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Modello Lombardia, Ricciardi: “La Lega si è sentita toccata nel vivo”

Camera dei Deputati

È bastato solo citare il modello Lombardia per sollevare le urla dei deputati della Lega e gli insulti al deputato che stava parlando, Riccardo Ricciardi del Movimento 5 Stelle, che ha cercato di proseguire il proprio intervento ieri mattina alla Camera dei Deputati fino alla rissa sfiorata e la sospensione della seduta da parte del Presidente Roberto Fico.

Ne abbiamo parlato oggi a Prisma. col diretto interessato. Ecco l’intervista di Roberto Maggioni.

Cosa le è saltato in mente ieri?

Credo che ora siamo in una fase in cui in Lombardia la situazione è ancora critica, però non siamo in quella apnea di qualche settimana fa. Abbiamo iniziato a riaprire e credo sia anche arrivato il momento in cui si possono e devono iniziare a fare i bilanci, soprattutto dal momento che abbiamo stanziato dei soldi col Decreto rilancio anche per la sanità: bisogna capire su che tipo di sanità bisogna investire. Se devo fare raffronti tra modelli di gestione sanitaria, il modello Lombardia di fronte ad una pandemia e una situazione in cui c’è bisogno di una medicina territoriale ha dato i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Nessuno mette in discussione il sistema inteso come una situazione in cui ci si può andare a curare per determinate patologie e fare determinate operazioni. Ci sono sicuramente enormi eccellenze nel modello Lombardia, ma la sanità non è solo esami di alta specializzazione e operazioni delicate. La sanità è anche e soprattutto la medicina territoriale. E la medicina territoriale in Lombardia, lo dicono i dati, negli anni è stata smantellata e purtroppo il risultato è venuto fuori in maniera devastante ed evidente.

La critica era ai 20 anni di gestione sanitaria lombarda dal suo punto di vista?

Esatto. Le cose sono due. In un sistema del genere un’amministrazione che non commette nessun errore può comunque assorbire l’impatto di questo virus? Non lo so. Però a questo sistema così radicato e definito si sono aggiunti anche degli errori. La famosa delibera delle RSA dell’8 marzo scorso – e io ho citato solo quello che ha detto il presidente dell’associazione che riunisce 400 case di riposo lombarde – è stata un cerino in un pagliaio.
L’abbiamo dovuta rileggere due volte perché non immaginavamo che ci venisse richiesta una cosa del genere, così folle. L’ospedale in Fiera: 21 milioni di euro di donazioni e 25 pazienti che hanno trovato ristoro. Fosse stato anche solo un paziente sarebbe stato importante, però è evidente che con 21 milioni per un ospedale che doveva ospitare 400-500 persone ed è arrivato a 25, qualcosa non ha funzionato.
È anche un atteggiamento: se io vedo un Presidente di Regione o un assessore che, come tutti i Presidenti delle Regioni in cui tutto è iniziato hanno subito sicuramente uno stress di proporzioni immense, mi viene a dire dopo due mesi o due mesi e mezzo che rifarebbe tutto quello che ha fatto, allora vuol dire che c’è un problema.

Si aspettava una reazione così?

Sicuramente mi aspettavo una reazione perché c’era stato un precedente, qualche giorno fa, su un ordine del giorno relativo ai lavoratori transfrontalieri. Un mio collega lombardo, Giovanni Currò, ha detto una frase sulla gestione della Regione Lombardia e c’è stata una reazione spropositata. Io mi aspettavo una reazione da parte dei banchi della Lega, ma non al punto da arrivare ad impedire di fare un intervento. Quello no. E quando ho ripreso non ho più riparlato della Regione Lombardia o del modello della sanità in Lombardia. Mi aspettavo una reazione, ma non un’aggressione in massa con 40-50 persone che scendono in mezzo all’emiciclo e vengono fermati da un cordone di commessi, quello no.

Perché secondo lei non si può criticare il modello Lombardia?

Io credo che la Lega e il centrodestra, ogni volta che si parla di sanità, abbiano fatto un vanto del sistema sanitario. Quando venivano fuori le inchieste, il retropensiero era “sì, qualcuno ha rubato, ma qui c’è l’eccellenza“. Passava sotto traccia l’idea dell’aver rubato, perché tanto i servizi funzionavano. Questa cosa che per loro era il fiore all’occhiello non soltanto di una politica regionale, ma anche nazionale. Nel momento in cui di fronte a questa sciagura la situazione va così, è evidente che loro si sentono toccati nel vivo.
Se mi avessero fatto finire di parlare, ieri avrei anche detto che non stavo facendo un attacco strumentale alla Lega, perché il vicino di casa Luca Zaia non ha commesso gli stessi errori e in Veneto il virus ha avuto un impatto diverso. Ci sarà una commissione d’inchiesta e sicuramente ci sarà una grossa letteratura scientifica anche sul coronavirus e lì potremo capire cosa sarebbe accaduto se si fosse fatto in maniera diversa.

In Lombardia c’è una raccolta firme che chiede il commissariamento della sanità lombarda. Lei sarebbe favorevole?

Io non ho gli strumenti per dirlo. Ci sono i nostri consiglieri regionali che portano avanti la politica locale e sanno qual è la direzione e quale è la richiesta. Io non ho gli elementi che possono avere i ministri per dire che ci sono stati fatti talmente gravi da arrivare a commissariare. Questa è una valutazione che farà chi ha le competenze e che ha in mano tutto. Però è chiaro che se ci si nasconde dietro un “non è vero, state facendo sciacallaggio sui morti” e “noi rifaremmo tutto quello che abbiamo fatto“, è evidente che non si crea neanche un minimo di dialettica. Io vorrei sentire la ratio di quella delibera e magari mi si spiega che in quel momento era l’unica cosa da fare. Però vorrei capirlo, così come vorrei capire perché 21 milioni di euro sono stati spesi in quella struttura con quei risultati.

Non ha ricevuto molta solidarietà neanche dai suoi alleati di governo del Partito Democratico. Pare che anche il Ministro Speranza non abbia gradito il suo intervento.

Io sono contento della solidarietà ricevuta da tanti cittadini, anche lombardi, che mi hanno scritto. Io rispondo prima di tutto alle persone che mi hanno eletto e a quello che è il nostro ruolo in quell’aula, poi se gli alleati di governo ritengono che non fosse il momento o il tono per dire quelle cose, questo non lo so, il problema è il loro.

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    Diesel Euro 5, il blitz della lega contro il blocco che sarebbe scattato a fine anno: rimandato al 2026, riguarderà solo le grandi città

    La Lega ha ottenuto il rinvio dell’entrata in vigore del blocco alle auto diesel euro 5. Con un emedamento al decreto infrastrutture è stata rimandata di un anno l’entrata in vigore del provvedimento, che era stato approvato dal governo in recepimento di una direttiva europea. Il blocco agi diesel più inquinanti scatterà a questo punto solo alla fine del 2026: e non riguarderà tutte le città oltre i 30mila abitanti ma sarà applicato solo alle grandi città di oltre 100mila. La Lega e Salvini in queste ore rivendicano questo come “un atto di buonsenso”. Una lettura diversa e opposta a quella che danno in queste ore le associazioni ambientaliste e molti osservatori. Ester Marchetti, direttrice del settore trasporto pulito di Transport and environment.

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    Per i lavoratori dei musei civici di Milano prima vittoria: 300 euro in più al mese e maggiori tutele

    I lavoratori e le lavoratrici dei musei civici milanesi hanno vinto la loro battaglia: ora saranno assunti con il contratto nazionale Federculture e non più quello Multiservizi. Significa, ad esempio, 300 euro al mese in più in busta paga e migliori tutele. I primi a beneficiare del cambio di contratto, dopo scioperi e proteste, saranno i lavoratori e le lavoratrici delle biglietterie. “Dopo due anni di lotta serrata all’interno dei Musei Civici di Milano arrivano le certezze sull’applicazione del CCNL Federculture nel primo appalto che va in scadenza, ovvero le biglietterie” spiega il sindacato USB Lavoro Privato che ha seguito la vertenza. “Dopo l’uscita del bando non solo con l’indicazione del Federculture, ma con anche tutte le altre garanzie fondamentali che abbiamo rivendicato con scioperi e in tutti gli incontri avuti con i consiglieri e con gli Assessori alla Cultura e al Bilancio, è stata data comunicazione ai lavoratori che quanto scritto nel bando troverà corrispondenza nel cambio appalto di settembre”. L’obbiettivo di sindacato e lavoratori è ora quello di cambiare il contratto in tutti gli altri bandi in scadenza, a partire da quello degli operatori di sala che scadrà a maggio 2026. Roberto Maggioni ha intervistato Elena Lott di USB Lavoro Privato.

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