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“Non lasciamo solo Gabriele Del Grande”

Decimo giorno di detenzione in Turchia per il giornalista Gabriele Del Grande, senza che sia stata formalizzata un’accusa a suo carico. Ieri ha potuto chiamare casa, per la prima e unica volta, ma non gli è ancora stato permesso di incontrare il suo avvocato in Turchia, né un rappresentante delle autorità italiane. Il vice console italiano e l’avvocato turco del giornalista sono andati nel carcere dove Gabriele del Grande è detenuto a Mugla, sulla costa egea meridionale della Turchia, ma non hanno ottenuto le autorizzazioni dal governo di Ankara.

In queste ore, in Italia, si sta mettendo in moto la macchina della mobilitazione per chiedere il rilascio di Gabriele, che ieri ha annunciato alla sua famiglia che avrebbe iniziato uno sciopero della fame.

Piero Bosio ha intervistato Alessandra Ballerini, l’avvocata della famiglia Del Grande in Italia, nonché della famiglia Regeni.

Avvocata Ballerini, perché anche lei ha deciso di fare lo sciopero della fame?

“E’ uno strumento per dimostrare in maniera tangibile solidarietà nei confronti di Gabriele e per non lasciarlo solo nella sua battaglia”.

In queste ore in diverse città italiane ci sono delle mobilitazioni che lo stesso Gabriele ha chiesto. In che modo potranno servire?

“Servono come sempre a tenere alta l’attenzione, a fare capire che teniamo a lui, che vogliamo che torni immediatamente a casa, che vogliamo che tutte le istituzioni si muovano per ottenere il suo rilascio immediato. Non è normale e non è legale che gli venga privata la libertà personale per dieci giorni, senza aver commesso alcun reato, senza avere ancora avuto la possibilità di parlare con un console o con l’ambasciatore, senza aver potuto parlare con l’avvocato e avendo potuto, solo una volta e per pochi minuti, chiamare casa. E’ veramente una situazione preoccupante ed è per questo che bisogna farsi sentire”.

Secondo lei in questo momento il governo italiano sta facendo abbastanza?

“Noi siamo in continuo contatto con la Farnesina e speriamo che il governo turco presti fede a quello che ha detto – già non l’ha fatto in realtà – e che quindi possa fornire questa nota verbale al nostro ambasciatore e indicare i tempi e i modi del rilascio di Gabriele. Questa cosa doveva già essere stata fatta nei giorni precedenti e non è ancora avvenuta, quindi evidentemente bisognerà farsi sentire con una voce più forte”.

Il viceconsole e l’avvocato turco di Del Grande dovevano incontrarlo. Cosa ci può dire?

“Ad ora non è stato possibile incontrare Gabriele né per l’avvocato né per il viceconsole. Per il viceconsole si sta aspettando un’autorizzazione dal governo di Ankara e che non si sa se arriverà. E’ proprio per questo che si auspica che le nostre istituzioni convincano il ministro turco ad autorizzare l’ingresso del diplomatico. E’ angosciante e molto molto allarmante che un cittadino italiano sia privato da dieci giorni della sua libertà personale e non abbia neanche la possibilità di interloquire con il console”.

Alessandra Ballerini, una sua riflessione finale su questa vicenda…

“Per me è particolarmente faticoso seguire questo caso perché Gabriele è un caro amico da tantissimi anni e quindi l’ansia della famiglia è anche la mia. Non è soltanto una questione legale, è qualcosa di più”.

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    Un anno di Trump (dopo i primi quattro dal 2016). Il 6 novembre 2024 il tycoon veniva rieletto alla Casa Bianca con una maggioranza risicata, poco più di 2 milioni di voti su 156 milioni di schede votate. In un anno Trump ha trasformato il declino di una superpotenza - gli Stati Uniti degli ultimi anni - in una forza aggressiva contro paesi e principi che erano stati amici dal dopoguerra ad oggi. Trump e il tramonto della relazione privilegiata americana con l’Europa; Trump e il tramonto delle garanzie democratiche dello stato di diritto. Nel primo anniversario del ritorno di Trump alla Casa Bianca è arrivata l’elezione del sindaco di New York Zohran Mamdani. Ecco un passaggio del suo discorso della vittoria: «la saggezza convenzionale direbbe che sono ben lontano dall’essere il candidato perfetto. Sono giovane, nonostante i miei sforzi per invecchiare. Sono musulmano. Sono un socialista democratico. E, cosa ancora più grave, mi rifiuto di chiedere scusa per tutto questo». Pubblica ha ospitato Ida Dominijanni, giornalista e saggista, fa parte del direttivo del Centro per la Riforma dello Stato. Ha insegnato filosofia politica e teoria femminista all’università di Roma Tre ed è stata ricercatrice alla Cornell University (NY).

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