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Quarant’anni dopo Mitterand, come sta la sinistra francese?

Pierre Larrouturou

Cerimonie di commemorazione, mostre, libri, reportage, interviste a chi c’era e a chi lo ha conosciuto… La Francia ricorda e celebra i quarant’anni dall’elezione di François Mitterrand. Il primo presidente di sinistra dal 1958, quello che ha saputo unire socialisti e comunisti in piena guerra fredda, il simbolo di una speranza per il futuro che il bilancio di quegli anni ha in parte tradito ma mai cancellato del tutto.

Tra i ricordi e le rievocazioni storiche, questo quarantesimo anniversario, a un anno dalle prossime elezioni presidenziali che secondo tutti i sondaggi vedranno un duello Macron / Le Pen, è soprattutto l’occasione di interrogarsi sull’eredità di Mitterrand. E su cosa rimanga oggi, a sinistra, della storica vittoria di allora. A parte la nostalgia, in realtà, pare resti ben poco. O forse è proprio perché la sinistra non è mai stata così divisa, frammentata e marginale nel paese che il sentimento che prevale in questi giorni è proprio la nostalgia dei tempi d’oro. Quella per un periodo storico in cui tutto sembrava possibile e la verginità politica dei socialisti li aveva protetti dall’usura e dagli scandali del potere. Considerato un uomo politico fuori dal comune, capace di approfittare delle occasioni politiche che si presentavano e soprattutto di far lavorare insieme delle sinistre che non riuscivano a dialogare, oggi Mitterrand non ha eredi degni di questo nome, anche se in tanti si rivendicano mitterrandiani. In compenso, personalismo e individualismo sono all’ordine del giorno. Nonostante le dichiarazioni più o meno pubbliche di voler fare fronte comune, infatti, socialisti, ecologisti, comunisti e France Insoumise non sono ancora riusciti a trovare un accordo per evitare la frammentazione alle elezioni presidenziali. Jean Luc-Mélénchon cercherà di andare da solo, questa volta nemmeno sostenuto dai militanti comunisti, che hanno appena deciso di candidare il loro segretario nazionale. Nel partito socialista, che nel 2017 aveva ottenuto meno del 7% con Benoît Hamon, le divisioni sono talmente profonde che ieri una parte dei vecchi tenori del partito, l’ex presidente François Hollande in testa, si è ritrovata per una commemorazione e una serie di conferenze in un castello dell’est della Francia. Mentre il segretario nazionale del partito è rimasto a Parigi per partecipare con gli ecologisti alla marcia per il clima.

Rispetto ai tempi di Mitterrand, quando a sinistra si votava essenzialmente PCF o PS, le varie etichette politiche sono impegnate in una battaglia di ego ma mancano di proposte politiche. Difficile quindi immaginare che nei prossimi mesi emerga una personalità che possa fare la sintesi di programmi che non ci sono, con un carisma in grado di canalizzare le correnti politiche e capace di riconquistare un elettorato sempre più tentato dall’astensione o dall’estrema destra. In questo contesto, e al di là del bilancio degli anni Mitterrand, è sicuramente più facile celebrare i quarant’anni di un mito anziché immaginare un futuro spinoso ed incerto.

Foto | Pierre Larrouturou, politico francese ed eurodeputato, durante uno sciopero per il clima a Bruxelles

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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