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Omotransfobia, cosa aspettarsi dalla Legge Zan? Parla Fabrizio Marrazzo

Camera dei Deputati - Legge Zan

Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center di Roma, è intervenuto a Radio Popolare nelle ore in cui alla Camera è partita la discussione sulla Legge Zan contro l’omotransfobia. L’intervista di Barbara Sorrentini a Fino Alle Otto.

Come vi state preparando per affrontare la discussione di oggi sulla Legge contro l’omotransfobia?

Noi adesso stiamo analizzando le novità del giorno perché abbiamo appreso solo ieri che ci saranno ben 7 emendamenti che verranno presentati dalla maggioranza. Uno di questi dovrebbe accogliere le nostre istanze. Quelle che incidono, in particolare sull’articolo 3 della Legge Zan, che noi abbiamo più volte definito “salva omofobi”. Senza le nostre modifiche quell’articolo va a depotenziare la Legge in quanto consentirebbe e farebbe diventare lecite le affermazioni che si basano sulle proprie convinzioni. Ad esempio, ci sono persone convinte, a qualunque titolo e grado dal docente all’operaio, che l’omosessualità sia una malattia. Bene, senza le modifiche, loro possono dire quello che vogliono essendo tutelati da questo articolo. Noi abbiamo fatto tutta una serie di proteste contro questo articolo. Il 17 ottobre eravamo in 50 piazze d’Italia per reclamare l’ingiustizia dell’articolo 3. Oggi la maggioranza ha affermato la presenza di 7 emendamenti e noi li vogliamo vedere.

Gli altri aspetti vi convincono? Cosa vi aspettate dalla discussione di oggi? Mi riferisco in particolare ai parlamentari come Meloni che daranno battaglia.

Noi sappiamo che la maggioranza alla Camera ha numeri ampi. Le opposizioni possono fare quello che vogliono. Se la maggioranza vuole approvare il testo può farlo con grande serenità. Il problema è che ci sono dissidi interni alla stessa maggioranza. I cosiddetti catto-dem sono contrari all’introduzione di questa Legge. Lo stesso articolo 3 nasce per trovare un compromesso. Questa legge in realtà sarebbe un’estensione della legge Mancino contro la diffusione dell’odio. Molti atti antisemiti sono stati perseguibili grazie alla parte della legge sul contrasto alla propaganda d’odio. Questo articolo per le persone Lgbt è stato eliminato e in più è stato aggiunto il controverso articolo 3 che addirittura rende lecite le frasi omofobe. Quindi c’è questo grosso nodo da risolvere. Poi c’è la questione dei centri antiviolenza del fondo per le vittime dell’omofobia che per fortuna è stato introdotto nella finanziaria grazie al supporto della senatrice Maiorino, quindi sarebbe operativo indipendentemente dall’approvazione della legge sull’omofobia. Poi è ovvio, è un fondo ancora abbastanza piccolo. Si parla di 30/50.000 euro per capoluogo di provincia. Non basteranno certo, soprattutto in una realtà come Milano. Ma è comunque un segnale, un primo passo. Quello che vogliamo ribadire è che le vittime non è che denunciano perché c’è la legge ma chiedono sostegno solo se ci sono elementi concreti. Come per la questione della violenza sulla donne. Molte di loro non denunciano, ma usufruiscono dei servizi di case famiglia o di centri anti-violenza per cambiare vita.
Per quello che riguarda il dibattito di oggi, oltre alla presentazione dei 7 emendamenti, c’è la votazione delle pregiudiziali di costituzionalità. Queste sono a scrutinio segreto ma sia oggi che domani non ci aspettiamo sorprese. Speriamo che nel segreto dell’urna non ci siano ripensamenti.

Quindi la Legge Zan potrebbe già andare al voto tra oggi e domani?

Tra oggi e domani dovrebbe superare le questioni di pregiudizialità. Poi la prossima settimana dovrebbe esserci la discussione e la votazione degli emendamenti. Ecco, questa è la fase più delicata perché vogliamo capire se queste modifiche migliorano effettivamente la legge. Sappiamo che oltre a quelli della maggioranza ci sono migliaia di emendamenti presentati dall’opposizione. Non li abbiamo ancora vista ma ecco crediamo che siano peggiorativi. Ecco, la situazione degli emendamenti è importante perché leggi contro l’omofobia erano già in precedenza passate alla Camera. Ma erano diventate, con le modifiche, leggi che anziché tutelare le vittime discriminate andava semplicemente a dare un lascia passare agli omofobi. Queste leggi si sono poi arenate in Parlamento perché non producevano nulla di positivo.

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    Redazione
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    Aree interne, non piace il riferimento del governo al declino demografico: per Legambiente nell’Oltrepo pavese c’è un’inversione di tendenza

    Nuova strategia e organismi di gestione per i fondi per le aree interne fino al 2027. Lo ha deciso il governo, con poca convinzione nella possibilità di invertire lo spopolamento e il declino economico di ampie zone d’Italia, più al sud che nel centro nord. In tutto ci vivono oltre 13 milioni di persone. In Lombardia le aree interne sono Valcamonica e Valcamonica in provincia di Brescia, Val d’Intelvi in quella di Como, e l’Oltrepo pavese. Per supportare questi territori ci saranno strutture dalla presidenza del consiglio alle regioni, passando per gli enti territoriali comprensoriali che dovranno attivarsi per coordinare il lavoro in rete. Come nella precedente strategia rimangono centrali i servizi per chi vive in questi territori, dalla sanità alla scuola, passando per le connessioni digitali e i trasporti. L’invecchiamento della popolazione, secondo il documento del governo, appare maggiore in questi territori, i migranti possono aiutare a diminuire questa prospettiva, così come ci sono segnali di ripresa del commercio in alcuni territori. Fabio Fimiani ha sentito Patrizio Dolcini di Legambiente Oltrepo pavese, una delle aree interne della Lombardia.

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    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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    E’ morto l’architetto Francesco Borella, per tanti il papà del Parco Nord Milano. Lo ha diretto per venti anni dagli inizi degli anni ‘80, quando lo ha progettato insieme al paesaggista Adreas Kipar. Cava dopo cava, orto spontaneo dopo orto spontaneo, aziende agricole in dismissione dopo aziende agricole a fine ciclo, ha rigenerato e riconesso con percorsi ciclopedonali l’ampia area che tra Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo si estende a Cusano Milanino, Cormano e ai quartieri milanesi di Affori, Bruzzano, Niguarda e Bicocca. Un parco che negli anni ‘70, quando è stato voluto con le mobilitazioni popolari, sembrava impensabile che potesse avere le presenze che ha il più noto e storico Parco di Monza. Fabio Fimiani ha chiesto un ricordo dell’attuale presidente del Parco Nord di Milano, Marzio Marzorati. Radio Popolare si stringe affettuosamente con un abbraccio ai figli Joanna, Cristiana, Giacomo e Sebastiano Borella.

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