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Milano, Bergamo, Brescia e i numeri sottostimati del coronavirus

ospedale san raffaele - terapie intensive

Quanti sono i morti a Milano città? È un numero che non viene mai dato. I decessi con coronavirus, diffusi ogni giorno, sono sempre accorpati per provincia e a scorporati territorialmente. L’ATS, ai microfoni di Radio Popolare, sostiene di non essere attrezzata per fornire questo dato specifico sulla città di Milano. I contagi invece sì, vengono diffusi anche per singolo comune. Questa è la scelta di ATS, Protezione Civile e Regione Lombardia.

Diversi sindaci però la domanda se la pongono e forniscono autonomamente i dati in loro possesso ai propri cittadini e alla stampa, ragionando anche su limiti, affidabilità dei numeri ufficiali, i tamponi che non vengono fatti pre e post mortem.

I dubbi dei sindaci di Bergamo e Brescia

Dopo aver iniziato a denunciare che i dati “ufficiali” diffusi dalle Ats, dalla Regione Lombardia e dalla Protezione Civile fossero sottostimati, molti sindaci di piccoli comuni della bergamasca hanno iniziato a fare il raffronto della media delle morti anagrafiche nel mese di marzo nel decennio precedente, con quelli di quest’anno.
La differenza costituirebbe il numero di morti reali da Covid 19.

Un metodo che il quotidiano locale, L’Eco di Bergamo, sta provando a rendere sistemico per avere una stima reale dei morti in provincia.

Il primo a rompere il silenzio nei grandi comuni è stato il sindaco di Bergamo Giorgio Gori con un Tweet:

A Bergamo, dall’1 al 24 marzo, i decessi dei residenti sono stati 446: 348 più della media degli ultimi anni (98). I decessi ufficialmente dovuti a #Covid19 nel periodo sono 136. Ce ne sono 212 in più“, scrive il sindaco di Bergamo, secondo cui dunque, nella sua città, ci sarebbero 212 morti da Covid non ufficialmente registrati perché mai nessuno li ha testati, che porterebbero il totale al triplo dei dati uffficiali. “Con una mortalità all’1,5-2%, i contagiati in città sarebbero tra 17 e 23mila“, rispetto ai circa 7000 ufficiali, conclude Gori.

È un problema che si stanno ponendo anche a Brescia, dove i morti ufficiali sono 166 ma da giorni il sindaco Del Bono, come i medici di base, sottolineano che il dato di vittime e quindi dei contagi è di molto sottostimato, anche se sotto i livelli di Bergamo.

Così anche il Giornale di Brescia, che analizzando i numeri dei comuni più colpiti della Bassa Bresciana, Manerbio e Orzinuovi, ha osservato che il dato dei decessi reali è 4 volte superiore a quello degli scorsi anni.
Un’operazione di trasparenza per informare e rendere più consapevoli i cittadini, e dare anche alle autorità preposte la reale dimensione del contagio. Un’operazione di trasparenza per informare e rendere più consapevoli i cittadini, e dare anche alle autorità preposte la reale dimensione del contagio.

Coronavirus a Milano. L’impianto per le cremazioni è saturo

Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, invece, no. Dei numeri della propria città non parla proprio. A Palazzo Marino sostengono di non avere questo numero e che Sala non sarebbe interessato né a chiederlo, né che venga reso pubblico. “Non serve in questo momento, non aggiungerebbe niente all’emergenza coronavirus“, dicono a Milano. Non lo chiedono neanche i giornalisti.

Eppure di motivi validi per saperlo ce ne sono almeno due. Il primo: la vasta Città Metropolitana di Milano conta 131 comuni, sapere se i morti con coronavirus sono concentrati di più al confine con la provincia di Bergamo, di Cremona, di Pavia o dentro Milano, direbbe parecchio, in questo momento.

Il secondo motivo: chi decide cosa quali notizie i cittadini possono avere e quali no.
Alle richieste di informazioni su Twitter, dal comune di Milano è arrivata questa risposta: “I dati sul contagio vengono diffusi ogni giorno dalla Regione Lombardia e dalla Protezione Civile”. Ma al comune di Milano si chiede il numero dei decessi, dato che come abbiamo visto stanno diffondendo tanti altri comuni.

Intanto l’impianto per le cremazioni di Lambrate è saturo. Il Comune di Milano ha bloccato le cremazioni per coloro che sono morti in città ma non sono residenti perché a causa dell’emergenza coronavirus i tempi di attesa dei feretri per le cremazioni ora arrivano anche a dieci giorni dal decesso, “in considerazione dei tempi di stazionamento dei cadaveri presso le camere mortuarie ospedaliere“, si legge nella disposizione.

di Letizia Mosca e Massimo Alberti

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    Gaza, l’Onu chiede cibo e tende per l’inverno, ma Israele continua a demolire edifici con raid aerei

    Gaza, l’Onu chiede cibo e tende per l’inverno, ma Israele continua a demolire edifici con raid aerei “A Gaza mancano cibo e rifugi, bisogna aprire il valico di Rafah”: è l’ennesimo appello che l’Onu rivolge a Israele. A quasi un mese dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, nella Striscia entra ancora solo una minima parte degli aiuti previsti; le agenzie umanitarie denunciano che Israele impedisce l’ingresso anche a tende, coperte e rifugi. I palestinesi della Striscia, in gran parte sfollati, non sono in condizione di affrontare la stagione fredda che si avvicina. L’esercito però, in violazione del cessate il fuoco, continua l’opera di demolizione degli edifici: dall’alba sono in corso raid aerei sui quartieri orientali di Gaza City. A livello diplomatico intanto gli Stati Uniti, intanto, portano avanti il loro piano per Gaza presso il consiglio di sicurezza dell’Onu: nelle scorse ore la risoluzione che autorizza la Forza internazionale di stabilizzazione è stata presentata anche ai paesi arabi coinvolti nel processo di mediazione tra Hamas e Israele. Da Deir al Balah, la testimonianza di Nicolò Parrino, responsabile logistica di Emergency a Gaza, intervistato da Chawki Senouci.

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    Monica Frassoni, presidente della Alleanza europea del risparmio energetico, commenta l’accordo raggiunto a Bruxelles per gli obiettivi climatici 2040 (90% riduzione delle emissioni ma con 5% di "sconto" ovvero di crediti di carbonio che si possono spendere in progetti di riforestazione in giro per il mondo). Sara Milanese presenta l'incontro dei presidenti a Belém in Brasile come prologo della Cop30 per il clima che inizia lunedì nella citta amazzonica e ci fa ascoltare Sila Mesquita Apurina una delle leader dell'Alleanza delle comunità indigene che organizza la "cupola dei Popoli, l'incontro che da 30 anni porta avanti le istanze dal basso delle società civili, indigene e non. Caterina Pozzi, presidente del CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti) ci racconta della contro-conferenza su droghe e dipendenze mentre apre domani quella del governo che rivendicherà l'approccio punitivo e proibizionista. Infine, Alessandro Diegoli rilancia al staffetta 50e50 non solo in Lombardia ma in tutto il mondo.

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