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I missili russi sui civili ucraini, il duro scontro tra magistrati e governo e le altre notizie della giornata

Il racconto della giornata di giovedì 5 ottobre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. “Un attacco brutale e dimostrativo”. Così il presidente ucraino Zelensky ha denunciato il bombardamento che ha colpito oggi il villaggio di Groza, vicino a Kupiansk, nella regione di Donetsk. Le vittime sono 51, ed è uno dei peggiori attacchi dall’inizio della guerra. Giorgia Meloni punta ad utilizzare il vertice di Granada per cercare alleati per portare avanti la sua linea dura sulle migrazioni. Matteo Salvini ha diffuso un video di 5 anni fa in cui si vede la giudice Iolanda Apostolico a una manifestazione. A causa delle norme sulla tassa di successione, i figli di Berlusconi erediteranno il patrimonio del padre pagando poche migliaia di euro di tasse. 

Ucraina, 51 persone uccise nel raid su un villaggio vicino a Kupiansk

(di Martina Stefanoni)
Un missile – che secondo le prime ricostruzioni sembrerebbe un iskander russo – ha colpito intorno all’ora di pranzo un bar e un alimentari nel villaggio di Groza. Le persone stavano partecipare ad una veglia funebre, in totale c’erano 60 persone. È uno degli attacchi con più vittime dall’inizio della guerra, secondo solo a quello sul teatro di Mariupol, dove morirono circa 300 persone.
Per rendere l’idea della drammaticità della strage, si pensi che Groza è un villaggio molto piccolo, i suoi abitanti sono circa 500, e quindi circa il 10% della popolazione è morta nell’ attacco.
La zona di Kupiansk è da tempo al centro dei bombardamenti, e anche dal punto di vista dei combattimenti di terra la linea kupiansk – lyman è una delle più complicate.
Poco fa anche il segretario generale delle nazioni unite Guterres ha condannato l’attacco, chiedendo la fine degli attacchi deliberati sui civili.

Questo attacco missilistico arriva proprio mentre Zelensky si trova a Granada, dove tra oggi e domani a vanno in scena due vertici importanti. Oggi appunto quello della comunità politica europea aperta a capi di Stato e di governo anche extra Ue, creata dall’invasione russa. Per Zelensky questo vertice è fondamentale non solo dal punto di vista simbolico, ma anche perché arriva in un momento molto delicato per quanto riguarda i rapporti di Kiev con l’occidente. I temi centrali – in quest’ambito – sono due: da un lato quello degli aiuti, in un momento in cui gli stati uniti barcollano internamente su questo aspetto. Zelensky infatti parlando in spagna ha ribadito l’importanza di un’Europa unita, che continua a lottare per i valori europei anche mentre gli stati uniti vivono una situazione di crisi politica e ha ribadito che Biden gli ha assicurato il sostegno usa al 100%. l’altro tema è invece quello dell’integrazione ucraina nell’unione europea. La Commissione europea vorrebbe esplorare formule diverse per una graduale integrazione di kiev nell’unione, creando una sorta di orbita esterna che comprenderebbe non solo Kiev ma anche gli altri paesi candidati. Una sorta di adesione ibrida, quindi, che ha il chiaro sostegno della Francia e del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ma che solleva malumori per diversi stati membri. Un tema molto complesso che verrà discusso ulteriormente nella giornata di domani, dedicata unicamente ai 27 paesi membri.

In spagna, Giorgia Meloni cerca alleati per portare avanti la linea dura sui migranti

Tra i temi che verranno discussi domani al summit di Granada c’è anche quello dei migranti. Il vertice arriva 24 ore dopo la piccola vittoria incassata dal governo italiano sul patto sulle migrazioni, dopo che Berlino ha acconsentito a togliere dal testo il passaggio sulle Ong. Anche se nella sostanza, il cambiamento è minimo. La premier, però, punta ad utilizzare il vertice di Granada per cercare alleati per portare avanti la sua linea dura sulle migrazioni. Meloni e il primo ministro inglese Sunak fanno fronte comune e oggi hanno convocato una riunione con i leader di Olanda, Albania e Francia, oltre a Von der Leyen e Charles Michel. Secondo quanto si apprende i sei leader dovrebbero firmare un’intesa in 8 punti che punta a rafforzare la lotta contro i trafficanti e ad incrementare gli accordi con i paesi nord africani, come Libia e Tunisia.

Salvini ha diffuso un video della giudice Apostolico in corteo

È uno scontro durissimo quello tra il governo e i magistrati, esasperato dall’ultima mossa di Salvini. Il vicepremier ha diffuso un video di 5 anni fa in cui si vede una donna che viene indicata come la giudice di Catania che ha scarcerato i migranti partecipare a una manifestazione. È il 2018, Salvini è ministro dell’Interno e sta bloccando le navi fuori dai porti. La manifestazione è sul molo di Catania, qualche decina di persone, circondate dalla polizia. Urlano “assassini”.

Salvini lo ha diffuso attaccando la giudice Iolanda Apostolico. È intervenuta l’associazione nazionale magistrati dicendo che è preoccupante lo “screening” dei giudici per delegittimarli. Mentre dalla Lega si scatenava una ridda si attacchi indirizzati alla magistrata, comprese richiesta di intervento al ministro della giustizia.

(di Anna Bredice)
Un video come una gogna, utilizzato da Matteo Salvini per screditare la decisione della giudice che non ha convalidato il fermo di quattro migranti nel Cpr di Pozzallo, attaccandola e nello stesso usando questo caso per lanciare il dubbio sull’imparzialità di tutti i magistrati. L’operazione di Salvini contro la giudice Iolanda Apostolico ogni giorno trova nuove forme di attacco: questa volta si tratta di un video postato su Twitter da Salvini dove si vedrebbe la magistrata partecipare nel 2018 ad una manifestazione nella quale si chiedeva lo sbarco dei migranti dalla nave Diciotti. In quel periodo ministro dell’Interno era proprio Salvini, che ancora oggi paga le conseguenze di quei mancati sbarchi. Domani infatti c’è una nuova udienza per la Open Arms e lui arriverà sicuramente nell’aula del Tribunale usando come sua difesa la presunta imparzialità dei giudici nei suoi confronti. Iolanda Apostolico non ha voluto né confermare né smentire quel video, si è trincerata nel silenzio, aveva però già detto nei giorni scorsi quello che pensava degli attacchi sferrati dalla stessa Presidente del Consiglio, “se qualcuno contesta la mia sentenza, aveva detto, può impugnarla fino in Cassazione. Ed è lo stesso concetto che anche l’Associazione nazionale dei magistrati, l’Anm, ribadisce oggi, parlando di uno “screening” della vita privata dei magistrati, che dovrebbero essere valutati solo per le loro decisioni e non per i comportamenti privati. Ricorda il caso del giudice Mesiano, deriso, giudicato sulle reti di Berlusconi per via dei suoi calzini, era il magistrato che aveva condannato la Fininvest. Questa volta si tratta dei magistrati che devono applicare il decreto Cutro soprattutto nella detenzione nei Cpr, Salvini utilizza il tema, come ha sempre fatto, per cavalcare i consensi, Italia viva lo segue con Renzi che oggi critica la magistrata per la sua partecipazione alla manifestazione. Ma sulla giustizia, sulle maggiori sanzioni nei confronti dei magistrati Salvini e Renzi sono andati spesso molto d’accordo.

Chi ha passato a Salvini quel video?

(di Alessandro Gilioli)
Chi ha passato a Salvini il video di cinque anni fa con la giudice Apostolico che manifestava per i migranti?
La domanda è lecita, finora non ha avuto risposta e possiamo pensare che a ripescarlo sia stato un militante leghista con la memoria lunga e una grande capacità di riconoscere le facce, anni dopo.
Però è anche possibile che le cose siano andate diversamente e forse avremmo diritto a saperlo.
Perché nel 2018 Salvini era ministro dell’Interno, la manifestazione era contro di lui e si sa cosa fa la polizia in questi casi, cioè fotografa tutti, poi risale all’identità dei manifestanti e li scheda.
Insomma è possibile che la giudice Apostolico in quell’occasione sia stata schedata dalla polizia e che cinque anni dopo sia stato il Viminale, o qualcuno del Viminale, a rispolverare quella vecchia scheda, passandola a Salvini.
In altre parole, è lecito il sospetto che informazioni riservate di polizia siano state usate dal ministro per uno scontro politico che tra l’altro è anche uno scontro fra organi dello Stato, governo e magistratura.
Sarebbe, ovviamente, una cosa mai vista in una democrazia, quindi aspettiamo che sia Salvini stesso a escludere che questo sia avvenuto, dicendoci come è venuto in possesso di quelle vecchie informazioni sulla giudice e fornendo le relative prove.

I figli di Berlusconi pagheranno poche migliaia di euro di tasse per ereditare un patrimonio di miliardi

(di Massimo Alberti)
I figli di Berlusconi erediteranno il patrimonio del padre pagando poche migliaia di euro di tasse. Questo a causa delle norme assai blande sulla tassa di successione, e di tutte le scappatoie per evitarlo. Oggi l’Ansa ha confermato quanto anticipato da Repubblica: su un’eredità stimata tra i 5 e 6 miliardi di euro, a fini fiscali il patrimonio ammonta a 458 milioni. 423 sono il valore delle quattro holding cui fa capo Fininvest. Cifra su cui i figli di Berlusconi hanno chiesto l’esenzione dalle tasse, in base alla legge che lo consente previo impegno a mantenerne il controllo per almeno 5 anni. Gli altri 35 milioni sono proprietà immobiliari che valgono poco più di un milione di tasse, ma con una franchigia di un milione a testa: cioè zero. È solo l’ultimo clamoroso caso di una delle più palesi distorsioni ed ingiustizie del sistema fiscale italiano.
Non a caso qualcuno considera l’Italia una sorta di paradiso fiscale per gli ereditieri. Ci sono ragioni sociali e storiche, che negli anni hanno portato la politica, vedi governo Amato prima con la riduzione, e Berlusconi poi con la sua abolizione, a rendere impossibile toccare le tasse di successione: in parte lo fece prima Prodi, poi Monti, nella forma timida che resta oggi. L’Italia è un paese che vive sulla rendita, cioè su reddito non da lavoro. E chi tocca la rendita, muore. Anche se si tratta di quella dei miliardari: oggi toccate la loro, domani toccherete la mia, pensa qualcuno. Il ragionamento ideologico ribalta il tema del merito, sulla base di cui altri paesi, con senso di sacralità ancor più alto della proprietà privata, impongono tasse di successione altissime. Con i soldi che ho fatto col mio sudore faccio quel che voglio! Si grida in Italia. Ma se le colpe non cadono sui figli, non dovrebbero nemmeno i meriti: e allora perché la ricchezza che una persona non ha creato, ma appunto si ritrova senza alcun merito, non dovrebbe essere tassata? E così il figlio di un miliardario, solo per essere nato dalla parte giusta, ha un’aliquota tra il 4% e l’8% (un terzo o meno di un operaio) ma con un milione di franchigia per parenti in linea diretta e coniuge, e 100mila tra fratelli. Con un tale spettro di esenzioni, che anche chi eredita imperi come appunto i figli di Berlusconi, di fatto non paga alcunché. Giusto garantire tutela a chi passa un appartamento, ma da lì a non aver alcuna progressività ce ne passa. Per cui, proprio per il principio dei soldi fatti col sudore, in Germania si va ad esempio dal 5% al 45%, in Germania dal 7% al 50%, negli Usa fino al 40%, in Spagna al 34%, in Belgio fino all’80%. Perché se il sudore non è il tuo, paghi. La crescita delle diseguaglianze ha portato istituzioni come l’OCSE a chiedere espressamente di alzare le tasse di successione. Per una questione di merito, giustizia, equità, che non può certo essere sostituita dal sangue.

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