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Nel nome di Sarah Saartjie

Questa è una storia che copre oltre 200 anni e arriva fino ai giorni nostri. Una storia del nostro tempo.

Sarah Saartjie era una donna del gruppo etnico Khoisan, nata presumibilmente nel 1789 nell’odierno Sudafrica. Rimase orfana a causa di un raid di un commando boero e fu assegnata come schiava ad una famiglia di Città del Capo. Il fratello del suo proprietario ebbe la bella idea di portarla in Inghilterra come fenomeno da baraccone e così, nel 1810 fu trasferita a Londra dove fu esibita come fenomeno e esempio delle popolazioni di un Africa che era ancora misteriosa e lontana. Sarah fu motivo di curiosità morbosa, ma anche di interesse pseudo-scientifico per le sue grandi natiche, inusuali nella popolazione femminile europea (e invece abbastanza comuni in Africa) e per le labbra della sua vagina che sporgevano di oltre otto centimetri.

Erano gli anni dell’abolizione della schiavitù e le sue esibizioni crearono scandalo, ci fu un movimento di protesta e Sarah fu interrogata da una coorte per stabilire se si esibiva volontariamente o meno. Rispose che era capace di intendere e di volere e che non era ridotta in schiavitù. Le polemiche però non si spensero: che alternative di risposte aveva Sarah? A chi si sarebbe rivolta da donna libera?

In Inghilterra la sua “carriera” era però finita e fu venduta ad un francese che la espose in modo ancora più duro che in Inghilterra. Si trattava di un domatore di animali che la concesse anche per visite di naturalisti e scienziati che, tra l’altro, stabilirono che era una donna intelligente, con un’eccellente memoria, che parlava fluentemente l’olandese.

Morì il 29 dicembre del 1815 all’età di 25 anni di vaiolo o di sifilide. Sul suo corpo furono condotte diverse autopsie e i suoi genitali e il suo cervello furono esposti al Musèe dell’Homme di Parigi fino al 1974. Crearono scandalo e furono rimossi e conservati in un luogo più riservato, fuori dalla vista del grande pubblico.

Il suo era ormai diventato famoso come il caso della “Venere Ottentotta” e ci volle Mandela per chiudere degnamente una vicenda che non aveva certamente dato lustro all’umanità. Uno dei suoi primi atti dopo l’elezione a presidente del Sudafrica fu quello di chiedere alla Francia la restituzione dei resti di Sarah. Li ottenne solo nel 2002 e nell’agosto di quello stesso anno furono sepolti sulla collina sovrastante la città di Hankey.

  • Autore articolo
    Raffaele Masto
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    Violenza stradale, numeri un po' in calo. Il rimedio: l’educazione e diminuire la velocità

    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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    Nubi sull'università italiana: si moltiplicano le adesioni alle università private telematiche, mentre alle statali il governo Meloni taglia i fondi. Ospite l'economista Gianfranco Viesti. E poi, il caso Raiplay Sound, la censura nei confronti di un podcast – prima autorizzato e poi annullato - sulla storia di Margherita Cagol, una delle fondatrici delle Brigate rosse. A Pubblica Nicola Attadio, uno degli autori insieme al giornalista Paolo Morando e al musicista Matteo Portelli.

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