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Il possibile rinvio del ritiro dei militari dall’Afghanistan, i punti ancora da chiarire sul Green Pass e le altre notizie della giornata

aeroporto Kabul ANSA

Il racconto della giornata di lunedì 23 agosto 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il punto della situazione in Afghanistan col possibile rinvio del ritiro delle truppe dal Paese e le decisioni da prendere durante il G7 in partenza domani. Ad una settimane dall’obbligo del Green Pass in ambito scolastico, i punti da chiarire sono ancora molti. I presidi vogliono maggiore chiarezza su alcuni punti, la Uil insiste nel volere il tampone gratuito per tutti. Intanto l’Europa dei sovranisti dice no ai profughi afghani, ma Salvini non riesce a condizionare la politica del Viminale come vorrebbe. Negli USA la Food and Drug Administration (FDA) ha dato l’approvazione completa e definitiva al vaccino anti-COVID di Pfizer. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Caos all’aeroporto di Kabul, in stallo l’arrivo di 500 tonnellate di forniture mediche

Oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un allarme per oltre 500 tonnellate di forniture mediche destinate all’Afghanistan e bloccate fuori dal Paese a causa del caos all’aeroporto di Kabul. Secondo la Cnn in questo momento nello scalo ci sono circa 20mila persone che aspettano di partire. Oggi è stata diffusa la notizia della morte di un soldato afghano durante uno scontro a fuoco all’ingresso dell’aeroporto, ma non si sa chi lo abbia ucciso. Di sicuro dalla zona continuano ad arrivare feriti, come ha raccontato nel pomeriggio il coordinatore medico dell’ospedale di Emergency a Kabul Alberto Zanin, che ha parlato in conferenza stampa via internet:

In generale la situazione delle donne nel paese resta preoccupante. Gabriella Gagliardo è presidente del Cisda, coordinamento italiano di sostegno alle cittadine afghane attivo dal 1999:

Tra gli aspetti della crisi afghana che rimangono al centro dell’attenzione c’è la situazione nel Panshir, la provincia del paese che finora non è finita in mano ai talebani. Oggi un dirigente dei miliziani che la controllano ha sostenuto di poter contare su migliaia di persone pronte a combattere. Un portavoce del regime ha detto che la zona è sotto assedio, ma anche che sono in corso negoziati per una soluzione pacifica.

A livello internazionale domani ci sarà una riunione in videoconferenza del G7. Oggi il ministro degli esteri francese ha detto che bisogna rimandare il termine del 31 agosto per il ritiro completo dei militari americani, per poter continuare a portare via persone dal paese. Nelle prossime ore la stessa richiesta dovrebbe arrivare dal premier britannico Boris Johnson. Ieri il presidente statunitense Joe Biden non aveva escluso un rinvio. Oggi un portavoce talebano ha minacciato “conseguenze”. Quello del Pentagono ha risposto che gli Stati uniti “stanno provando” a restare nei tempi fissati. Una questione al centro del G7 sarà quella dei profughi: oggi il commissario europeo Paolo Gentiloni ha detto che bisogna lavorare sull’accoglienza anche se non si dovesse riuscire a mettere d’accordo tutti i 27 paesi dell’Unione su questo tema.

L’Europa dei sovranisti dice no ai profughi afghani

(di Michele Migone)

L’Europa dei Sovranisti dice no ai profughi afghani. Alla vigilia della riunione dei G7, il presidente di turno della UE, lo sloveno Jansa, lo dice chiaro e tondo. Segue a ruota l’ungherese Orban. Buon ultimo il cancelliere austriaco Kurz. “Gli eventi in Afghanistan sono drammatici, ma non dobbiamo ripetere gli errori del 2015” – ha detto il giovane capo di governo, riferendosi alla decisione della Cancelliera Merkel di aprire allora le frontiere ai rifugiati siriani, una scelta che determinò l’inizio delle perdite elettorali della CDU. Parole molto chiare quelle di Kurz che suonano come un minaccioso monito, il tentativo di condizionare le scelte di dei governi di Germania e Francia, paesi dove si voterà tra settembre e la prossima primavera. Matteo Salvini vorrebbe che il governo italiano sposasse la posizione di chiusura ai profughi afghani. Lo ha già detto e lo ha ripetuto nel colloquio che ha avuto con Mario Draghi, oggi alla vigilia della Riunione dei Sette Grandi. In realtà il Presidente del Consiglio italiano, tra i governanti europei, è quello che ha le mani più libere, visto che non è costretto a ricercare il consenso elettorale. Ed è per questo che anche oggi ha glissato sulle richieste leghiste.
Fallito il bersaglio grosso, Salvini si è dovuto accontentare di sparare ancora una volta sulla Ministra Lamorgese. Per l’apertura dei porti, per il rave party. Vuole che vada in Parlamento a riferire. Una richiesta ben più modesta rispetto a quella di una cessione di deleghe sull’immigrazione al sottosegretario leghista Nicola Molteni. Alla fine, Salvini non riesce a condizionare la politica del Viminale come vorrebbe.

Le tante questioni ancora aperte sul Green Pass

(di Claudia Zanella)

Sul Green Pass ci sono diverse questioni aperte. Una di queste è l’estensione dell’obbligo di certificazione ad altri luoghi di lavoro rispetto a quelli già previsti. Ricordiamo che per ora è necessaria per il personale sanitario e tra una settimana anche per quello scolastico. Questa estensione è un’opzione caldeggiata dal sottosegretario alla Salute, Andrea Costa.
I sindacati sarebbero anche d’accordo ma chiedono che, in caso, l’obbligo arrivi per legge, invitando la politica a prendersi le proprie responsabilità. Dal governo però ancora nessuna decisione sull’argomento. E così Confindustria nei giorni scorsi ha attaccato i sindacati invitandoli a imporre l’accesso alle aziende con il Green pass e quindi ad aggiornare i protocolli sulla sicurezza senza aspettare.
Ieri il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ospite al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, è tornato sul tema del Green pass e sul rientro a scuola. Bianchi ha ricordato le cifre spese per il ritorno in aula, anche sul fronte trasporti, ma ha ribadito anche l’importanza del Green pass nell’ottica di salvaguardia dei fragili. Come dicevamo la certificazione verde per il personale docente e non docente dal 1° settembre diventa obbligatorio. Per chi non lo presentasse, dopo cinque giorni, scatterà la sospensione. Ma resterà sempre consentito l’utilizzo del tampone. Proprio su questo argomento hanno battagliato i sindacati: cercavano di ottenere la gratuità dei tamponi per il personale non vaccinato. Sembravano anche aver vinto, tanto che l’associazione nazionale presidi si era rifiutata di firmare il protocollo di sicurezza per il rientro in aula, non essendo d’accordo con il fatto che fossero le scuole a sobbarcarsi la spesa. Ma il Ministero ha chiarito che ci saranno tamponi gratis solo per i fragili e non per il personale no vax.
Sul tema Green pass e scuola, oggi c’è stata una riunione tecnica con il Ministero dell’Istruzione e Ministero della Salute, mentre domani ci sarà un nuovo incontro tra sindacati e Ministero dell’Istruzione. I presidi vogliono maggiore chiarezza su alcuni punti, tra cui il modo in cui i dirigenti controlleranno i Green Pass del personale. La Uil, invece, si dice pronta a ritirare la firma dal protocollo d’intesa e insiste nel volere il tampone gratuito per tutti, non solo per i fragili.

USA, la FDA dà l’approvazione definitiva al vaccino di Pfizer

La Food and Drug Administration (FDA) ha dato l’approvazione completa e definitiva al vaccino anti-COVID di Pfizer. Finora è stato utilizzato grazie a un’autorizzazione d’emergenza.
Il vaccino, che ora potrà essere commercializzato col marchio Comirnaty, è il primo a ricevere l’approvazione completa, dopo quella d’urgenza ottenuta l’11 dicembre 2020.
La decisione della FDA è basata su dati aggiornati di esperimenti clinici, compresi follow-up di più lunga durata, valutando la sicurezza e l’efficacia in oltre 40mila persone. Il vaccino di Pfizer resta disponibile con l’uso di emergenza per i bambini dai 12 ai 15 anni.
Carlo Federico Perno, direttore di microbiologia e diagnostica di immunologia dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma:


 

Il pubblico torna allo stadio: le due facce della medaglia

(di Matteo Serra)

Con la ripresa dei campionati, un po’ ovunque in Europa si sta celebrando il ritorno del pubblico negli stadi. Ma per una faccia della medaglia positiva, c’è il suo opposto, fatto di caos e violenza. Ieri sera a Nizza si giocava il derby del sud della Francia tra appunto il Nizza e il Marsiglia. La rivalità tra le due squadre è nota e storica, ma quello che è successo al minuto 75 supera i confini della rivalità e entra ampiamente in quello dell’inciviltà. Il clima è subito infuocato e tantissimi oggetti dalla gradinata del Nizza piovono in campo contro i giocatori avversari. Un climax di isteria che tocca il suo apice quando Payet, il giocatore simbolo del Marsiglia, si avvicina al calcio d’angolo. Avendolo così a tiro, quelli del Nizza non si trattengono e lanciano di tutto contro il calciatore. Ma costui, dal carattere sicuramente acceso, decide di rispondere, rilanciando a sua volta verso gli spalti quello che gli è arrivato addosso. È l’inizio del caos: i giocatori in campo si animano, nasce una rissa e in men che non si dica la curva rompe gli scarsi argini della sicurezza dello stadio e si butta in campo, per portare avanti in prima persona lo scontro. L’immagine è surreale, con gli ultras che si buttano addosso ai giocatori in campo. L’arbitro non può che sospendere la partita. Ma la rissa continua: c’è un video di un membro dello staff del Marsiglia che sferra un pugno a un tifoso avversario. Ora le due squadre sono state convocate per mercoledì, davanti alla commissione disciplinare del campionato. E intanto, in Francia, si parla della pagina più nera di sempre e siamo appena alla terza giornata.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Sono 4.168 i positivi ai test COVID individuati nelle ultime 24 ore su oltre 101mila tamponi, secondo i dati del Ministero della Salute. Il tasso di positività è del 4,11%, in aumento rispetto al 3,3% di ieri. Sono invece 44 le vittime, ieri erano state 23. Aumentano di 13 unità i ricoveri in terapia intensiva e di 158 nei reparti ordinari.

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