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Renzo Arbore: “Non sono solo canzonette”

Renzo Arbore era a Milano per presentare il suo ultimo libro E se la vita fosse come una jam session? scritto con la giornalista Lorenza Foschini e con le foto scelte da sua sorella. Lo raggiungiamo al telefono e sembra quasi che sia lui ad accoglierci nella sua trasmissione: sicuramente ci accoglie nel suo mondo, la radio, da uomo di spettacolo che ha inventato e rinnovato la comunicazione e l’entertainment in Italia.

E’ orgoglioso sopratutto della sua Orchestra Italiana con cui è di nuovo in tour, dopo 24 anni di carriera; ci tiene a sottolineare he si tratta della più longeva orchestra stabile del mondo: ”Pensate che neanche Duke Ellington ha suonato così a lungo con gli stessi elementi”. Artisti scelti uno per uno da Arbore, personaggi che amano la musica moderna ma anche la tradizione, seguendo, parole sue, la lezione di Renato Carosone.

La vita come una jam session quindi, una vita passata a improvvisare per cercare di fare qualcosa che non era ancora stato fatto. E’ accaduto in radio con Alta Fedeltà e Bandiera Gialla, è accaduto in televisione con Quelli della notte e Indietro Tutta ma tutto nasce dalla musica: paradigma di quell’unione tra preparazione e improvvisazione che ha reso Renzo Arbore un pioniere in ogni impresa in cui si è cimentato.

“Il jazz è improvvisazione ma ci vuole preparazione e background, se non sai suonare il blues non puoi essere un bravo jazzista”. Più difficile è insegnare la capacità di improvvisare: “In televisione l’ho fatto ad esempio con Roberto Benigni e Marisa Laurito, mentre nella musica è più facile”.

Scopriamo un Renzo Arbore amante dei nuovi media, tanto da passare alcune ore della notte a surfare nel web cercando anche contenuti da proporre sui suoi canali e trovando, non sorprendentemente forse, una genuina mancanza di “recita” che la televisione preconfezionata, tutta uguale e studiata a tavolino, oggi ha perso quasi del tutto.

Nella nostra chiaccherata c’è spazio per qualche aneddoto, come l’ultima puntata di Quelli della notte, “uno dei momenti più belli della mia vita, è importante lasciare un progetto quando il successo è al suo apice. Mi ricordo che alla fine dell’ultima puntata in via Teulada c’erano 5000 persone ad aspettarmi e dovetti aprire il tettuccio della 500 per salutarli e ringraziarli a voce”.

E spazio anche alla politica: “le unioni civili sono necessarie ed inevitabili. Ho vissuto tante battaglie, da quella per il divorzio a quella sull’aborto. Ci arriveremo prima o poi è una questione di evoluzione e progresso”.

Infine la domanda cui tengo di più: Renzo Arbore: alla fine sono solo canzonette oppure no?

“No che non sono solo canzonette! Escludiamo per un attimo “Vamos a la playa” dei Righeira, che pure ha il suo fascino. Canzoni di artisti come De Andrè, De Gregori, Dalla fino a Silvestri e Cristicchi andrebbero studiati a scuola esattamente come la ‘donzelletta vien dalla campagna’. E’ cultura italiana e andrebbe diffusa nel mondo, anche in altre lingue attraverso Internet”.

Ascolta l’intervista integrale con Renzo Arbore:

Intervista Renzo Arbore Audio

  • Autore articolo
    Davide Facchini
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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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