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Ferrero: “No al solito partito da 4 per cento”

La tre giorni Cosmopolitica non è ancora un congresso, ma quasi. Serve a lanciare Sinistra Italiana, nome provvisorio del nuovo partito “a sinistra del Pd”. Oltre 2mila presenze registrate, un grande palco, 24 tavoli tematici, 4 assemblee che mettono a fuoco le quattro campagne del nuovo soggetto: democrazia, scuola, ambiente, lavoro. Il congresso vero e proprio arriverà a dicembre, ma la strada è ormai tracciata. Una strada che porta dritta vera la creazione di un partito, non l’ennesimo “accrocchio” a sinistra, come lo ha chiamato il coordinatore di Sel Nicola Fratoianni.

Una strada che non incrocia quella di Rifondazione Comunista. Il segretario Paolo Ferrero interverrà, come ospite, domani. E dirà che no, lui non ci sta. E in questa intervista spiega perché.

“Noi abbiamo lavorato per mesi con Sel, con Fassina e con l’Altra Europa per costruire un soggetto unitario a sinistra, che permettesse di aprire effettivamente una costituente della sinistra. Purtroppo sia Sel che Fassina hanno deciso di rompere quella prospettiva e di costruirsi un nuovo partito. Io penso che sia un errore. A me pare che il problema non è di fare un nuovo partito. Il problema vero è come si costruisce un’unità a sinistra capace di riaprirsi al popolo, di fare un processo partecipato”.

Quindi Ferrero la prospettiva che Rifondazione comunista entri nel nuovo partito che si sta formando è esclusa?

“Assolutamente escluso, non esiste. Tanto più che come si vede in questi giorni dentro a quel partito in formazione ci sono posizioni politiche diverse: chi vuole fare un soggetto autonomo, chi pensa che bisogna riaprire col centrosinistra, chi pensa che col centrosinistra bisogna allearsi alle comunale e poi si vedrà. Io enso che tutte queste storie le abbiamo già sperimentate. Io penso che bisogna costruire una Sinistra autonoma e alternativa al Pd, perché penso che Renzi fa una politica di destrae se non si vuol lasciare al Movimento 5 Stelle il monopolio della rappresentanza di chi ne ha piene le scatole, ci vuole una sinistra autonoma e alterativa a Renzi, al Pd e alle socialdemocrazie europee”.

Cosa dirà domani nel suo intervento?

“Io riproporrò il tema dell’unità su un progetto chiaro. Eravamo arrivati a scrivere insieme un documento che si intitolava “Noi ci siamo” e lì si diceva con chiarezza: bisogna costruire un polo politico alternativo a tutti gli altri. Io riproporrò questo tema: fare un vero processo costituente aperto, largo. E non rifare un partito che ha po’ la stessa linea politica che aveva Sel, che mi pare contraddittoria se un poi si trova a sostenere Sala a Milano”.

Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel ha detto: ci vuole un partito, basta “accrocchi” a sinistra…

“La penso esattamente al contrario! Fratoianni vuole fare un partito chiuso con una linea politica a mio parere un po’ ballerina. Per me ci vuole il contrario: una linea politica netta, chiara, alternativa al Pd e nello stesso tempo molta apertura dal punto di vista della forma. Perché io vorrei mettere assieme tutti coloro che criticano da sinistra le politiche neoliberiste. Dai fans di Papa Francesco ai comunisti. Il punto non è fare un altro partito che rimette insieme un po’ di ceto politico, ma un nuovo soggetto a maglie larghe che coinvolga tutte le centinaia di migliaia di persone che ci sono in Italia che fanno politica in mille modi diversi, dai comitati , alle associazioni, ai sindacati. Da costruire insieme”.

Secondo lei quindi l’iniziativa di Sinistra Italiana è destinata al fallimento?

“Io non ho detto questo, ma penso che non risponde ai problemi che ci sono. Magari prendono il 4, il 5%. Vivono tranquilli, col loro gruppo parlamentare. Ma non è questo che risponde al problema per cui metà degli italiani oggi non vano a votare. E la mia impressione è che ci sia una maggioranza del popolo italiano che di fronte a una proposta politica di sinistra, ugualitaria, di maggior giustizia sociale, sarebbe tendenzialmente maggioritaria. Ma per riuscire a farla non si fa attraverso un nuovo partito. Bisogna fare una cosa più ampia. In cui in tanti si possano riconoscere per allargare la partecipazione. Al Pci erano iscritti due milioni di persone. Oggi tra tutti i partiti di sinistra non arriviamo a centomila. Ci sarà un problema? Che forse bisogna trovare le forme attraverso cui tu permetti alla gente di partecipare sentendosi protagonisti e non semplicemente di aderire a un partito che qualcuno ha già messo in piedi”.

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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    E’ da poco uscito “In Fatti Ostili”, nuovo album della storica formazione milanese Delta V. Durante il tour promozionale del disco, Martina e Carlo sono passati a Volume per raccontarcelo e suonarci alcuni pezzi dal vivo. A legare le nuove tracce, raccontano, “è stato il senso di spaesamento” ma anche “la sensazione di vivere in un mondo sempre più ostile e rivolto unicamente a se stesso”. Nella forma di un elegante cantautorato elettronico, l’album offre una lucida fotografia della società di oggi, in cui concetti di fiducia, altruismo e speranza paiono sempre più lontani. La metafora che la band utilizza per affrontare questi temi è spesso quella della città da cui proviene: “Milano ricorda molto Dorian Grey, si specchia e si vede sempre bella e giovane ma manca sempre più di sostanza”. Ascolta l’intervista e il MiniLive dei Delta V, a cura di Dario Grande.

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    In Cisgiordania situazione sempre più pericolosa, anche per gli attivisti

    Dopo l'aggressione a tre attivisti italiani in un villaggio vicino a Gerico, abbiamo intervistato Elena Castellani, attivista di Assopace Palestina, una delle organizzazioni di sostegno della missione in interposizione non violenta nei territori occupati, che ci spiega qual è il lavoro dei volontari e il contesto nel quale si trovano. “Gli attivisti internazionali di interposizione non violenta – spiega Elena Castellani - aiutano i palestinesi in vari modi, come la sorveglianza notturna o diurna, l'accompagnamento dei bambini, dei pastori, per cercare di evitare le aggressioni dei coloni, che sono praticamente quotidiane: i palestinesi vengono feriti, malmenati, a volte anche uccisi e quando va meno peggio, i coloni distruggono le proprietà, le case, ammazzano gli animali. I coloni vengono fiancheggiati dai militari israeliani che, invece, di proteggere gli aggrediti difendono i coloni, cioè gli aggressori”. L'intervista di Alessandro Principe.

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    La Fura dels Baus a Milano con un Amleto contemporaneo che lotta per l'ambiente

    La Fura dels Baus, celebre compagnia catalana, torna a Milano, alla Fabbrica del Vapore con la sua nuova creazione immersiva “SONS: SER O NO SER”, ispirata all’Amleto di William Shakespeare. L’opera sarà in scena fino al 14 dicembre 2025 in un allestimento site-specific che trasformerà completamente gli spazi della Fabbrica del Vapore, offrendo al pubblico un’esperienza sensoriale e coinvolgente fuori dagli schemi, che attraversa temi contemporanei, dall'ambiente ai conflitti. Lo ha spiegato Carlus Padrissa, direttore artistico della Fura dels Baus.

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