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L'”invasione cinese”

340 milioni di tonnellate.

E’ di queste dimensioni l’invasione cinese di acciaio sul mercato europeo. L’industria siderurgica del continente non ce la fa più. E ora chiede un intervento di Bruxelles. La siderurgia italiana è in crisi, ma al momento non si vedono azioni da parte del governo Renzi; ciò che presto avrà pesanti conseguenza sull’occupazione.

Il fatto è che la Cina sta invadendo a prezzi stracciati il mercato Ue. Questa la situazione che ha spinto la presidenza lussemburghese di turno dell’Ue a convocare per lunedì prossimo una riunione straordinaria dei ministri dell’industria dei 28.

Esiste già un documento preparatorio del vertice, che Radio Popolare può anticipare.”L’eccesso della capacità produttiva di acciaio in Cina nel 2014 – si legge nel testo preparato dalla presidenza lussemburghese – è stato pari a circa 340 milioni di tonnellate, che rappresentano più del doppio della produzione annua di acciaio grezzo dell’Ue nel medesimo anno (169 milioni di tonnellate)”.

Questo avviene in un contesto in cui, è scritto ancora nella bozza, “l’eccesso di investimenti nella capacità produttiva è stato inasprito dall’attuale rallentamento economico in Cina” e, per “proteggere le industrie siderurgiche locali, i paesi produttori di acciaio non appartenenti all’Ue hanno introdotto restrizioni o distorsioni commerciali” come le barriere tariffarie.

Gli effetti sull’occupazione del settore siderurgico sono drammatici. Basta una cifra per capire di che portata sia l’emergenza: solo nell’ultimo mese, nel settore ci sono stati in Europa 5mila licenziamenti.

“L’industria europea dell’acciaio ha bisogno urgentemente di un pari livello di gioco con i suoi competitori globali”, ha avvertito l’associazione europea dei produttori acciaio Eurofer, sottolineando che “la Cina ha rovesciato sul mercato volumi di acciaio senza precedenti”.

Cosa può fare dunque la Commissione europea? Le richieste a Bruxelles sono per misure antidumping e di difesa commerciale, l’applicazione senza ritardi delle norme sugli Ets e un vantaggio negli appalti pubblici per chi utilizza acciaio sostenibile.

“E’ ora di varare una vera strategia europea per l’acciaio, con regole più rigide sulla protezione commerciale e più lungimiranti sugli aiuti di stato”, ha dichiarato la capodelegazione degli eurodeputati Pd Patrizia Toia, per questo “ci aspettiamo che la Commissione sia pronta a dare seguito con rapidità alle indicazioni che emergeranno” dalla riunione di lunedì.

Il settore dell’industria siderurgica europea vanta circa 360mila addetti in tutta Europa e un fatturato di 170 miliardi di euro. In Italia il settore è in una crisi profondissima da tempo. Dal Dopoguerra ad oggi si è assistito a un vero e proprio crollo. Le 210 aziende che in 259 stabilimenti producevano l’acciaio destinato ad accompagnare il miracolo economico degli anni ’50, rappresentano un’immagine destinata a restare nel libro dei ricordi.

Oggi la siderurgia italiana conta su tre altoforni – Taranto, Piombino e Trieste – e su una quarantina di siti che operano con forni elettrici. L’Italia resta però il secondo Paese europeo (dopo la Germania), con 27,3 milioni di tonnellate di acciaio prodotte nel 2012, e il primo per volume di riciclo di rottame ferroso, con circa 20 milioni di tonnellate annue di materiale che viene rifuso nelle acciaierie nazionali.

Gli occupati nel settore in Italia sono circa 42mila, e si arriva a oltre 70mila se si considerano gli addetti nelle industrie dell’indotto. Ecco perché l’invasione cinese rischia di pesare come un macigno sul lavoro nel nostro Paese. Vedremo se l’Europa si muoverà e se dell’emergenza acciaio saprà farsi carico anche il governo Renzi.

  • Autore articolo
    Alessandro Principe
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    Quest’anno Franco Basaglia – il medico che liberò i matti – avrebbe compiuto 100 anni. Prima della rivoluzione basagliana le persone con sofferenza psichica erano considerate pericolose per sé e per gli altri e quindi erano tenute separate e nascoste dal resto della società in luoghi chiusi e isolati, quali erano appunto i manicomi, dove spesso venivano sostanzialmente abbandonate. Non c’era cura ma controllo. Negli anni Sessanta a Gorizia, insieme a un gruppo di giovani psichiatri, Basaglia iniziò la sua battaglia per restituire diritti e dignità ai pazienti del manicomio: abolì contenzioni fisiche ed elettroshock e sostenne un nuovo rapporto tra medico e paziente, non più verticale ma orizzontale, basato sull’ascolto e sulla parola, in cui pazienti e operatori avessero pari dignità e pari diritti. Noi festeggeremo il centesimo compleanno di Basaglia cantando con Alessio Lega le canzoni che accompagnarono quel movimento, quella rivoluzione che rese l’Italia un paese migliore. Canzoni in gran parte estrapolate da “E ti chiamaron matta”, un disco del 1972 dello psichiatra-poeta Gianni Nebbiosi. Massimo Cirri, psicologo e giornalista, e Thomas Emmenegger, psichiatra e presidente di Olinda, ci regaleranno un Bignami sulle pratiche di libertà introdotte da Franco Basaglia.

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