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Raccontare una storia a Gaza, “alfabeto degli universi”

marco garzonio - l'ambrosiano

A Gaza donne, bambini, uomini, medici, giornalisti, volontari muoiono a decine ogni giorno. Netanyahu ritiene di poter continuare a farsi giustizia da sé dopo l’esecrabile crimine di Hamas del 7 ottobre. Silenzio, interessi, viltà glie lo fan credere: l’inumanità conviene a troppi. Il governo attuale d’Israele, gli Usa che lo riempiono d’armi, Orban che invita il premier di Tel Aviv e lascia il Tribunale dell’Aia, la destra italiana che accusa Iacona di antisemitismo perché ha mostrato in Rai ciò che accade nella Striscia non fanno i conti con l’arma potente che non uccide e anzi rende liberi: la poesia. Dall’antichità versi e poemi tramandano storie di assassini e vittime, stragi e riscatti, inferni e paradisi, di tenebre e luce. Netanyahu e sodali potranno irridere le utopie. Ma queste son carne viva, danno coraggio, fiato, speranza a chi sul campo muore innocente e a quelli che fan da coro alle tragedie convinti che verrà il tempo in cui il mondo prenderà coscienza dei crimini e il Dio della pace, della fratellanza, dei destini condivisi tornerà a piantare la tenda in Terra Santa e in altre parti del mondo dove si ha fame e si combattono guerre da cui si fugge e poi si muore in mare o si è deportati in Albania. «E il nostro mondo arabo, sui carboni ardenti, / aspetta che passino mille e una notte, / perché tu, o Gaza, salvi te stessa / raccontando le storie di migliaia di vittime». Autore dei versi Yahya Ashour poeta in esilio negli Usa. È nell’antologia Il loro grido è la mia voce. Poesie da Gaza, Fazi Editore. Il racconto salva chi sta con l’umano e condanna gli assassini, tali di loro non per le appartenenze. «Vieni che sistemiamo l’alfabeto degli universi», scrive il 21enne Haidar al-Ghazali: la poesia punta a parlare, intendersi, rispettare, capire, condividere, amare. Sarebbe possibile anche ai politici costruire l’«alfabeto degli universi» se pensassero al bene comune. In Italia abbiamo il dono d’un esempio. Mattarella ha inviato un messaggio a Isaac Herzog per l’anniversario dello Stato di Israele. Gli ha ribadito che «è di essenziale importanza assicurare l’accesso umanitario alla Striscia di Gaza e porre quanto prima fine alle inaccettabili sofferenze della popolazione civile». Ha insistito su due popoli e due stati per una convivenza effettiva. I mandanti di delitti ignorano la forza rivoluzionaria di cuore e sogni. «Se devo morire, / che porti speranza /, che sia una storia». La storia da raccontare è di Refaat Alareer poeta palestinese e docente universitario ucciso il 6 dicembre 2023 da un attacco aereo israeliano nel nord della Striscia insieme a fratello, sorella e tre figli. «Se devo morire / tu devi vivere / per raccontare la mia storia» dice ancora Rafaat Alareer. Non aspettiamo a dar eco a storie e a Mattarella. Con rinvii e indifferenze potrebbe andar peggio (se possibile!).

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    Marco Garzonio
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    Società Civile per il No. È nato il comitato, promosso da vari esponenti della società civile, da sindacati, associazioni e realtà democratiche, che sostiene le ragioni del No al referendum costituzionale sulla riforma della Giustizia del Guardasigilli Carlo Nordio. Presieduto da Giovanni Bachelet, il comitato ha nel direttivo nomi importanti come il segretario della Cgil Maurizio Landini, la presidente di Libertà e Giustizia Daniela Padoan e l’ex ministra Rosy Bindi. I principali punti del comitato vertono sul fatto che una magistratura autonoma, indipendente, che non guarda in faccia a nessuno sia una cosa che conviene ai cittadini. Il prossimo 10 gennaio a Roma si terrà la prima assemblea generale, per la partenza della campagna referendaria, che vedrà la nascita di comitati territoriali in tutta Italia per lanciare una campagna informativa sulle ragioni del No. “Riteniamo che sia una battaglia per evitare che venga minato un principio fondamentale della nostra democrazia”, ha detto Rosy Bindi, che fa parte del direttivo del comitato, nella nostra trasmissione Radio Sveglia. L'intervista di Alessandro Braga.

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