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Rachele, Diletta e quella dedica così naturale

E’diventato uno di quei fatti che faranno la storia di queste Olimpiadi. Da un giorno, l’attenzione è concentrata tutta su quella dedica così naturale di Rachele a Diletta.

Secondo alcuni è un manifesto contro il pregiudizio; secondo altri è il segnale che anche in Italia i tempi sono cambiati;  forse per la maggior parte (sembra essere questa la reazione più diffusa, almeno vogliamo sperarlo), invece, si tratta semplicemente di amore.

Rachele Bruni, argento olimpica per il nuoto di fondo, ha dedicato la medaglia d’argento alla compagna Diletta. Prima della gara, in un lungo post su Instagram, Diletta le aveva scritto: “Vada come vada, hai reso orgogliosi di te tutte le persone che ti circondano, sei un esempio per tutti noi per grinta e determinazione”.

Poi, dopo la vittoria è arrivata la dedica di Rachele: “Devo ringraziare il mio coach Antonelli che mi sopporta: io sono una testa calda. E anche i miei amici, la mia famiglia e la mia compagna Diletta”.  Così, con naturalezza. Con la normalità dei sentimenti mostrati da un’atleta che non aveva mai sentito il bisogno di fare coming out.  “Vivo la mia vita con naturalezza – dirà poi – Dico solo di non avere paura”.

Una bella lezione quella di Rachele.  Un gesto non politico che diventa uno degli atti più politici nella storia dello sport italiano.  Nulla è sbandierato.  La potenza dei sentimenti espressi con semplicità spazza via ogni possibile polemica, ogni strumentalizzione.  Gli italiani ne parlano, ma forse si trovano sorpresi delle loro stesse reazioni; dal sentire così normale quella normalità espressa da Rachele.

“Tutti gli atleti dedicano le loro vittorie ai mariti o alle mogli o ai compagni. Finalmente è arrivata anche per l’Italia una dedica come quella di Rachele a Diletta – dice Paola Concia, la prima deputata dichiaratamente lesbica nella storia della Repubblica italiana – Il mondo dello sport è stato sempre resistente, poi piano piano si è aperto. Ora aspettiamo che gli atleti omosessuali escano allo scoperto, senza paura”.

Basterebbe seguire l’esempio di Rachele. Una normale dedica a chi le è stato accanto e ha così contribuito alla conquista di quella medaglia. Niente di più. Niente di meno.

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