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Odio in rete: come nasce una manifestazione contro

I sentinelli di Milano

Innanzitutto ci presentiamo a chi non ci conosce. Siamo i Sentinelli di Milano, un movimento informale nato tra il serio e il faceto nell’autunno del 2014 che si contrappone a tutti i soprusi, discriminazioni e violenze che colpiscono la vita di molti: dagli omosessuali ai migranti, dalle vittime di stalking alle vittime di razzismo, dalle donne ai malati desiderosi di un fine vita dignitoso.

Esponendosi a favore dei diritti civili e contrastando senza tregua la montante ondata xenofoba e intollerante, spesso amplificata oltre misura dalla formidabile cassa di risonanza dei social network, in questa difficile e disgraziata epoca purtroppo diventa automatico, prima o poi, finire nel mirino di chi non concepisce lo scorrere della vita altrui su binari diversi dai propri.

Tutto cominciò all’inizio di febbraio, quando pubblicammo un post sulla nostra pagina denunciando il trattamento che stava subendo in rete l’allora Presidente della Camera. Erano i giorni immediatamente seguenti al delitto di Macerata e qualcuno addossava a Laura Boldrini la corresponsabilità nell’uccisione di Pamela Mastropietro, augurandole di fare la stessa fine a mezzo meme truculenti.

Da lì ad estendere il trattamento a chi denuncia il passo è stato breve e il nostro portavoce Luca Paladini ha iniziato a ricevere via social, in particolare su Facebook, quotidiani insulti e minacce anche gravissime che durano tuttora, corredate da immagini di lapidi con la sua foto piuttosto che del suo viso tumefatto e sanguinante. Preso di mira soprattutto in quanto gay e preso di mira nei suoi affetti, incuranti delle ripercussioni sui familiari.

Luca ha dimostrato grande forza e coraggio nell’affrontare tutto ciò e ha intrapreso da subito tutte le azioni necessarie, in più sa di essere supportato da una solida rete sociale che non esita a fargli da scudo. Però ci siamo chiesti: e quando la stessa cosa succede a un adolescente oppure a qualcuno che non ha un analogo supporto su cui fare affidamento, che non ha la stessa forza d’animo e lo stesso coraggio? Quante vite minacciate e alterate, quanti stati depressivi, quanti potenziali suicidi devono ancora guadagnarsi l’onore delle cronache prima che gli enti preposti, dal Parlamento a chi gestisce i social, si facciano carico di quella che è diventata una vera e propria emergenza sociale, troppo spesso spacciata impunemente per libertà di espressione? Per quanto tempo ancora i cosiddetti leoni da tastiera potranno sentirsi onnipotenti e la loro violenza in zona franca, al riparo da conseguenze giudiziarie?

Siamo ben consapevoli che il fenomeno dell’odio in rete è estremamente trasversale e che gli strumenti per contrastarlo non sono tuttora adeguati, per non dire ostacolati da mille cavilli. Partendo quindi dall’esperienza di Luca e dalla volontà di estendere a beneficio di tutti la sua battaglia personale, abbiamo organizzato una manifestazione che si terrà sabato 19 maggio a Milano in Piazza della Scala, con l’intento di dare voce a chi si ribella contro le violenze e le discriminazioni. Chiederemo anche il definitivo varo della legge contro l’omotransfobia, approvata alla Camera ma ferma in Senato da oltre quattro anni. Chiederemo maggiore responsabilità ai gestori dei social, nel nome del diritto a non essere minacciati e perseguitati. Chiederemo a tutti i partecipanti e aderenti alla manifestazione di accantonare le paure e farsi megafono a protezione delle vittime di ogni sorta di violenza.

Perché non è più tempo di tacere o di girarsi dall’altra parte.

Il videomessaggio del sindaco di Milano, Beppe Sala:

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Stop Hate, la manifestazione a Milano

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    Cosa chiedono (e come) gli studenti che stanno protestando nelle Università italiane per la Palestina (e che sono diventati il nemico pubblico numero uno leggendo alcuni organi di stampa), ce lo spiegano tre di loro: Camilla Piredda, coordinatrice nazionale Unione degli universitari, Barbara Morandi coordinatrice di Link studenti indipendenti e Olivia di Progetto Palestina, collettivo dell'università di Torino. Massimo Alberti ci spiega i dati sulla povertà, mai così alti, le nuove povertà al Nord, il disinteresse del governo (tanto non votano). Antonio Verona, responsabile mercato del lavoro della CGIL di Milano, spiega come un terzo dei lavoratori della città metropolitana sia povero (il lavoro c'è ma non basta a mantenersi e sempre più giovani lo rifiutano). Misha Maslennikov di Oxfam, rilancia la campagna Tax The Rich (firmate anche voi!) e promuove un sondaggio per capire quanto sia vicino o lontano il governo dai vostri bisogni. Cosa farete il 25 aprile? Noi come sempre saremo in piazza e stavolta con l'appello de Il manifesto speriamo di essere ancora di più, Lorenza Ghidini racconta la nostra adesione all'appello e Alessandro Braga riprende le posizioni di Cgil e Anpi.

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