Il Premier israeliano Benjamin Netanyahu sfida la comunità internazionale e annuncia 618 nuovi insediamenti a Gerusalemme Est per i coloni, nonostante una risoluzione di condanna delle Nazioni Unite appoggiata anche dagli Stati Uniti. Netanyahu conta sul futuro appoggio di Donald Trump. Il nuovo inquilino della Casa Bianca è vicino alla destra israeliana ma non ha ancora una strategia per il Medio Oriente, afferma l’americanista Federico Romero.
“Trump persegue una linea di maggiore durezza verso Isis ma anche verso i palestinesi -afferma ai nostri microfoni Romero- con un appoggio molto forte a Netanyahu e alle coalizoni di destra israeliane”.
Un appoggio che rappresenta un incoraggiamento a ulteriori insediamenti e a un rinvio eterno di una soluzione negoziale del conflitto israelo palestinese. Una visione comune alla destra repubblicana statunitense e alla destra israeliana.
“I segnali -dice Romero- vanno in quella direzione, se poi verranno tradotti in una linea di azione strategica nella zona rimane da vedersi perché Trump fino ad ora non ha parlato di strategie ma solo di sentimenti e modalità classiche dei repubblicani: costruire e usare posizioni di forza”.
Le affermazioni ti Trump in merito a nuove relazioni con la Russia rappresentano l’altro punto interrogativo sullo scacchiere mediorientale
Una più stretta relazione Usa-Russia potrebbe significare la “stabilizzazione del regime di Assad in Siria come pilastro della Russia in Medio Oriente e, di contro, una maggior mano libera degli alleati degli Usa i quali però tendono a muoversi per conto proprio, quindi sono ipotesi che verranno esplorate ma sarà difficilissimo immaginare cosa potranno produrre”
Ascolta l’intervista a Federico Romero a cura di Luigi Ambrosio