimine di guerra” Dall’ Aja la Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di garantire un'assistenza umanitaria urgente. L’ Irlanda ha annunciato che parteciperà alla causa avviato dal Sudafrica contro Israele. 2- Intanto l'esenzione dalla leva per gli ebrei ortodossi sta creando forti problemi al governo del premier Netanyahu che ha nella sua maggioranza due partiti religiosi. 3-Francia. Il Parlamento ha approvato una risoluzione che chiede al governo il riconoscimento e la condanna del massacro degli algerini l 17 ottobre 1961 a Parigi. 4- Lo Yemen rimane una delle più gravi emergenze umanitarie al mondo. L allarme lanciato da Oxfam a nove anni dall'inizio del conflitto 5- Nicaragua. Settimana santa di repressione per il secondo anno consecutivo. Vietate le processioni a Pasqua 6- La canzone di protesta che l'IDF ha cercato di mettere a tacere. A più di 40 anni dal sequestro della copia originale da parte delle forze israeliane, “The Urgent Call of Palestine” di Zeinab Shaath sarà ristampato.

    Esteri - 28-03-2024

  • PlayStop

    Muoviti Muoviti di giovedì 28/03/2024

    (127 - 509) Dove veniamo a conoscenza dell'esistenza di un Roberto da Bergamo jr. Poi con Marco Schiaffino parliamo del Piracy Shield, di come sia stato hackerato e di cosa comporti questo per la gestioni di alcuni siti e servizi internet in Italia. In chiusura parliamo di quello che ogni tanto ascoltatori e ascoltatrici vedono dalle finestre.

    Muoviti muoviti - 28-03-2024

  • PlayStop

    Playground di giovedì 28/03/2024

    A Playground ci sono le città in cui abitiamo e quelle che vorremmo conoscere ed esplorare. A Playground c'è la musica più bella che sentirai oggi. A Playground ci sono notizie e racconti da tutto il mondo: lo sport e le serie tv, i personaggi e le persone, le ultime tecnologie e le memorie del passato. A Playground, soprattutto, c'è Elisa Graci: per un'ora al giorno parlerà con voi e accompagnerà il vostro pomeriggio. Su Radio Popolare, da lunedì a venerdì dalle 16.30 alle 17.30.

    Playground - 28-03-2024

  • PlayStop

    Sapore Indie 25 - 28/03/2024

    1. Water Tanks - I Hate My Village 2. Y.A.A.M. - Marie Davidson 3. Life Starts Tomorrow - A Toys Orchestra 4. Opus - Lightning Bug 5. Disposition - Sam Akpro 6. Light - Maria Chiara Argirò 7. Ask Me Now - Mewn 8. La nostra Prova di Danza - Lamante 9. Over When It’s Over - Lucy Rose 10. Ma Tau Wai Road - Bolis Pupul

    Sapore Indie - 28-03-2024

  • PlayStop

    Jack di giovedì 28/03/2024

    Per raccontare tutto quello che di interessante accade oggi nella musica e in ciò che la circonda. Anticipazioni e playlist sui canali social di Matteo Villaci.

    Jack - 28-03-2024

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di giovedì 28/03/2024

    Per riascoltare Considera l'armadillo noi e altri animali che oggi ha ospitato Giovanni Leghissa, Massimo Filippi e Bianca Nogara Notarianni per parlare dell'ultimo numero della rivista @Aut Aut Filosofia, edito da @Il Saggiatore, dedicato a La filosofia davanti al massacro degli animali, ma anche fi Flaco il gufo reale di New York e delle cause della sua morte e scopriamo che Giovanni voleva essere gatto.

    Considera l’armadillo - 28-03-2024

  • PlayStop

    Tre piedi su quattro nella fossa

    quando da veri matusa discorriamo di pensioni con i giovini Yana e Amir, ci connettiamo con il Bello Notizie edizione Papere Giganti, assoldiamo l'illustre Dindini della Cedola come terzo Destiny Boy e ci colleghiamo col mercante di diamanti Silvio di ritorno da Mumbay

    Poveri ma belli - 28-03-2024

Adesso in diretta