
L’intervento di Abu Mazen in video collegamento racconta più di ogni cosa la tragedia palestinese. Il rappresentante di un popolo colonizzato, oppresso, saccheggiato e massacrato non ha il diritto di partecipare all’Assemblea generale dell’Onu perché Donald Trump ha deciso di negargli il visto d’ ingresso negli Stati Uniti.1
Abu Mazen ha iniziato il suo discorso di circa 20 minuto denunciando il genocidio in corso a Gaza, ha descritto le ingiustizie storiche che subisce il popolo palestinese e il terrorismo dei coloni che “bruciano case e campi, sradicano alberi e attaccano villaggi, e attaccano civili palestinesi disarmati. Li uccidono in pieno giorno sotto la protezione dell’esercito di occupazione israeliano. Sono anni che il nostro popolo vive sotto occupazione, subendo omicidi, arresti, l’espansione degli insediamenti e il furto di denaro, proprietà e terre, e tutto ciò senza che vi sia alcun deterrente o assunzione di responsabilità”. Abu Mazen ha preso atto che gli accordi di Oslo del 1993 sono stati stracciati dal governo di estrema destra israeliana. Ha quindi suggerito un nuovo percorso partendo dall’iniziativa franco-saudita del 22 settembre a New york e ha garantito che Hamas non avrà nessun ruolo politico: “Abbiamo affermato e continueremo ad affermare che la Striscia di Gaza è parte integrante dello Stato di Palestina e che siamo pronti ad assumerci la piena responsabilità della governance e della sicurezza del Paese. Hamas non avrà alcun ruolo da svolgere nella governance”. Quello di Abu Mazen è stato il discorso di un uomo anziano, malato, abbandonato dalla comunità internazionale e con un consenso molto basso all’interno della Palestina. Ha avuto un guizzo solo alla fine quando si è ricordato che un leader ha il dovere di far sognare la sua gente anche nelle ore più buie della sua Storia: “Non lasceremo le nostre terre. Il nostro popolo rimarrà radicato come gli ulivi. Saldi come la roccia, ci rialzeremo da sotto le macerie per ricostruire e inviare dalla nostra Terra benedetta e santa un messaggio di speranza e il suono della verità e della giustizia, e costruiremo i ponti di una pace giusta per i popoli della nostra regione e del mondo intero”.