
Lo Ius Soli non si farà. La legge che avrebbe dovuto dare la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori immigrati, pur se non in maniera automatica, era stata definita una legge di civiltà da Renzi, dal Pd, dal Governo. Poi, alla vigilia del voto finale al Senato, era stata rinviata a settembre. E a chi sosteneva che avrebbe significato archiviarla era stato risposto che si trattava di polemiche inutili.
Ora è Renzi a dire la verità: le possibilità che si arrivi a una sua approvazione durante la legislatura sono decisamente ridotte, ha detto di fronte alla platea di Capalbio, presentando il suo libro “Avanti”. Il partitino centrista di Alfano, che tiene in piedi la maggioranza al Senato, si è schierato contro, fiutando l’aria elettorale. Ma il Pd si comporta come se non avesse nessun potere contrattuale, come se la pattuglia centrista avesse in mano la Golden Share del Governo.
In realtà, il Pd non ci ha nemmeno provato.
Del resto, questa è l’estate in cui sull’immigrazione si è assistito a una decisa sterzata verso la chiusura da parte dello stesso Partito Democratico. Gli eccessi plateali dei sindaci che fanno scioperi della fame e minacciano raddoppi delle tasse ai cittadini solidali. Le sparate sulla razza e contro le Ong. Soprattutto però la linea dettata da Renzi e dal Governo: aiutiamoli a casa loro, non possiamo accogliere tutti, giro di vite contro le Ong, navi militari in Libia.
Renzi è convinto che questa sia la strategia giusta per andare alle elezioni. Spera di conquistare voti a destra, operazione storicamente azzardata. E deve fare i conti anche con un sentimento presente anche tra i suoi elettori tradizionali, di cui le uscite sguaiate di alcuni sindaci sono una cartina di tornasole