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La Svezia punta ad entrare nella Nato, Mosca perde terreno a Kharkiv e le altre notizie della giornata

Svezia Nato ANSA

Il racconto della giornata di lunedì 16 maggio 2022 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Ad ottantadue giorni di guerra in Ucraina, Mosca perde terreno nella zona di Kharkiv e si concentra solamente sul sud e sul Donbass, mentre a livello internazionale anche la Svezia ha annunciato che farà domanda per entrare nella Nato. Il governo italiano si muove tra le rassicurazioni e gli avvenimenti delle sue due forze di maggioranza proprio sul tema dell’Ucraina. Oggi, intanto, la Commissione Europea ha pubblicato le sue previsioni economiche per i prossimi mesi, segnate fortemente dalla guerra e dalle sue conseguenze. Ci sono 470 persone a bordo della Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere in attesa di un porto sicuro dove poter sbarcare ormai da più di una settimana, ma né le autorità maltesi né quelle italiane si stanno muovendo. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Anche la Svezia vuole entrare nella Nato. Cosa potrebbe succedere?

La guerra in Ucraina è arrivata all’ottantaduesimo giorno. Mentre sul campo Mosca perde terreno e si concentra solamente sul sud e sul Donbass, a livello internazionale oggi anche la Svezia ha annunciato che farà domanda per entrare nella Nato, dopo che ieri la Finlandia aveva annunciato la stessa decisione.
Entrambi i paesi nordici rompono così decenni di non allineamento militare. “Lasciamo un’epoca per entrare in una nuova”, ha detto la premier svedese Magdalena Andersson. I Paesi nordici vicini alla Svezia, già membri dell’Alleanza, hanno subito promesso di assistere Svezia e Finlandia ‘con tutti i mezzi necessari’ in caso di aggressione russa.

(di Emanuele Valenti)

Potremmo dire che la decisione di invadere l’Ucraina stia producendo esattamente l’effetto contrario rispetto ai desideri del Cremlino. Putin dice da anni che la Russia è accerchiata dalla NATO – per l’allargamento dell’Alleanza Atlantica seguito alla fine della Guerra Fredda – e ora quella stessa organizzazione si sta preparando ad allargarsi ulteriormente, con l’ingresso di due paesi nordici.

I russi non sono preoccupati, nello specifico, di Svezia e Finlandia, e lo hanno detto, ma continuano a vedere dietro a tutto questo una precisa strategia occidentale, nello specifico americana. Oggi hanno ribadito proprio questo.
 Prima Putin, parlando con i leader di alcune ex-repubbliche sovietiche, e poi il suo portavoce Peskov hanno spiegato come Svezia e Finlandia non siano il problema, ma l’eventuale presenza di infrastrutture militari sul loro territorio sì e questo avrebbe delle conseguenze importanti, senza ulteriori specifiche.

Il Ministro degli Esteri di Mosca ha usato parole un po’ più dure, ma il concetto è lo stesso: il Cremlino si sente accerchiato e dietro a tutto quello che succede in Ucraina vede – o dice di vedere – un piano americano per indebolirlo. 
Ad aumentare la distanza – enorme – tra le parti, anche le ultime esercitazioni militari di questi giorni nei paesi baltici e in Polonia.

Vladimir Putin ha quindi parlato di “reazioni”, anche se non con i toni netti che ci si poteva aspettare. Abbiamo chiesto a Vittorio Emanuele Parsi, professore di relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano, cosa succederà una volta che i Svezia e Finlandia entreranno nella Nato:


 

La situazione sul campo in Ucraina tra Mariupol e la ritirata russa da Kharkiv

(di Emanuele Valenti)

Partiamo da Mariupol. Ci sarebbe un accordo tra le parti per far uscire i militari feriti dall’acciaieria Azovstal.
 L’accordo è stato finora annunciato dal Ministero della Difesa di Mosca, citato dall’agenzia RIA Novosti, e media russi e filo-russi dicono sia già operativo. 
Nessuna conferma invece da parte Ucraina, da Kyiv o da Mariupol. 
Ma nostre fonti ucraine, tra Dnipro, Zaporizhia e il territorio controllato dai russi nel sud-est, e altre fonti all’interno di organizzazioni umanitarie confermano.

Verso Mariupol starebbe viaggiando un convoglio umanitario di cui farebbe parte anche la Croce Rossa.
 I militari feriti – ne sarebbero usciti solo 20 – verrebbero portati a Novoazovsk, est di Mariupol, in territorio controllato dai filo-russi della Repubblica Popolare di Donetsk. L’accordo lo avrebbero fatto proprio loro. E da lì dovrebbero essere ricoverati negli ospedali della zona. Verrebbero trattati come prigionieri di guerra.


A livello di movimenti militari da segnalare ancora la ritirata russa nella zona di Kharkiv. Le truppe di Mosca sarebbero state spinte a pochi chilometri dal confine. La controffensiva di Kyiv intorno a Izyum – tra Kharkiv e il Donbass – sta bloccando l’avanzata russa proprio dal nord al sud del Donbass.

In un continuo cambiamento di obiettivi, i russi sembrano quindi concentrati sulla regione di Luhansk – gli manca Severodonetsk – poi dovrebbero passare a quella di Donetsk. Sempre un piccolo passo alla volta, in una guerra destinata a durare a lungo.

Il governo Draghi tra le rassicurazioni e gli avvertimenti di Lega e M5S

(di Anna Bredice)

Una navigazione a dir poco turbolenta per il governo Draghi, fatta di rassicurazioni e un minuto dopo di avvertimenti da parte della Lega e dei Cinque Stelle, due forze di maggioranza che oggi si sono messe entrambe di impegno per creare parecchia confusione, naturalmente sempre sul fronte Ucraina.
Il nuovo decreto legge sugli aiuti per affrontare il caro energia deve essere convertito in legge entro il 20 maggio, tra 3 giorni in sostanza. Oggi alla discussione generale per tre volte è mancato il numero legale, tutto va a domani. A mancare erano i gruppi di maggioranza, in particolare la Lega: il 68% dei deputati leghisti era assente. Nello stesso momento Salvini era da Draghi a Palazzo Chigi per dirgli che è contrario ad ulteriori invii di armi all’Ucraina, “all’inizio era giusto”, ha detto Salvini, “ora non è la soluzione”. Salvini ha glissato sulle assenze dei suoi deputati, ma a parte i soliti assenti del lunedì, il 68% sembra un messaggio chiaro al governo.
La stessa cosa, ma forse in maniera ancora più confusa, accadeva al Copasir da parte dei Cinque Stelle. Del resto lo stesso Conte manda da giorni messaggi confusi al governo, di fedeltà e nello stesso tempo di avvisi di pre-crisi, senza arrivare mai al punto di rottura. Il Copasir oggi ha sentito il Ministro Guerini, il quale ha presentato il terzo decreto di armi a Kiev. Tutti i membri, compresi quindi i tre parlamentari dei Cinque Stelle, hanno condiviso, dice una nota del Copasir, i contenuti del decreto e la sua aderenza alle indicazioni date dal Parlamento. Ma poco dopo una nota del Movimento ha assicurato che tutti i parlamentari sono d’accordo con Conte, “non è più il momento dell’escalation militare, scrivono, ma quello di soluzioni politiche”.
È chiaro che sia la Lega che i Cinque Stelle fanno fatica a seguire le scelte di Draghi, per quanto ora improntate in gran parte alla ricerca di un negoziato di pace, c’è una strategia di logoramento e ogni occasione è utile per questo. Giovedì il Presidente del Consiglio sarà in Parlamento e poi il 30 al Consiglio europeo. Prima di quell’appuntamento è probabile che tornerà alle Camere e in quell’occasione potrà esserci anche un voto sulle sue dichiarazioni.

Le previsioni economiche della Commissione Europea peggiorano

Oggi la Commissione Europea ha pubblicato le sue previsioni economiche per i prossimi mesi, segnate fortemente dalla guerra e dalle sue conseguenze.

(di Andrea Monti)

Lo scorso 10 febbraio, due settimane prima dell’invasione dell’Ucraina, l’istituzione di Bruxelles ipotizzava che quest’anno il Pil totale dei paesi della zona euro sarebbe salito del 4%. Ora la Commissione pensa che l’aumento sarà del 2,7%, quindi la stima è peggiorata, e lo stesso vale se si guarda solo all’Italia: tre mesi fa si prevedeva un +4,1%, ora siamo scesi a un +2,4%.
Colpisce il dato della Germania, che con un +1,6% è penultima in tutta l’Unione dopo l’Estonia. Il conflitto ha anche accelerato la crescita dei prezzi, già forte prima dell’attacco russo: adesso sia per l’eurozona sia per il nostro paese si ipotizza che nel complesso del 2022 l’inflazione sarà intorno al 6%, la più alta da quando esiste l’euro, come ha sottolineato il commissario economico Paolo Gentiloni. “Il fattore negativo schiacciante è l’impennata dei costi dell’energia”, ha commentato l’Alto Commissario finanziario Valdis Dombrovskis, e un terzo commissario – il vicepresidente Frans Timmermans – si è detto ottimista sulla possibilità di un Recovery Fund dedicato proprio all’energia, un piano europeo simile a quello approvato per la pandemia, che conterebbe innanzitutto investimenti utili ad abbandonare (o quantomeno ridurre) la dipendenza dell’Unione dal gas russo. Sia questi fondi, se ci saranno, sia quelli del “vecchio” Recovery potrebbero contribuire a far migliorare la situazione economica dal 2023, ma molto dipende da quanto durerà la guerra.

470 naufraghi in attesa di un porto sicuro a bordo della nave Geo Barents dal 9 maggio

Ci sono 470 persone a bordo della Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere in attesa di un porto sicuro dove poter sbarcare. Sono state soccorse, ricostruisce MSF, dall’alba del 9 maggio e nel corso delle successive 72 ore da sette diverse imbarcazioni in pericolo nelle zone Sar libica e maltese. Tra loro ci sono 195 minorenni, la maggior parte non accompagnati, e due bambini con meno di un anno di età. “Siamo rimasti sconcertati dall’immobilismo delle autorità maltesi e italiane di fronte a quasi 100 vite umane in pericolo – afferma Juan Matias Gil, capomissione di Msf – le forze armate maltesi, prime responsabili dei soccorsi in area Sar maltese, sono state informate nello stesso nostro momento, ma sono rimaste in silenzio e immobili, ignorando il loro obbligo legale di fornire o coordinare i soccorsi. Hanno inoltre ignorato la nostra richiesta di un porto sicuro”.

Il patto di Renzi con la Procura di Milano per salvare Expo 2015

(di Roberto Maggioni)

Feci un patto con la Procura di Milano per salvare Expo 2015. A scriverlo nel suo libro “Il Mostro” in uscita in questi giorni è Matteo Renzi. L’allora Presidente del Consiglio racconta l’incontro con l’allora capo della procura di Milano Edmondo Bruti Liberati per congelare le inchieste che rischiavano di far saltare l’evento. E così alla fine avevano ragione gli Exposcettici: senza una moratoria sulle indagini l’esposizione universale non si sarebbe fatta.
Facciamo un passo indietro. Il 4 agosto 2015, a Expo in pieno svolgimento, l’allora Presidente del Consiglio Renzi dal Giappone batte alle agenzie una dichiarazione con una inusuale frase conclusiva: ringrazio la procura di Milano per aver gestito la vicenda con sensibilità istituzionale. Per chi aveva seguito la preparazione del grande evento da vicino era il rafforzamento di un sospetto: per inaugurare in tempo Expo 2015 la procura di Milano aveva chiuso tutti e due gli occhi sulle indagini che avrebbero potuto compromettere la chiusura dei lavori in tempo per l’inaugurazione. [CONTINUA A LEGGERE SUL SITO]

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

13mila e 600 i nuovi contagi da COVID in Italia nelle ultime 24 ore. Il tasso di positività è al 13%. 102 le vittime.
Abbiamo ancora circa 19,5 milioni di italiani tra non vaccinati o che hanno un ciclo vaccinale incompleto perchè non hanno fatto la terza o quarta dose”. È la stima della Fondazione Gimbe, che sottolinea come le quarte dosi non siano ‘decollate’, tranne in alcune Regioni.
Il punto, sottolinea il Gimbe, è che “le vaccinazioni sono sostanzialmente ferme o stanno andando molto al rallentatore: per quanto riguarda le prime dosi di vaccino anti-COVID, attualmente se ne stanno somministrando circa 5mila la settimana, quindi molto poche. Anche la somministrazione delle terze dosi è fortemente rallentata: circa 8mila al giorno”.

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