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Quando la musica sfida l’estremismo

Bono degli U2 dice una fesseria quando afferma che è la prima volta che viene colpita la musica”. In un’intervista a Le Monde il cantante dei Blur Damon Albarn torna sull’attacco al Bataclan. “La musica – spiega – è una bersaglio privilegiato di questa setta dell’Islam”.

Damon Albran sa di che cosa parla: 20 fa aveva iniziato a tessere forti legami con i musicisti maliani con i quali ha lanciato i progetti Mali music e Africa Express. Quando Al Qaeda occupò il nord del Mali, nel 2013, una dei primi provvedimenti dei jihadisti fu quello di vietare la musica. Lo documenta bene il film Timbuktu del regista mauritano Abderrahmane Sissako.

Nell’articolo, Le Monde ricorda che “l’Algeria, così vicina, ha pagato un prezzo salatissimo negli anni ’90” . Il Pop Raï, il genere musicale nato ad Orano (Algeria), fu duramente colpito dagli islamisti perché ritenuto blasfemo.

Tra il 1994 e il 1996 furono assassinati Cheb Hasni, Cheb Aziz e il produttore musicale Rachid Baba Ahmed ; altri , minacciati come Fadela, Cheikha Rimitti, Sahraoui, Mami, Zahouania, furono costretti all’esilio in Francia.

Il quotidiano ricorda in particolare l’uccisione di Cheb Hasni, nato nel quartiere popolare di Gambetta ad Orano. Nonostante le minacce di morte, l’artista rifiutò di lasciare Orano perché gli sembrava un tradimento per i milioni di giovani che lo adoravano.

La sua colpa fu quella di cantare i temi cari alla sua generazione:  la mancanza di affetto, l’amata costretta a un matrimonio combinato, stare in fila tutta la notte davanti al consolato per un visto, il piacere di stare in compagnia attorno a una bottiglia di whisky.

“La sbronza fa venire certe idee.. siamo ubriachi fradici e caschiamo per terra; non c’è altro Dio che Dio, ma la passione l’ha sempre vinta; abbiamo fatto l’amore in una baracca scassata, io l’amo e voi fatevi gli affari vostri ”.

Il 29 settembre 1994 Hasni fu assassinato sotto casa. Aveva 26 anni. Il giorno dopo il quotidiano al Watan titolò semplicemente:  “Cantava l’amore”.

Il 19 gennaio prossimo a Le Zénith (Parigi – la Villette) si terrà un grosso evento musicale in occasione del trentesimo anniversario del primo concerto di Pop Raï in Francia.

La manifestazione è organizzata dall’Istituto del mondo arabo, di cui è presidente l’ex ministro della cultura Jack Lang. “In questi giorni in cui la violenza fanatica ci impedisce di vivere insieme, amarsi, inventare, creare e cantare, è importante essere qui insieme”, dice Lang agli artisti di Orano presenti al lancio del concerto.

Allo Zénith ci saranno alcuni degli artisti (Khaled, Tati, Fadela) che in fondo si erano limitati a cantare l’amore, con le sue gioie e le sue sofferenze ma che faceva tanto arrabbiare gli islamisti. Dopo gli attacchi di Parigi, il concerto del 19 gennaio sa di sfida alla paura e all’ideologia dell’Isis.

“All’epoca avevano colpito gli artisti, un simbolo. Oggi questi mafiosi uccidono una cultura”, dice la star del Pop Raï Fadéla, che era fuggita con i figli a Parigi dopo la minaccia dei gruppi islamici armati.“Bisogna continuare a cantare e a ballare, è la migliore risposta. Nessuna ci fermerà”.

  • Autore articolo
    Chawki Senouci
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    Il Tar della Lombardia oggi si è riunito per discutere la richiesta di sospensiva dell’operazione di vendita dello stadio di San Siro arrivata da Comitato Sì Meazza. Si attendeva una decisione in giornata ma i giudici si pronunceranno domani. La decisione del Tar lombardo segnerà il destino dell’operazione San Siro. Se i giudici non accoglieranno il ricorso la procedura di vendita andrà avanti con la tabella di marcia comunicata ieri dal sindaco di Milano Beppe Sala alla sua maggioranza, e cioè la vendita dello stadio entro il 31 luglio a tappe forzate. Se i giudici accoglieranno il ricorso scatterà invece la sospensiva del procedimento: tutto fermo nell’attesa di chiarire i dubbi sulla data del vincolo o sulla conformità del bando. Sulla data del vincolo il Comune dice che i 70 anni del secondo anello scatteranno il 10 novembre 2025, secondo il Comitato Sì Meazza i 70 anni sono già scattati, e hanno portato a supporto di questa tesi diverso materiale fotografico e documentale. Roberto Maggioni e Massimo Bacchetta ne hanno parlato a Popsera con l’avvocata del comitato Sì Meazza Veronica Dini che ha partecipato all’udienza al Tar.

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    Alberto Trentini, da otto mesi in carcere in Venezuela: il Governo deve attivarsi, chiede la madre del giovane

    Sono passati otto mesi da quando Alberto Trentini, operatore umanitario in Venezuela, è stato fermato e arrestato senza motivazione dalle autorità venezuelane mentre svolgeva il suo lavoro per una ong internazionale. Da quel giorno Trentini è in isolamento totale, senza contatti con l'esterno e con la sua famiglia. La madre del giovane chiede al Governo di attivarsi come ha fatto in altri casi. "In questo momento che Alberto è ancora in vita, è fondamentale il ruolo dell'informazione" queste le parole di Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo21. Alessandro Braga ne ha parlato con il nostro collaboratore Lorenzo Marcandalli che segue quotidianamente la vicenda.

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