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Lo scivolone di Sala

La precisazione di Giuseppe Sala è arrivata dopo alcune ore, per cercare di smorzare il caso che ormai era scoppiato.

Quello di ieri, però, rimarrà lo scivolone del candidato di centrosinistra nella campagna elettorale.

Sala ha partecipato alla presentazione di un libro scritto a quattro mani dal segretario del Pd milanese, Pietro Bussolati e da Nicolò Mardegan, il candidato sindaco di estrema destra che ha nelle sue liste i dirigenti milanesi e lombardi di CasaPound.

Già solo l’opportunità che Bussolati abbia presentato in campagna elettorale, a due settimane dal voto, un libro scritto a quattro mani con Mardegan – un dialogo sul futuro della città – ha destato più di una perplessità.

Non bastasse, Sala si è speso in lodi per Mardegan, definito “simpatico, giovane e coraggioso”, riportano le cronache.

Fossi stato a destra non mi sarei perso uno come lui e trovo strano che non trovi lo spazio giusto. Mi piacerebbe che facesse una scelta di campo più precisa perché trovo strano citare nel libro don Sturzo e poi aprire a CasaPound” ha aggiunto.

Poi ha delineato una futura attenzione nei suoi confronti:

“Io faccio una semplice promessa: se sarò sindaco lavorerò con grande devozione per questa città e cercherò di essere il sindaco di tutti e ascolterò certamente Nicoló”.

Tutto questo accadeva a Milano, nel giorno in cui a Roma i militanti di CasaPound attraversavano la Capitale con un corteo in cui centinaia di persone inneggiavano al fascismo tra i saluti romani.

La reazione da sinistra è stata immediata, da Basilio Rizzo (“Sala dice che ascolterà Mardegan ma che un sindaco parli con chiunque è un’ovvietà, dirlo adesso ha invece un altro significato”) alla lista SinistraXMilano che è nella coalizione di centrosinistra e sostiene Sala:

“Pur condividendo la necessità di ascoltare tutte le voci della nostra città, SinistraXMilano chiede al suo candidato sindaco Beppe Sala di ribadire con nettezza la distanza da tutto il mondo che Nicolò Mardegan rappresenta, a partire dagli esponenti di CasaPound presenti nella sua lista”.

Che la questione venga considerata seria anche nel Partito Democratico lo dimostra il successivo intervento del deputato Emanuele Fiano:

“Il Pd e Beppe Sala non hanno nessuna intenzione né oggi né mai di dialogare con CasaPound. Sia noi che Sala siamo antifascisti nel Dna e su questo non ammettiamo dubbi o critiche. Altro è dire che Sala dialoghi o ascolti un altro candidato, ma non siamo e non saremo alleati della sua lista che contiene per noi una rappresentanza della destra delle celtiche con cui noi non dialogheremo mai”.

Alcune ore dopo le aperture a Mardegan, Sala ha scritto una nota:

Ci tengo a precisare le mie parole: da sindaco ascolterò tutti i cittadini, anche quelli che hanno opinioni e ideologie diametralmente opposte alle mie. Fra costoro, c’è anche Nicolò Mardegan. In nessun modo ciò diminuisce la mia distanza assoluta e irremovibile dall’ideologia sostenuta e veicolata da CasaPound e dalle posizioni prese da Mardegan in questa campagna. E’ il lavoro di un sindaco in democrazia. I presenti oggi hanno ascoltato la mia dura stigmatizzazione della scelta di Mardegan di farsi supportare da CasaPound”.

Se Sala ha sentito la necessità di ribadirlo è perché lo scivolone rischia di creare una ulteriore distanza nei suoi confronti a sinistra, nelle fila di un elettorato già in tensione per la strategia adottata fino a oggi dal candidato sindaco, il quale ha dedicato molta più attenzione a coltivare il consenso al centro.

Una cosa però sono le aperture al centro e un’altra le manifestazioni di interesse, seppur tra i distinguo e le prese di distanza da CasaPound, verso i rappresentanti della destra, in una campagna elettorale dove l’unico sussulto fino a oggi era stato il caso, sollevato da Radio Popolare, dei fascisti nelle fila della Lega a sostegno del candidato di centrodestra Stefano Parisi.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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