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L’onda nera. La resistenza delle città

L’onda nera dei nazionalismi, nazional fascismi, sovranismi fino ai nazismi è stata in Europa contenuta dagli argini costituiti dal voto. Se per un verso popolari e socialisti sono regrediti, per l’altro sono emersi i verdi  con cifre di tutto rispetto a compensare, mentre anche i liberali si sono rafforzati, così appare ragionevole prevedere che nel nuovo Parlamento europeo nascerà una maggioranza ad escludendum i sovranisti. Il che comunque implica una dialettica più complessa e delicata,  sperando che sia anche più vivace e dinamica, di quella sviluppata dall’alleanza tra popolari e socialisti per anni egemone. A essere ottimisti, si potrebbe addirittura che l’Europa uscita da questo voto cercasse un nuovo orizzonte in cui i cittadini siano non obbedienti, ma attivi soggetti costituenti. Perché il rischio corso, e per ora rintuzzato, rimane comunque sotto traccia, un coccodrillo che nuotando nella melma può sempre emergere all’improvviso azzannandoti, se non bonifichi e decontamini le acque. Tanto più che la marea nera ha tracimato, abbattendo gli argini fino a invadere  l’Italia, uno dei paesi fondatori, e per mille motivi più significanti. Ovvero la vittoria ampia della Lega di Salvini che supera il 34%, e dell’antico centrodestra che sfiora con Fratelli d’Italia e Forza Italia, il 50%. Cioè un/a cittadino/a su due ha votato per questo campo di forze. Se aggiungiamo il 17% dei Cinque Stelle, che proprio di sinistra non sono e con la Lega governano, siamo parecchio in là, e non basta certamente il PD col suo 22.7% a efficace contrasto. Anche aggiungendo Europa verde, più Europa, La Sinistra, tutte liste sotto il 4% che sommate arrivano al 7% circa (ma sono andate separate, non sia mai che la purezza identitaria e ideologica di ciascuna venga contaminata),  non si arriva a una massa critica in grado di impensierire sul piano quantitativo Salvini, la destra e il governo nazional socialista in carica.

Ai tempi lontani delle invasioni barbariche a reggere l’urto conservando la civiltà “romana”, furono le cosidette Pentapolis , ovvero Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona che federate si opposero, insieme a Ravenna, capitale dell’Esarcato. Ancora oggi le vestigia di quella difesa strenua e efficace della civiltà giuridico politica contro i barbari sono visibili in quelle terre. Senza voler andare troppo oltre nell’analogia, anche oggi, se si analizzano i risultati disaggregati per esempio focalizzando sulle città, si scopre che alcune città hanno resistito all’egemonia leghista. Per esempio: Torino (PD 33%, Lega 26.8%), Milano (36%PD, Lega 27%), Genova (PD 30%,Lega 27%), Bologna (PD 36%, Lega 26%), Roma (PD 30%, Lega 26%), Napoli (PD 23%, Lega 12%, qui non si può non citare il M5S a poco meno del 40%). E altre ce ne sono. Insomma esiste una popolazione urbana che non si appiattisce sulla Lega e non sposa la sua politica reazionaria, seppure il partito di Salvini abbia una messe considerevole di voti, senza però essere egemone. Non voglio qui trarre consolazioni rispetto al risultato globale, ma indicare una possibile linea di resistenza, da dove organizzare una controffensiva liberal democratica e socialista, assumendo le città come accumulazione dinamica di civiltà e luogo per eccellenza di convivenza civile creativa e libertaria. In particolare Milano  capitale del progressismo proiettata verso la Germania e l’Europa continentale, e Napoli anarco libertaria capitale del Mediterraneo, ponte tra le due sponde, quella africana e quella italica. Senza dimenticare Palermo. In una concatenazione ideale, Milano con Sala, Bologna con Merola, Napoli con De Magistris e Palermo con Orlando. Per modellare le odierne pentapolis ne manca una, mi viene da dire Roma che la sindaca Raggi andò a Casal Bruciato sfidando gli squadristi di Casa Pound, per portare solidarietà a una famiglia Rom. Sono consapevole che si tratta di uno schema del tutto astratto, a prescindere dai processi concreti della politica, una utopia che come dice la parola non ha luogo. Però non è che i meccanismi della politica ci abbiano portato granché. Oppure le moderne pentapolis possono essere una eterotopia, la ricerca e costruzione di un luogo altro dove avvengono le cose belle e buone. Chissà, il futuro potrebbe essere meglio di quel che oggi descrivono le urne. E la forza della Lega più fragile di quel che sembra.

  • Autore articolo
    Bruno Giorgini
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    “Gaza City brucia di fronte al suo mare”. Israele lancia l’offensiva di terra sulla città

    L’esercito israeliano ha lanciato questa notte l’invasione di terra su Gaza City. Da ieri i carri armati sono entrati nel cuore della principale città della striscia, e i bombardamenti hanno colpito senza sosta strade, case, infrastrutture. Da questa mattina, i morti sono 89. Centinaia di migliaia di persone vivono ancora nella città. Migliaia di persone stanno invece cercando di fuggire, in un esodo verso un sud che non ha più spazio per ospitarli. Il servizio di Valeria Schroter.

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    Esteri di martedì 16/09/2025

    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    Le Guthrie Family Singers portano avanti il messaggio di umanità del nonno Woody

    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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