Approfondimenti

I disastri naturali in Nord Africa, Kim Jong-Un in viaggio verso la Russia e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di lunedì 11 settembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. In queste ore, Marocco e Libia si trovano a fare i conti con gli effetti di due calamità diverse, ma ugualmente distruttive. Da un lato, il Marocco, dove il terremoto che ha colpito il paese nella notte tra venerdì e sabato ha già provocato più di 2600 vittime, dall’altro la Libia, che in queste ore è stata investita dall’uragano Daniel. La situazione economica Europea sta peggiorando tanto che la Commissione ha rivisto al ribasso le stime di crescita per quest’anno e il prossimo. Il commissario Gentiloni ha risposto alle accuse del governo. Tra martedì e mercoledì Putin dovrebbe ricevere Kim Jong-un a Vladivostok. Il ministero dell’interno ha disposto un aumento immediato di carabinieri e polizia a Caivano. Il calciatore della Juventus, Paul Pogba, è stato trovato positivo al testosterone dopo la sua prima partita di campionato contro l’Udinese.

Il Nord Africa devastato dai disastri naturali

In Marocco si aggrava continuamente il bilancio del terremoto di due giorni fa, sono almeno 2600 vittime. Il numero aumenta perché si iniziano a raggiungere i villaggi fino ad ora isolati, quelli sulle montagne dell’Alto Atlante, più vicini all’epicentro. Anche i feriti per ora sono più di 2600. Sono mobilitate tutte le forze di soccorso marocchine e anche la società civile. Si stanno attivando gli aiuti internazionali, anche se per ora il Marocco ha accettato i soccorsi solo di quattro paesi: Spagna, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti e Qatar. Si muovono comunque le Ong e le organizzazioni del terzo settore. Noi abbiamo raggiunto Giovan Battista Cicchetti della Protezione civile che si trova ad Adassil, uno dei villaggi più vicini all’epicentro dove l’emergenza ora è anche sanitaria.

 

L’altra emergenza è in Libia: la città di Derna, nella regione della Cirenaica, sul mare, è stata sommersa dall’acqua per l’uragano Daniel con violente piogge e inondazioni. Si teme che 2mila persone siano morte. Questa cifra è stata riferita dal primo ministro della regione. La mezzaluna rossa ha per ora confermato 150 vittime ma ha dichiarato che appunto il bilancio potrebbe salire molto. La situazione è diventata così grave perché sono crollate due dighe che si trovavano sulle montagne attorno alla città. L’acqua quindi si è riversata all’improvviso per le strade, ha raggiunto un livello di tre metri. Le prime immagini mostrano quartieri distrutti e persone sui tetti delle loro case e delle loro auto. Danni e vittime anche nella città di Bayda e Bengasi, non è ancora chiaro il loro numero. Nella regione sono stati dichiarati tre giorni di lutto. Le reali dimensioni del disastro ambientale si potranno capire solo nelle prossime ore.

La campagna elettorale antieuropeista della destra italiana

(di Luigi Ambrosio)
A Pontida stanno allestendo il palco più grande che sia mai stato allestito sul sacro prato dei leghisti: 50 metri, più due maxi schermi. Roba da concerto a San Siro. E in effetti arriva la superstar della destra estrema europea: Marine Le Pen.
Sarà il via alla campagna elettorale leghista per le europee. E Marine Le Pen è la campionessa del nazionalismo anti europeo. Oltre che essere con Salvini l’architrave del putinismo nel continente.
Poi c’è Giorgia Meloni che ha iniziato a sua volta a martellare contro Paolo Gentiloni, il commissario europeo all’economia. E c’è Crosetto, il consigliere di Meloni nonché ministro della Difesa, che se l’è presa con la Germania e i presunti privilegi che godrebbe dalle autorità europee rispetto all’Italia. Fratelli d’Italia e Lega. Le due colonne del governo italiano, faranno una campagna elettorale contro l’Europa. E al tempo stesso saranno rivali. Salvini con la destra lepenista, filorussa. Meloni con le destre polacche e spagnole soprattutto, filo Nato. Ma tutti, anti unione europea. E chi se ne frega delle conseguenze. La cosa importante per Meloni e Salvini è prendere i voti dei populisti e dei nazionalisti. E soprattutto la cosa importante è buttare la palla in tribuna, ora che la finanziaria si svela per quello che sarà: una manovra al ribasso, che non affronterà i problemi del Paese e che non manterrà le promesse elettorali. Meglio, dare tutta la colpa all’Europa, ai burocrati, ai traditori, agli anti italiani, e via di questo passo. Nel più classico stile della ditta.

Guerra, inflazione e incertezza complicano la manovra economica

L’Europa non sta bene. La situazione economica del Continente sta peggiorando, tanto che la Commissione ha rivisto al ribasso le stime di crescita per quest’anno e anche per l’anno prossimo. La guerra in Ucraina che alimenta l’incertezza, l’inflazione che deprime i consumi, un clima di sfiducia che frena gli investimenti. E persino gli eventi meteo estremi che richiedono ingenti investimenti di ricostruzione.

Tutto questo sta creando le condizioni di una nuova recessione continentale, a cui quella della Germania contribuisce non poco.

L’Italia non fa eccezione. Lo confermano le stime pubblicate oggi da Bruxelles ma anche i dati sulla produzione industriale….

(di Alessandro Principe)
Quest’anno l’economia italiana crescerà solo dello 0,9%, con una sforbiciata dello 0,3 rispetto a quanto previsto solo qualche mese fa. L’anno prossimo l’economia sarà ancora più esangue, la crescita prevista è dello 0,8, mentre per gli altri principali paesi è prevista una leggera risalita. Il dato sulla produzione industriale di luglio dice che la manifattura italiana soffre: -0,7% che porta il dato annuale oltre il -2. Così come soffrono i consumi, depressi da alta inflazione e bassi salari. In questa situazione, la manovra economica per Meloni e Giorgetti è sempre più complicata. Le risorse sono poche, e ottenere una riforma del patto di stabilità a noi favorevole è sempre più una necessità: con un Pil così basso rispettare un vincolo rigido sarebbe impossibile. Per questo attaccare Gentiloni non sembra una buona idea. Noi abbiamo bisogno di un rapporto collaborativo con Bruxelles ora più che mai. Tanto più che ci sono almeno altre due partite aperte. Il Pnrr non è una grana archiviata, il percorso di verifica degli impegni presi è appena cominciato. E poi c’è il Mes: tutti lo hanno ratificato perché tutti vogliono lo scudo per il sistema bancario se dovesse servire. Noi no, perché la Destra ne ha fatto sempre una bandiera sovranista. All’Ecofin di venerdì Giorgetti dovrà inventarsi qualcosa. Ma ormai non c’è più spazio per i rinvii.

L’incontro fra Putin e Kim Jong-un

(di Emanuele Valenti)
Tra martedì e mercoledì Putin dovrebbe ricevere Kim Jong-un a Vladivostok. Sul tavolo uno scambio: munizioni di artiglieria di produzione nord-coreana da usare in Ucraina, per aiuti umanitari e tecnologia russa funzionale ai programmi militari di Pyongyang.

La guerra in Ucraina ha provocato una spaccatura importante all’interno della comunità internazionale, ha allargato la distanza tra Stati Uniti e Cina, ha parzialmente isolato Mosca. A tal punto che il Cremlino avrebbe chiesto armi ai nord-coreani, uno dei paesi più chiusi e più poveri al mondo. Paese che a fasi alterne è riuscito a tenere rapporti proprio con i russi – prima erano i sovietici – e i cinesi.

L’isolamento e le difficoltà di Putin sono evidenti. Il programma nucleare nord-coreano, per esempio, è stato per esempio per lungo tempo oggetto di sanzioni ONU votate in consiglio di sicurezza anche dalla Russia. Ma ora la necessità di resistere in Ucraina gustificano anche questo passo.
Ma dietro all’incontro dei prossimi giorni tra Putin e Kim ci sono anche altri attori della comunità internazionale. A partire dai cinesi. Quasi tutti gli attori della comunità internazionale sembrano desiderare la fine della guerra in Ucraina ma il come e il quando sono troppo complicati. La spaccatura geopolitica tra i due blocchi rimane.

Il Cremlino si prepara a una guerra di lunga durata

(di Alessandro Gilioli)
L’incontro fra Putin e Kim Jong ci conferma quello che tutti temevamo, cioè che la guerra sarà ancora molto lunga.
Il presidente russo infatti va a Vladivostok per comprare dai nordcoreani munizioni di artiglieria da aggiungere alla produzione nazionale: un segnale che il Cremlino si prepara a scontri di trincea non solo per il prossimo mese, prima che arrivi il freddo, ma anche per la primavera e l’estate del 2024.

Sul fronte opposto, il governo di Kiev non sembra frustrato dal fallimento della controffensiva degli ultimi mesi: e se a febbraio prometteva di riprendersi tutti i territori entro quest’autunno, adesso parla del prossimo anno come quello decisivo.

Insomma, i due Paesi in guerra guardano già al 2024 come a un altro anno di guerra, ciascuno contando di avere più armi, e queste ormai sono le uniche a parlare, nel silenzio della diplomazia. In media, secondo i calcoli più prudenti, dall’inizio della guerra muoiono dalle 2 alle 300 persone al giorno. Una mattanza quotidiana, che andrà avanti ancora a lungo.

Le nuove misure di sicurezza a Caivano

Il ministero dell’interno ha disposto un aumento immediato di carabinieri e polizia a Caivano, dopo che ieri sera 19 colpi d’arma da fuoco sono stati sparati per strada in quella che viene definita una “stesa”. Verranno aggiunti 200 uomini. Anche il ministro dell’istruzione Valditara ha detto che il 18 ottobre tornerà a Caivano e annuncerà nuove misure. La gente del parco verde però ha paura e teme di essere abbandonata nel momento in cui il quartiere sparirà nuovamente dai giornali.
Riccardo Bessone ha intervistato Bruno Mazza fondatore dell’associazione un’Infanzia da vivere di Caivano

 

Pogba è risultato positivo al testosterone

La Juventus sarebbe in vendita per 1,5 miliardi di euro secondo un’indiscrezione del quotidiano Il Giornale, smentita nettamente da Exor. La holding della famiglia Agnelli proprietaria della maggioranza della società, ha comunicato che le ipotesi “sono destituite di fondamento”. Il calciatore bianconero Paul Pogba è inoltre risultato positivo al testosterone dopo la prima partita di campionato con l’Udinese e rischia una squalifica di 4 anni. Notizie che arrivano in un momento delicato per la Juventus, tra debiti e guai giudiziari. Sull’ipotesi di vendita abbiamo sentito Marco Bellinazzo, giornalista del Sole24Ore.

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    Redazione
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    Un discorso sul potere. Del capo del governo e dei presidenti delle regioni. Ospite oggi a Pubblica l’economista Gianfranco Viesti, dell’università di Bari. Viesti ha intrecciato la discussione sulle modifiche costituzionali, che il governo Meloni e la sua maggioranza stanno preparando e che riguarderanno principalmente i poteri dell’esecutivo e del presidente del consiglio, e il progetto sull’autonomia differenziata (Viesti è autore del libro “Contro la secessione dei ricchi. Autonomie regionali e unità nazionale”, appena pubblicato da Laterza). «L’autonomia differenziata – sostiene Viesti - così come il premierato sono elementi di una grande discussione sul potere in Italia. In altre parole, su chi comanda, su come viene scelto chi comanda e attraverso quali meccanismi viene esercitata la funzione di controllo da parte dei parlamentari e di noi cittadini. E’ dunque – aggiunge il professor Viesti - una discussione fondamentale». Viesti racconta anche delle ultime modifiche del PNRR che il governo Meloni ha rischiesto alla Commissione europea. Per l’economista dell’università di Bari alla base di tali richieste non ci sono ragioni burocratiche, ma ragioni politiche. «Il governo Meloni – secondo il professor Viesti - crede poco negli investimenti pubblici e quindi ha definanziato una serie fondamentale di investimenti pubblici, a partire da quelli per le città fino a quelli per la sanità territoriale. Come li usa questi soldi? Li usa principalmente in sussidi alle imprese. Sussidi – conclude Viesti - che sono evidentemente legati ad un progetto politico del governo di legittimarsi come controparte, da un lato di Confindustria e dall’altro delle grandi imprese pubbliche di cui ha preso il controllo».

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