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L’opportunità di avere Macao a Milano

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La giunta di Milano rischia un brutto testacoda sul futuro di Macao.

Sgomberarlo significherebbe scaricare e sacrificare una delle esperienze politico-culturali più significative della città per… per cosa? Fare cassa? Raccogliere consenso tra i cittadini pro-sgomberi? Dimostrare che la legalità viene prima di tutto? Forse. Oppure potrebbe anche voler dire che semplicemente, a chi governa questa città, di Macao non gli importa sostanzialmente nulla. È appunto sacrificabile.

Sarebbe piuttosto miope e, nel caso di un’amministrazione come quella milanese che sta raccontando al mondo di una Milano città aperta, una sconfitta. Grande o piccola, ciascuno giudicherà secondo propri parametri.

Macao in questi anni ha avuto il merito di interrogare il Pubblico e l’amministrazione pubblica su cosa significa essere uno spazio pubblico oggi in una città globale come Milano. Qualcosa che dovrebbe essere un’opportunità per una città progressista.

In una città mosaico fatta di spazi pieni e vuoti, amministrata da 2011 dal centrosinistra, il possibile sgombero di Macao racconta di un’opportunità non colta, ma con qualcosa in più: la beffa. Perché Macao è stato lo spazio sociale che più si è speso in questa città per immaginare e praticare nuove forme di gestione dello spazio pubblico, è stata la realtà che, arrivando dal mondo delle occupazioni, più ha dialogato con il Comune, contribuendo a scrivere una delibera innovativa per l’assegnazione e l’Uso Civico di spazi pubblici che nonostante il sostegno di alcuni consiglieri comunali di maggioranza non è stata mai votata.

Più recentemente Macao ha proposto di percorrere la via dell’acquisto della palazzina di viale Molise attraverso l’organizzazione tedesca Mietshäuser Syndikat che investe in progetti di acquisizione di immobili per toglierli dal mercato immobiliare. Ma si sa, prima o poi il mercato torna a bussare e nell’estate del 2018 l’assessore al bilancio Roberto Tasca ha aperto quella porta decidendo di mettere in vendita la palazzina Liberty occupata da Macao. Non è chiaro quanto sia stata condivisa con il resto della giunta  quella decisione, quanto il sindaco Sala sia d’accordo con il suo assessore. Per il momento possiamo pensare ad un silenzio assenso.

Quelli di Macao ovviamente non l’hanno presa bene e guardando agli anni spesi a proporre soluzione innovative e dialogare con l’amministrazione hanno decretato morta la sinistra neoliberale, invitando tutti a un simbolico funerale venerdì 5 ottobre quando in consiglio comunale dovrebbe iniziare la discussione sulla delibera che porterebbe allo sgombero di Macao.

Certo in gioco c’è Macao, ma c’è anche la città di Milano, c’è anche la possibilità di ricostruire e immaginare uno spazio politico a partire dalle vite e dai sogni e bisogni delle persone” hanno scritto in un comunicato e spiegato anche da questi microfoni. “Non stiamo parlando solo di difendere posizioni, luoghi e percorsi, per quanto possiamo amarli. Non possiamo lasciarci trascinare da un’amministrazione di sinistra in questo sepolcro” dicono gli attivisti di Macao. L’appello è a quel luogo disintegrato che è la sinistra che oggi non sa cosa essere.

Per questo Macao è un’opportunità da non liquidare con un colpo di penna e manganello. La sfida che propongono è ridare immaginazione e forza ad una politica progressista, non morire di contabilità e repressione in una città davanti a un bivio. La svolta a destra porta alla Lega.

Recentemente la sindaca di Barcellona Ada Colau e il sindaco di Londra Sadiq Khan hanno pubblicato sul Guardian una riflessione sul Diritto alla Città. “Solo quando si sarà capito che coloro che creano la vita urbana hanno in primo luogo il diritto di far valere le loro rivendicazioni su ciò che essi hanno prodotto e che una di queste rivendicazioni è il diritto a costruire una città più conforme ai loro intimi desideri, solo allora potrà esserci una politica urbana che abbia senso” scrivono i due sindaci.

“Le città non sono semplicemente una collezione di edifici, strade e piazze. Sono anche la somma della gente che le vive. Sono loro che aiutano a creare legami sociali, costruiscono comunità e si evolvono nei luoghi in cui siamo così orgogliosi di vivere”.

Parole che possiamo traslare anche su Milano e che richiamano i temi sollevati da Macao. Non vederne l’opportunità sarebbe un errore.

[Macao dall’occupazione di Torre Galfa nel 2012 ad oggi ha ospitato artisti, musicisti, attori, scrittori, umanità varia da tutto il mondo. Sono migliaia le persone che sono transitate nei suoi spazi. Mercoledì 26 settembre in occasione del concerto dei Wolf Eyes abbiamo incontrato i ragazzi e le ragazze del Tavolo Suono, uno dei collettivi che organizza concerti dentro Macao, tra cui il festival Saturnalia, e che hanno lanciato la campagna di sostegno We Insist! (da uno dei più bei dischi di Max Roach). Ne è uscita una lunga chiacchierata sul fare comunità, musica, eventi in uno spazio come Macao, in una città come Milano. Le musiche sono tutte tratte dai video realizzati da Ursss, un’entità nomade che da anni presiede le prime file dei concerti più coraggiosi di Milano. Dentro Macao ha trovato un luogo accogliente dove filmare e restituire a tutti decine di concerti]

Il suono di Macao: We Insist! Ascolta qui:

We Insist_Macao

 

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  • Autore articolo
    Roberto Maggioni
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    Quest’anno Franco Basaglia – il medico che liberò i matti – avrebbe compiuto 100 anni. Prima della rivoluzione basagliana le persone con sofferenza psichica erano considerate pericolose per sé e per gli altri e quindi erano tenute separate e nascoste dal resto della società in luoghi chiusi e isolati, quali erano appunto i manicomi, dove spesso venivano sostanzialmente abbandonate. Non c’era cura ma controllo. Negli anni Sessanta a Gorizia, insieme a un gruppo di giovani psichiatri, Basaglia iniziò la sua battaglia per restituire diritti e dignità ai pazienti del manicomio: abolì contenzioni fisiche ed elettroshock e sostenne un nuovo rapporto tra medico e paziente, non più verticale ma orizzontale, basato sull’ascolto e sulla parola, in cui pazienti e operatori avessero pari dignità e pari diritti. Noi festeggeremo il centesimo compleanno di Basaglia cantando con Alessio Lega le canzoni che accompagnarono quel movimento, quella rivoluzione che rese l’Italia un paese migliore. Canzoni in gran parte estrapolate da “E ti chiamaron matta”, un disco del 1972 dello psichiatra-poeta Gianni Nebbiosi. Massimo Cirri, psicologo e giornalista, e Thomas Emmenegger, psichiatra e presidente di Olinda, ci regaleranno un Bignami sulle pratiche di libertà introdotte da Franco Basaglia.

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