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Orientarsi tra le mappe del mondo e degli umani. Conversazione con Luigi Farrauto

Orientarsi tra le mappe del mondo e degli umani. Conversazione con Luigi Farrauto

Mappare il mondo e gli umani. Disegnare luoghi fisici e navigare tra i concetti. Luigi Farrauto è un viaggiatore, disegna mappe e scrive guide per altri viaggiatori. Muoversi tra le mappe è un’impresa: mappe come avventura o simbolo del potere coloniale, mappe mentali o guide per la narrazione. Raffaele Liguori a Pubblica ha ospitato Luigi Farrauto nella prima puntata della nuova stagione. Tra le sue pubblicazioni “Geografia di un viaggiatore pavido” (Laterza, 2023).

Dove ti trovi, Luigi?

Mi trovo in Nuova Zelanda a Christchurch, nell’isola meridionale della Nuova Zelanda. Sono le 9 di sera e si muore di freddo.

Perché hai scelto questo posto?

Banalmente perché questa zona del mondo, l’oceano, non l’avevo mai vista. Quindi sono andato in Australia e già che ero qui mi sono fatto un po’ prendere. Poi sono molto interessato alla questione degli aborigeni e dei maori. Quindi sono venuto un po’ a osservare. Vorrei raccontare questa parte di mondo e gli effetti del colonialismo inglese anche da queste parti.

Luigi, se stiamo al titolo del tuo libro tu sei un «viaggiatore pavido». È l’idea del viaggio quella che ti spaventa, oppure le paure sono quelle che incontri per strada?

In verità le paure me le porto tutte da casa, nel senso che il viaggio è davvero l’unica cosa che nella vita non mi ha mai fatto paura. Da quando ero piccolo, sfogliavo l’atlante e provavo a dare del tu alla distanza. La verità è che io sono una persona che ha paura di tutto, ho paura degli animali, dei tagli, del sangue, perfino le montagne mi fanno paura. Da un lato volevo un po’ disarcionare l’idea del viaggiatore avventuriero, l’uomo che non deve chiedere mai. Io, invece, quando viaggio ho paura davvero di tantissime cose e volevo offrire il punto di vista di una persona che si fa più domande di quante siano le risposte.

E come la vinci questa paura, se la vinci?

No, non la vinco. Il mondo è un buon teatro dove mettersi alla prova. Dove sperimentare i propri limiti e io cerco di farlo in questo modo. Non so bene se ci riesco o meno, però ci provo almeno.

L’immagine di perdersi in un atlante mi ha fatto ritornare alla mente situazioni simili alle tue che ho vissuto anch’io. Il bambino che sfoglia l’atlante, mio figlio; oppure l’anziano signore che passa ore tra le mappe, mio padre.

È una cosa comune a molti, anche se è molto radicata nel pensiero occidentale. In Asia, per esempio, la cartografia è molto diversa.

Disegnare mappe è una parte del tuo lavoro. Sembra una cosa semplice, invece è molto impegnativa. Come si disegna una mappa?

Va detto che ogni mappa è una storia, un racconto, quindi bisogna capire innanzitutto che tipo di mappa si vuole disegnare.
Per quelle geografiche, quelle che raccontano, che cercano di essere icona del mondo, si prendono i dati del GIS (Geographic Information System). Sono dati dei satelliti che ci danno la forma vettoriale del mondo, una forma molto neutra che poi il cartografo deve rendere leggibile all’utente in base allo scopo. Quindi se devo fare la mappa di un sentiero di montagna avrò bisogno di un certo tipo di informazioni. Se devo invece disegnare la mappa della metropolitana di un paese, invece devo disegnarla da graphic designer, devo fare un diagramma, devo renderla molto più astratta in modo che si possa comprendere tutto quello che serve al al lettore.

Mappa di luoghi fisici o di concetti. Si realizzano in modo diverso?

Penso che sia lo stesso criterio, nel senso che la mappa non è altro che un mettere in ordine la conoscenza e renderla fruibile agli altri.

Nel corso della giornata mi capita più volte, molte volte, di riempire fogli bianchi di parole e freccette che le uniscono
È una mappa anche quella o è solo un delirio?

Credo che sia il desiderio innato dell’essere umano di dare ordine al mondo. Di fare ordine al caos. Questo avveniva negli uomini delle caverne che incidevano il mondo per dargli senso e avviene adesso con la cartografia digitale, con le mappe in tempo reale. L’uomo cerca di dare ordine al mondo perché di fatto non ci capisce niente del mondo e quindi la mappa serve a quello. E’ un uno strumento come fosse una stampella che permette alle persone di orientarsi nel mondo.

  • Autore articolo
    Raffaele Liguori
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    Errando per Antiche Vie è una grande azione performativa in cui artisti e pubblico percorrono a piedi la distanza che separa Cortina e Milano, tra il 5 e il 16 dicembre, a un mese dall’inizio delle Olimpiadi, per raccontare un territorio incredibile, contraddittorio che per la prima volta viene messo in luce dalle Olimpiadi. Un cammino lungo oltre 250 km, spettacoli teatrali e di danza, letture, pasti di comunità, incontri e dibattiti: un racconto della montagna fatto di sostenibilità, di protagonismo dei territori alpini e prealpini, di chi decide di vivere e lavorare in quota e nei territori periferici, al di là della spettacolarizzazione del momento olimpico. Michele Losi di Campsirago Residenza ha raccontato a Cult tutto il percorso. L'intervista di Ira Rubini.

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