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La società civile si muove per portare gli aiuti a Gaza, i malumori tra la sinistra e il centro e le altre notizie della giornata

Open Arms Gaza ANSA

Il racconto della giornata di giovedì 14 marzo 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Dovrebbe arrivare domani a Gaza la nave di Open Arms che trasporta 200 tonnellate di aiuti; a Cipro si sta preparando a salpare una seconda nave della società civile, mentre la linea di Netanyahu non cambia nonostante le pressioni crescenti. Le regionali stanno diventando il campo dove le due coalizioni mettono in evidenza i loro limiti e le loro divisioni. L’Italia del 2024 è ancora un paese talmente razzista che basta avere la pelle nera per essere un sospettato: la storia di Idrissa Diallo, picchiato dai carabinieri a Modena mentre stava aspettando l’autobus. La Ocean Viking è diretta verso Ancona: le autorità italiane hanno assegnato un porto che dista oltre 1.400 km alla nave umanitaria della Ong SOS Méditerranée, che dopo diverse operazioni di salvataggio, al momento trasporta 224 migranti.

Le pressioni degli USA su Israele non smuovono Netanyahu

Sono oltre 31.300 le vittime palestinesi a Gaza dall’inizio del conflitto, più di 5 mesi fa; il dato è stato diffuso oggi dalle autorità sanitarie locali. Le operazioni israeliane continuano infatti su tutto il territorio della Striscia; la scorsa notte l’esercito ha aperto il fuoco su una folla di palestinesi in attesa di aiuti umanitari: almeno 6 i morti, oltre 80 i feriti. Dovrebbe arrivare domani a Gaza la nave di Open Arms che trasporta 200 tonnellate di aiuti; a Cipro si sta preparando a salpare una seconda nave della società civile, a bordo si stanno caricano 300 tonnellate di cibo e forniture mediche. “Sono una goccia nel mare”, denunciano decine di Ong.
Di fronte alla crisi umanitaria sempre più grave, gli Stati Uniti oggi sono tornati a fare pressione su Israele: il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale John Kirby ha chiesto a Tel Aviv di aprire una indagine sull’attacco militare che ieri ha colpito una struttura Onu per la distribuzione degli aiuti alimentari, e che ha provato la morte di un funzionario delle Nazioni Unite e diversi feriti. Ma contro Netanyahu si è scagliato anche il leader della
maggioranza dem al Senato Chuck Schumer. “La coalizione di Netanyahu non soddisfa più i bisogni di Israele”: ha detto in un duro intervento in aula in cui ha descritto il premier israeliano come “un ostacolo alla pace” chiedendo nuove elezioni e “significative correzioni di rotta” nella guerra a Gaza. Il governo israeliano è messo continuamente sotto pressione anche dal fronte crescente dei famigliari degli ostaggi, che chiedono le sue dimissioni. La linea di Netanyahu però non cambia.
 

I malumori tra sinistra e centro sono buone notizie per la destra

(di Anna Bredice)

Le regionali stanno diventando il campo dove le due coalizioni mettono in evidenza i loro limiti e le loro divisioni. E succede per entrambe le forze, nel Veneto per la destra, in Basilicata per la sinistra e il centro. Domenico Lacerenza, primario di oculistica, è il candidato di Pd, Cinque Stelle, Verdi e Sinistra in Basilicata. Lo ha saputo poche ore prima dei giornalisti e ha raccontato di non aver ancora sentito né Schlein né Conte. Inaspettata per lui questa candidatura e anche per molti altri, Lacerenza è sostenuto dall’ex candidato Chiorazzo e frutto di un accordo soprattutto tra Pd e Cinque Stelle per riuscire a tenere insieme il campo non larghissimo ma limitato ai partiti di sinistra. Se Chiorazzo non andava bene a Conte, Lacerenza è il nome che li ha messi d’accordo. Lasciando fuori, però, Azione di Calenda che per i Cinque Stelle è la causa della perdita dei voti in Abruzzo. Calenda non si è fatto pregare e ha annunciato che il suo partito potrebbe sostenere il candidato di destra, il governatore uscente Bardi. Ma Azione in Basilicata non è un partito di poco conto, ne fa parte Marcello Pittella che è stato il residente della regione in precedenza. Per la destra questi malumori tra centro e sinistra sono buone notizie. Sperano che la Basilicata diventi un nuovo Abruzzo e oggi la scelta dell’Aquila come capitale della cultura ha fatto pensare ad alcuni nell’opposizione che non sia stata casuale come decisione, una sorta di ricompensa per la vittoria di pochi giorni fa. Ma nel Veneto le cose potrebbero non mettersi bene. Salvini ha provato a forzare ieri con il terzo mandato per assicurarsi la ricandidatura di Zaia l’anno prossimo, non se ne è fatto nulla e ora i leghisti della regione dicono, “senza Zaia potremmo andare da soli alle regionali”.

La nave Ocean Viking in viaggio verso Ancona dopo un salvataggio

La Ocean Viking è diretta verso Ancona: le autorità italiane hanno assegnato un porto che dista oltre 1.400 km alla nave umanitaria della Ong SOS Méditerranée, che dopo diverse operazioni di salvataggio, al momento trasporta 224 migranti.
L’arrivo è previsto per lunedì pomeriggio; un tempo troppo lungo e un viaggio inutile, denuncia l’Ong sui suoi social: “Rischia di peggiorare le condizioni mediche dei naufraghi, alcuni sono ancora attaccati all’ossigeno per riprendersi”. Tra le persone a bordo ci sono anche i 25 superstiti di un barcone partito dalle coste libiche e rimasto alla deriva per oltre una settimana, e che all’inizio del viaggio trasportava circa 80 persone.

(di Mattia Guastafierro)

Si sono spenti pian piano, uno dopo l’altro, di fronte agli occhi dei loro compagni. Per la fame e per la sete, con il sale a irritare le ustioni da carburante sui corpi. Sono morte così almeno 50 persone, uomini e donne, partiti dalla Libia circa una settimana fa. Tra loro anche un bambino. I corpi gettati in mare, in quell’enorme cimitero a cielo aperto che è il Mediterraneo.
A raccontarlo è chi è rimasto, i 25 che sono sopravvissuti alla rotta più mortale del mondo. Un inferno che, forse, il racconto mediatico quotidiano delle migrazioni non riesce più a restituire, con ogni storia che sembra così uguale alle altre. Erano salpati dalla città di Zawiya, venerdì scorso. Dopo tre giorni, il motore della loro imbarcazione si è rotto, lasciando il gommone semi-sgonfio alla deriva. Finito il cibo c’è chi ha bevuto l’acqua di mare. Per una settimana hanno vagato così tra le onde, invisibili, finché non li ha avvistati per caso la Ocean Viking, una delle poche navi umanitarie scampate ai fermi delle autorità italiane. Navi bloccate in porto perché si rifiutano di collaborare con i libici, gli stessi che avrebbero ignorato gli Sos del gommone. Al momento del salvataggio, alcuni dei migranti a bordo erano in stato di incoscienza. Molti sono ancora adesso attaccati all’ossigeno. Il viaggio non è però finito. Le autorità italiane hanno assegnato Ancona come porto di sbarco. Altri 1.450 chilometri di tragitto. Ma anche questa è sempre la stessa storia.

Idrissa Diallo, picchiato dai carabinieri a Modena mentre stava aspettando l’autobus

(di Lorenza Ghidini)

L’Italia del 2024 è ancora un paese talmente razzista che basta avere la pelle nera per essere un sospettato. 

Se a Milano salite sull’autobus 90/91 senza biglietto e sale il controllore, potete stare tranquilli che avrete il tempo di scendere prima che vi becchino, perché per prime controlleranno tutte le persone di pelle scura.


Se siete alla fermata e passa una macchina dei carabinieri, non vi guarderà neanche – perché dovrebbe? Cosa state facendo di sospetto? 

Per Idrissa Diallo invece, a Modena, si sono fermati, e pochi minuti dopo

 lo hanno pure preso a pugni. Gli hanno chiesto i documenti. Lui è perfettamente regolare, ma non li aveva con sé. Si è offerto di farsi portare il permesso di soggiorno dall’amico con cui vive, ma i carabinieri evidentemente non avevano voglia di aspettare e hanno deciso di portarlo 

in caserma. A pugni, perché lui, che doveva andare a lavorare al ristorante, e a quel punto si stava davvero spaventando, ha cercato di non salire sulla macchina. 

Hanno detto, i due militari che nel frattempo sono stati già trasferiti, che aveva un atteggiamento sospetto perché sembrava aspettare qualcuno. L’autobus, forse?

Kiev esorta la comunità internazionale a non riconoscere il voto in Russia

Il governo ucraino ha esortato la comunità internazionale a respingere i risultati delle elezioni presidenziali russe che si terranno questo fine settimana, anche nelle zone dell’Ucraina occupate dalle truppe di Mosca. Saranno delle elezioni farsa, ha detto il ministro degli esteri ucraino .
La Procura di Mosca ha messo in guardia dal partecipare a manifestazioni presso i seggi il 17 marzo, ultimo dei tre giorni delle elezioni presidenziali. 
Mosca cita l’iniziativa “Mezzogiorno contro Putin”, promossa prima da Alexei Navalny e, dopo la sua morte, dal suo team, per chiedere ai cittadini di recarsi tutti alle urne domenica alle 12 per mostrare la loro opposizione al presidente. I raduni, avverte la Procura, non sono stati autorizzati. Sul clima pre-elettorale pesa anche la notizia della morte del vicepresidente di Lukoil, la più grande impresa petrolifera russa: oggi Vitaly Robertus, 54 anni, è stato trovato morto impiccato nel bagno del suo ufficio, in quello che sembrerebbe un suicidio. È il terzo alto dirigente del settore petrolifero e del gas a morire in circostanze improvvise in meno di due anni.

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    Le proteste arrivano anche nei fast food: lo sciopero nei McDonald's di Orio Center

    La mobilitazione di lavoratrici e lavoratori di McDonald’s proseguirà anche nei punti vendita gestiti da affiliati, se l’azienda continuerà a rifiutare di aprire un tavolo di trattativa per il contratto integrativo aziendale. Lo dicono i sindacati, che lo scorso fine settimana hanno indetto uno sciopero di otto ore per i dipendenti diretti di Mc Donald's Italia. L’azienda sostiene che – con il 92% dei ristoranti gestito da affiliati – non sarebbe dovuto un integrativo per i pochi punti vendita diretti, che in Italia sono solo 60 su 740. A Bergamo, dove McDonald’s ne gestisce direttamente due all’interno del centro commerciale Orio Center, con più di 70 dipendenti, hanno aderito in tante e tanti. Daria Locatelli di Filcams CGIL Bergamo ha seguito la vicenda.

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    L'Orizzonte delle Venti di martedì 29/04/2025

    Nella puntata dell'Orizzonte delle Venti del 29 aprile 2025, condotta da Luigi Ambrosio, torniamo al blackout che ha lasciato senza energia elettrica Spagna e Portogallo. È partito l'attacco alle rinnovabili, un attacco interessato, mentre i gestori della rete escludono un episodio di guerra ibrida. Ma resta la domanda: perché due episodi anomali in pochi minuti? Il blackout iberico ci dice quanto le reti da cui dipendiamo, elettriche ed informatiche, siano a rischio. È un problema economico e strategico. Forse non si è trattato di guerra ibrida questa volta, ma ora sappiamo quanto il rischio sia reale. Ne discutiamo con Lorenzo Tecleme, giornalista che vive e lavora in Spagna; Gianluca Ruggeri, professore all'Università dell'Insubria, ingegnere ambientale, Marco Schiaffino, esperto informatico.

    L’Orizzonte delle Venti - 29-04-2025

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    1) A Gaza un genocidio in diretta streaming. L’accusa di Amnesty International a Israele nel suo rapporto annuale sui diritti umani nel mondo. (Riccardo Noury - Amnesty Italia) 2) 100 giorni di Donald Trump. Il presidente Usa celebra il traguardo in Michigan nella patria dell'automobile. L’obiettivo è riaffermare il suo impegno per ricostruire l’industria americana. Intanto, però, cala nei sondaggi. (Roberto Festa) 3) Canada, alle elezioni vincono i liberali di Carney. Il prezzo pagato dai conservatori per la vicinanza a Donald Trump. (Chawki Senouci) 4) Spagna, il giorno dopo il grande blackout le autorità escludono l’attacco hacker. Il crollo dell’energia elettrica, però, è già diventato una nuova occasione per attaccare la transizione ecologica. (Giulio Maria Piantadosi) 5) Nel parlamento francese oggi un minuto di silenzio per il ragazzo ucciso in moschea venerdì. Ma il governo si rifiuta di parlare di islamofobia. (Francesco Giorgini) 6) Rubrica Sportiva. Il miracolo del Wrexham, il club calcistico gallese che ha raggiunto una storica promozione. (Luca Parena)

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