
7.750 votanti il primo giorno, con soli 9 seggi aperti: (il 4 per cento di cittadini stranieri ma solo il 7 per cento di under 30) sono tante persone. Più di un esperto in materia elettorale afferma che una proiezione plausibile sul numero finale potrebbe dare la cifra di 80 mila partecipanti, ovviamente teorici. Pioggia permettendo.
Sarebbe un numero non di poco superiore ai circa 67 mila elettori delle primarie del 2010, quando Giuliano Pisapia si affermò su Stefano Boeri. Se il calcolo fosse corretto si tratterebbe della conferma di quanto la partita sia stata presa sul serio, nononstante le divisioni e le polemiche anche feroci. O forse proprio per quello.
Del resto a Milano non si sceglie solo un candidato sindaco sulla base di un programma. Si sceglie un modello politico. Francesca Balzani rivendica la continuità con la esperienza arancione di Pisapia, grazie al suo appoggio, ma in ogni caso il principale partito della coalizione che ha governato negli ultimi 5 anni, il Pd, ha al proprio interno componenti che hanno in mente schemi diversi dato che schiera altri due candidati forti: Giuseppe Sala, uomo di Renzi e della discontinuità, e Pierfrancesco Majorino, la cui proposta di sinistra è sostenuta da una cospicua parte della minoranza interna. Una competizione, quella tra Majorino e Balzani, da cui Sala trae un vantaggio.
In ogni caso, chiunque vinca, da lunedì il futuro della sinistra milanese sarà complicato. Ricomporre le divisioni di questa campagna elettorale potrebbe non essere semplice, con un Pd lacerato dalle tensioni a livello nazionale, e con il dialogo sempre più difficile tra il partito di Renzi e quel che resta del centrosinistra, in sostanza la sola Sel, visto che gli altri se ne sono già andati e alle primarie non hanno partecipato. Il partito di Vendola e Fassina resterà nella coalizione anche se dovesse vincere Sala? Il Pd ritroverà l’unità interna?
Il voto di oggi è solo una prima tappa. Ci saranno poi le amministrative nelle principali città italiane, il referendum sulla Costituzione, il congresso del Pd nel 2017 e forse le elezioni politiche anticipate nello stesso anno. Alla fine, lo scenario potrebbe essere del tutto cambiato. Anche questa volta, come spesso è capitato in passato, il cammino inizia da Milano.