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Primo trimestre, il Dragone cresce del 6,7%

Secondo i dati diffusi dall’Ufficio Nazionale di Statistica, nei primi tre mesi dell’anno, il Pil cinese è cresciuto del 6,7 per cento. Adesso ci sarà chi sottolinea che è il livello più basso degli ultimi venticinque anni – degli ultimi sette, se si considerano i trimestri – e chi invece rimarcherà che è del tutto in linea – anzi due decimali in più – rispetto al «nuovo normale» del 6,5 posto come obiettivo dalla leadership cinese. Entrambe le interpretazioni sono vere e non si escludono a vicenda.

Nell’ultimo quarto del 2015, l’economia cinese era cresciuta del 6,8 per cento. Si conferma quindi il rallentamento in corso, ma la netta ripresa degli investimenti – più 10,7 a marzo rispetto a febbraio – farebbe pensare che la fiducia stia ritornando. Il sospetto che dietro al presunto ottimismo ritrovato si nasconda uno stimolo fiscale è però alimentato dal fatto che gli investimenti privati sono cresciuti solo del 5 per cento a fronte del più 22 per cento di quelli pubblici.

A corroborare la tesi di quelli per cui «è tutto a posto», c’è però il fatto che le vendite al dettaglio sono cresciute del 10,5 per cento dal secondo al terzo mese dell’anno, il che lascerebbe intendere che la transizione da economia export oriented a modello basato sui consumi interni sarebbe in corso.Buone notizie pure dalla produzione industriale, che è aumentata del 6,8 per cento rispetto all’anno precedente, una brusca accelerazione in confronto al 5,4 di febbraio e un livello ben superiore alle aspettative del 5,9. Si tratta della crescita maggiore dal giugno dello scorso anno.

Un altro indicatore per misurare la salute dell’economia è quello dei prestiti bancari. Ebbene, la People’s Bank of China (PBOC) ha rilasciato i dati di marzo, comunicando che i nuovi finanziamenti sono cresciuti più delle aspettative: 1.370 miliardi di yuan contro gli 1.050 previsti. Anno su anno, i prestiti sono aumentati del 14,7 per cento, superando le previsioni che dicevano 14,5.

I dati tutto sommato incoraggianti erano stati anticipati ieri dal vice governatore della PBOC, Yi Gang, che parlando a un evento organizzato dalla Brookings Institution di Washington aveva detto di essere «abbastanza fiducioso» sul fatto che il Pil cinese crescerà tra il 6,5 e il 7 per cento quest’anno, sempre che l’economia degli Stati Uniti registri un aumento del 2 per cento. Yi aveva inoltre sottolineato come un certo numero di indicatori del primo trimestre mostrassero un’economia cinese «abbastanza robusta» e aveva citato i dati relativi a energia elettrica, trasporti, inflazione e costi di produzione. «Se il quadro economico delle due più grandi economie del mondo rientra nelle aspettative – ha detto Yi – esistono solide basi per combattere la debolezza della domanda globale». Di fronte alle recenti turbolenze della propria economia, Pechino ha spesso fatto ricorso alla spiegazione della difficile congiuntura internazionale

Tratto dal sito China Files

  • Autore articolo
    Gabriele Battaglia
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    Raul Gatti è un ex campione del tennis caduto in disgrazia, alcolista e disoccupato, interpretato da Pierfrancesco Favino nel film Il Maestro: “Ho seguito il tennis fin da ragazzo e mi sono subito affezionato a questo personaggio perdente, il più fallito che ho interpretato nella mia vita. Perché anche quelli che ho rappresentato in passato, per quanto fossero decaduti, avevano comunque un atteggiamento da vincenti”. Siamo negli anni ‘80 e Gatti viene assoldato per allenare un giovanissima promessa, Felice Milella, un ragazzino di 13 anni con i numeri per partecipare ai match più prestigiosi. Il regista Andrea Di Stefano aveva questo progetto nel cassetto molto prima che il tennis tornasse ad essere uno sport di moda: “Ho scritto questa sceneggiatura nel 2006, l’ho depositata e abbiamo le prove – ironizza il regista. Doveva essere il mio primo lungometraggio, prima ancora di realizzare L’ultima notte di Amore, con Pierfrancesco Favino, a cui avevo già pensato allora per questo personaggio di divo decaduto”. L'intervista di Barbara Sorrentini al regista Andrea Di Stefano e a Pierfrancesco Favino.

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