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Non si ferma la guerra in Israele e Palestina, la nave di MSF torna nel Mediterraneo e le altre notizie della giornata

migranti lampedusa ANSA

Il racconto della giornata di giovedì 13 maggio 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Non si ferma la guerra in Israele e Palestina. Dai vaccini continuano ad arrivare buoni segnali, ma la campagna italiana attraversa una fase di stallo e le Regioni continuano a muoversi in ordine sparso. Nel Mediterraneo si continua a morire in un vuoto desolante di soccorsi, Medici Senza Frontiere torna in mare con la sua nave. L’ultimo sondaggio di oggi, Agi-YouTrend certifica ciò che Salvini ha sempre temuto, il sorpasso di Giorgia Meloni nel gradimento dei leader, la prima è al 28%, Salvini al 27%. Infine, i dati di oggi sull’andamento dell’epidemia da COVID in Italia e la campagna di vaccinazione.

Non si ferma la guerra in Israele e Palestina. Sfumata l’ipotesi di un cessate il fuoco

Non si ferma la guerra in Israele e Palestina. Stamattina un cessate il fuoco sembrava a portata di mano, ma nel pomeriggio sono ricominciati gli attacchi aerei contro la Striscia e i lanci di razzi verso Israele.
Il premier israeliano Netaniahu ha di nuovo evocato la possibilità di un intervento di terra nella Striscia. Altri settemila riservisti sono stati richiamati in servizio e tutte le licenze nell’esercito sono state sospese. Mentre in molte città del sud e del centro di Israele sono risuonate anche oggi pomeriggio le sirene anti-razzo, Netaniahu è andato in visita a Lod, una delle città teatro in questi giorni di incidenti di piazza e attacchi di estremisti ebrei ai danni di arabi-israeliani: qui ha annunciato il coprifuoco e detto che potrebbe autorizzare la detenzione amministrativa, cioè arresti non convalidati da un giudice, per fermare le violenze.
Oggi è l’Eid, il giorno in cui i musulmani celebrano la fine del Ramadan. In centomila si sono riuniti sulla spianata delle moschee. Ma a Gerusalemme est, la parte di città abitata dagli arabi israeliani, non c’è stato nessun festeggiamento. Anche Gaza ha celebrato la fine del Ramadan in silenzio e dentro le case, mentre fuori continuavano a cadere le bombe. Sara è una ragazza di 16 anni che vive a Gaza City:

Dall’inizio della settimana oltre 1.600 razzi sono stati sparati dalla striscia in direzione di Israele, e centinaia di raid aerei israeliani hanno colpito Gaza. Le vittime sono 83 tra i palestinesi e sette tra gli israeliani. Secondo l’Unicef tra questi 19, tra israeliani e palestinesi, sono bambini. Uno degli elementi più significativi e preoccupanti di questi giorni di guerra sono le violenze nelle città miste, abitate cioè sia da arabi che da ebrei. Violenze che si possono leggere anche come un’eredità dei dodici anni di potere di Benjiamin Netaniahu, come spiega il giornalista israeliano Barak Ravid:


 

(di Chawki Senouci)

La mattinata dell’Aid al Fitr a Gaza prometteva bene. Nessuna bomba israeliana fino alla fine della preghiera nelle moschee della striscia. La mediazione arabo-americana sembrava a buon punto e l’annuncio di una tregua imminente. Poi la festa fu interrotta prima dai droni a caccia della leadership di Hamas e poi dai razzi contro le città israeliane e la ripresa dei raid su Gaza e infine dalla minaccia di una campagna terrestre.
A questo punto il premier israeliano Netanyahu ha bisogna di una vittoria militare schiacciante per poter rimanere al potere, per poter giustificare le provocazioni dei suoi a Gerusalemme est.
Hamas invece deve dimostrare all’opinione pubblica palestinese e araba di essere l’unico soggetto politico nel medio oriente in grado di affrontare a viso aperto la più grande potenza militare della regione. Siamo davanti a impasse politica? Si. Solo una forte iniziativa congiunta di Stati Uniti e paesi del Golfo potrà fermare gli attacchi contro i civili a Gaza e in Israele.

Buoni segnali dai vaccini, ma le Regioni continuano a procedere in ordine sparso

I buoni segnali continuano ad arrivare dai vaccini: secondo un studio dell’Università di Ferrara, il primo in Italia del genere, nella popolazione vaccinata si è rilevato un calo dei contagi del 95% e dei casi gravi del 99%. La campagna italiana attraversa una fase di stallo: lo ha ammesso lo stesso commissario Figliuolo definendo interlocutorio il mese di maggio, e puntando su giugno per quella che ha definito “la spallata”. Restano alcuni problemi strutturali delle diverse regioni, in ordine sparso anche sull’inizio delle iniezioni ai 40enni.

(di Massimo Alberti)

Allo stato attuale, la campagna vaccinale italiana è ai limiti della propria capacità, sulla base delle dosi disponibili, dei punti di vaccinazione, delle agende delle prenotazioni. Pur con l’accelerazione degli ultimi 15 giorni, la media resta intorno a 470mila, sotto quell’obbiettivo delle 500mila dosi, rendendo irraggiungibile, allo stato attuale, la copertura del 70% della popolazione entro agosto. Alcuni problemi sembrano destinati a risolversi: entro fine giugno sono attesi quei 50 milioni di dosi che potrebbero portare alla “spallata” annunciata dal commissario, insieme ad un allargamento dei centri di somministrazione. L’altro problema restano le vaccinazioni degli over 80, con circa 500mila persone ancora da raggiungere, e quella degli over 60 su cui i numeri sono ancora decisamente bassi, con quasi 6 milioni non vaccinati. È in questo quadro che, per non sprecar dosi e alzare i numeri, Figliuolo ha aperto ai 40enni da lunedì. Scontrandosi però con i problemi di cui sopra, nelle frammentate sanità regionali. E così se il Friuli si è detto disponibile a prender prenotazioni di tutti per non lasciare dosi inutilizzate, da altri il no è arrivato per diversi motivi. La Lombardia ad esempio, che attualmente è quella che più corre, ha un problema di forniture e di agenda piena, Prenderà prenotazioni dal 20 maggio ma difficilmente potranno iniziare prima di un mese. Situazione analoga per la Campania. Veneto, Puglia, Piemonte, Bolzano e Basilicata apriranno solo agli over45. Per le altre Regioni, soprattutto a sud, il problema è invece la bassa copertura delle fasce fragili e la capacità di somministrazione. L’apertura insomma per ora è più teorica, almeno fino all’arrivo delle nuove forniture e all’incremento dei centri di vaccinazione.

Medici Senza Frontiere torna nel Mediterraneo con la sua nave

Oggi è stato segnalato un nuovo naufragio nel Mediterraneo. Al largo della Tunisia, ha riportato l’Oim, 2 persone salvate, 17 disperse in mare. Medici Senza Frontiere torna in mare con la sua nave. Nel Mediterraneo si continua a morire in un vuoto desolante di soccorsi, dice una delle più importanti ONG internazionali.
Draghi? Spero sia stata solo una gaffe – dice ai nostri microfoni la Presidente Claudia Lodesani – “le persone vanno salvate sempre, non solo nelle acque territoriali“.


 
Matteo Salvini rischia un nuovo processo. È attesa per domani la decisione dell’udienza preliminare a Catania sul caso Gregoretti. Il Gup Nunzio Sarpietro si ritirerà in camera di consiglio e poi dovrebbe leggere la sua decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di persona per l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini per i ritardi nello sbarco, nel luglio del 2019, di 131 migranti dalla nave della Guardia costiera italiana nel porto di Augusta, nel Siracusano.

Il timore di Salvini è realtà: Meloni è la leader più gradita

(di Anna Bredice)

L’ultimo sondaggio di oggi, Agi-YouTrend certifica ciò che Salvini ha sempre temuto, il sorpasso di Giorgia Meloni nel gradimento dei leader, la prima è al 28%, Salvini al 27%. Il sorpasso è avvenuto, nel gradimento dei partiti ormai la tendenza è sempre quella, la Lega cala pur restando il primo partito, il PD il secondo, e Fratelli d’Italia aumenta sempre di più, ormai da settimane, esattamente da quando Giorgia Meloni ha scelto di stare all’opposizione. Domani il Gup di Catania deciderà se Salvini dovrà andare a processo per il sequestro della nave Gregoretti e, se sarà così, diventerà un altro motivo per attaccare magistrati e sinistra, ma ciò che preoccupa il capo della Lega non è tanto il PD, con Letta che vorrebbe emarginarlo dal governo e lo attacca ogni volta che può. Salvini ormai ha capito il gioco. Lq difficoltà sta soprattutto a destra, nel rapporto con Meloni e all’interno della Lega, nelle perplessità di una area del partito che non lo segue nella politica di lotta e di governo. I sondaggi pongono Giorgia Meloni sempre più al centro della coalizione ed è da Fratelli d’Italia che deve passare il via libera per le candidature più importanti nelle città, Albertini o Bertolaso, non è più solo Salvini a decidere. Il sovranismo di Salvini, nel tentativo di inseguire la rivale a destra, spaventa invece i ministri moderati leghisti e quell’elettorato che vuole sentirsi assicurato e avere risposte sugli aiuti, ma anche per quelle vertenze sindacali che ancora stentano a decollare, Ilva o Alitalia. Quando Salvini ha deciso di far astenere i suoi ministri sulle decisioni che riguardavano le aperture, Giorgetti non ha nascosto la sua irritazione, “Salvini fa Salvini”, aveva detto, ma è difficile inseguire una linea che lo pone sempre in contraddizione con Draghi da un lato e con il sovranismo del capo dell’altro, motivato solo dal non perdere consensi e la guida del centrodestra a favore di Giorgia Meloni.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Sono 8.085 i nuovi casi di COVID registrati nelle ultime 24 ore, il 2,8% dei tamponi. Continua anche la discesa degli ingressi in terapia intensiva, 81, al minimo da settembre. Solo Toscana e Lombardia restano oltre la soglia critica del 30% di saturazione delle terapie intensive di malati COVID. 201, ancora numerosi, i morti. Domani l’analisi dell’Istituto Superiore di Sanità determinerà i colori delle Regioni – tutte gialle esclusa forse la Valle d’Aosta in arancione – in attesa che lunedì il governo riunisca la cabina di regia che dovrà discutere del cambio dei parametri. Nella sua analisi settimanale la Fondazione Gimbe sottolinea il dimezzamento in un mese di ricoveri e terapie intensive, e sottolinea come “la verosimile ripresa della circolazione del virus in un’Italia quasi tutta gialla” richieda una revisione dell’algoritmo, ma senza rivoluzioni.

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    Quando le povertà dei padri e delle madri ricadono sui figli e sulle figlie. In Italia il titolo di studio dei genitori condiziona le opportunità di di vita dei minori. La povertà educativa è diventata di fatto ereditaria. Sono gli ultimi dati dell’Istat a raccontare questa ingiustizia. Il 34% dei figli di genitori con un titolo di studio inferiore o uguale alla licenza media vive in condizione di “deprivazione materiale e sociale”. La percentuale crolla al 3% se i genitori sono laureati. L'ereditarietà della povertà educativa è anche un tradimento di un principio fondante della Repubblica. L’articolo 3 della nostra Costituzione, la seconda parte, assegna un compito preciso allo stato, e cioè quello di “rimuovere gli ostacoli” che limitano di fatto l’uguaglianza tra i cittadini. Un compito evidentemente non svolto, vista la permanenza della disuguaglianza. Pubblica ha ospitato oggi la sociologa Chiara Saraceno.

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