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Mattarella ora si arrabbia: faccio io

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Su proposta di Renzi, il Partito Democratico ha rinviato a una data da destinarsi l’assemblea nazionale che era prevista per il 21 aprile.

Anche nel Pd si fa strada l’idea che i giochi potrebbero riaprirsi. Le parole di Mattarella al termine del secondo giro di consultazioni rendono meno lontana, tra le opzioni possibili, quella di un ‘Governo del Presidente’ cui il Pd potrebbe partecipare.

Il Capo dello Stato è molto arrabbiato per l’incapacità del trio Di Maio, Salvini e Berlusconi di trovare un accordo politico e le sue parole -“attenderò alcuni giorni trascorsi i quali valuterò in che modo procedere per uscire dallo stallo che si registra”- sono molto chiare: l’iniziativa passa al Quirinale.

Il governo del Presidente rimane l’extrema ratio. Per prima cosa, Mattarella tenterà di esplorare la possibilità di un governo 5 Stelle – centrodestra. Ma Berlusconi è un ostacolo enorme, anche se si ritirasse a vita privata ad Arcore. E lo show durante le consultazioni dimostra che non ne ha alcuna intenzione. Un incarico esplorativo a Salvini o Di Maio rischierebbe di bruciarli.

Il Pd non aspetta altro che rispondere positivamente a una chiamata istituzionale da parte di Mattarella, anche perché la partecipazione a un governo del Presidente comporterebbe un congelamento della resa dei conti interna, con gli avversari indeboliti dal fallimento del tentativo di formare un governo, di cui Lega e 5 Stelle soprattutto dovrebbero rendere conto. Pure Berlusconi sarebbe ovviamente felice di una soluzione che lo comprendesse consentendogli di giocare un ruolo da protagonista.

E un fattore internazionale come i rischi di una escalation nella guerra in Siria con un coinvolgimento diretto occidentale potrebbero costringere i partiti ad accettare soluzioni ideate dal Quirinale. Oppure, forse, in termini molto cinici, potrebbero essere considerati un formidabile pretesto.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Troppo caldo, lavoratori in sciopero. 36 gradi nel capannone dove si producono componenti per i condizionatori. Il paradosso è che, in quella ditta, si producono scambiatori di calore, componente fondamentale per gli impianti di climatizzazione. Che però, nei capannoni della Emmegi di Cassano d’Adda, non ci sono. La conseguenza, temperature roventi, che superano i 36 gradi, e condizioni di lavoro inaccettabili. Per questo lavoratori e lavoratrici stanno scioperando, per ottenere almeno un po’ di refrigerio, che però al momento viene negato dalla proprietà, che anzi ha incaricato un consulente per farsi dire che “la temperatura è acettabile”. Maurizio Iafreni è Rsu Fiom alla Emmegi e responsabile della sicurezza: (foto Fiom Cgil)

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