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Patente di immunità per la Sardegna? Parla l’assessore al turismo Giovanni Chessa

Regione Sardegna

La Regione Sardegna chiederà ai turisti che vogliono fare una vacanza nell’isola di certificare la propria negatività al COVID-19 con una sorta di patente di immunità, un documento che attesa di essersi sottoposto ad un tampone pochi giorni prima della partenza e che quel tampone ha dato risultato negativo.

Il sindaco di Milano Beppe Sala non ha accolto di buon grado la proposta della Sardegna e, pur senza nominare la Regione, ha lanciato un appello ai suoi concittadini invitandoli a scegliere Regioni più solidali come la Liguria per le proprie vacanze.

Abbiamo parlato della questione della patente di immunità con l’Assessore del Turismo, Artigianato e Commercio della Sardegna Giovanni Chessa. L’intervista di Lorenza Ghidini e Alessandro Braga a Prisma.

Come risponde al sindaco di Milano Beppe Sala che se l’è presa parecchio per la questione della “patente di immunità” per i milanesi che vogliono fare le vacanze da voi?

Io credo che il sindaco Sala deve capire che se uno va a casa sua, bussa e chiede il permesso prima di entrare. È una questione di educazione.

In che senso chiede il permesso?

Un sindaco non può permettersi di giudicare l’operato del Presidente della Regione, che amministrando deve fare il bene della propria Regione. Questo Sala dovrebbe impararlo. Oggi è una grande responsabilità fare il sindaco o il Presidente di Regione, si rischia di essere indagati per una fesseria.

Di cosa avete paura rispetto all’arrivo dei lombardi da questo punto di vista?

Non abbiamo nessuna paura e se i lombardi come sempre decidono di venire in Sardegna saranno accolti a braccia aperte. Il turismo italiano nazionale è di gran parte del nord Italia e ringraziamo tutti quelli che sceglieranno la Sardegna. Troveranno una Sardegna libera e potranno fare una vera vacanza libera come tutti gli anni. Non ci saranno divieti, ma chiediamo un piccolo sacrificio: garantire con un certificato medico che non hanno preso il COVID. Tutto qua. La certificazione sanitaria è questa: fare un test rapido, un tampone o quello che si trova sul mercato, e garantire in partenza che non hanno contratto questo virus. Noi diciamo “Vieni sano e riparti più sano”. La Sardegna è uscita dall’epidemia prima di altre Regioni e questo vantaggio lo deve garantire a tutela di tutti i turisti, sia di noi sardi e soprattutto di chi viene. Noi lo facciamo per tutelare le vacanze delle famiglie che scelgono la Sardegna. Noi stiamo aprendo le porte a tutti, ma lo stiamo facendo in modo onesto e trasparente, senza slogan. Abbiamo tante di quelle case vacanza prese d’assalto nei due mesi che hanno preceduto questo virus e ci sono tanti milanesi e tanti lombardi che sono stati accolti benissimo.

Non teme che questa questione del passaporto sanitario complicherà le cose e farà arrivare meno turisti? Bisognerà prenotare con un po’ di anticipo, magari si fa il tampone e chi garantisce che prima della partenza quella persona sia ancora sana?

L’altro giorno è arrivato un imprenditore dell’Emilia-Romagna, ha preso una Tachipirina per abbassarsi la febbre ed è passato al termoscanner dell’aeroporto di partenza. Questo vigliacco è venuto qui, è andato in hotel e in un’azienda di formaggi e latte: oggi sono tutti in quarantena, è tutto chiuso per colpa di questa persona che non solo ha dichiarato il falso, ma ha fatto di tutto per venire qui col virus in corso. Le sembra giusta una cosa del genere? Pensi al danno economico che ha fatto una sola persona infetta. Noi diciamo a tutte le persone che serve il buonsenso: chi decide di fare la vacanza, due giorni prima della partenza si organizza per farsi un test. Scusi eh, ma quando si va in Africa o nei Paesi del Sud America e si fanno i vaccini, tutte queste storie non esistono. Noi chiediamo una sola garanzia: fatevi un certificato, niente di più e niente di meno.

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