
Ormai siamo al dunque. La settimana è cruciale per la legge sulle unioni civili. Giovedì il ddl Cirinnà arriva all’Aula del Senato. E la partita è ancora apertissima, legata ai numeri necessari per l’approvazione. In più c’è il voto segreto a turbare i sonni della maggioranza. Il Partito democratico vuole arrivare all’approvazione – come lo stesso Renzi ha ribadito – ma ha il problema della propria ala cattolica, i cosiddetti “catto-dem”. La step-child adoption resta il punto più delicato: c’è una nutrita pattuglia di senatori Pd che non la vuole e che tenterà di modificare il testo: l’ipotesi è che si inserisca una formula più blanda, non l’adozione del figlio di uno dei membri della coppia da parte del partner ma una sorta di “affido rafforzato”.
Inoltre potrebbe esserci un’offensiva anche per limare alcuni punti della legge nelle parti in cui si equipara l’unione civile al matrimonio, nel senso delle norme previste da quest’ultimo nel codice civile. C’è poi l’incognita del Movimento 5 Stelle. I grillini hanno fino ad oggi garantito il proprio appoggio alla legge Cirinnà. Ma ora mettono delle condizioni: non sarebbero disposti a votarla se non ci sarà la step-child adoption.
Intanto si scaldano i motori per il Family day: sarà sabato a Roma, al Circo Massimo. Si prevde un’alta partecipazione, anche per fare da contraltare alla grande mobilitazione di sabato scorso a favore delle Unioni civili. “Altro che un milione, saranno stati al massimo 100mila”, ha attaccato Massimo Gandolfini, presidente del Comitato che organizza il Family day, innescando la polemica con l’Arcigay. Vi proponiamo il confronto andato in Onda nel Mattino di Popolare Network fra il presidente dell’Arcigay Flavio Romani e lo stesso Gandolfini.
La mobilitazione di sabato 23, lasciando da parte i numeri, è stata importante anche perché ha portato alla ribalta tante storie, tante vicende famigliari vere, concrete. Così è stato chiaro a tutti che il riconoscimento delle unioni civili e delle coppie omosessuali non è questione di ideologia. Ma di realtà e di civiltà. “Noi esistiamo, se lo mettano tutti in testa, i nostri figli esistono: è ora di riconoscere loro dei diritti”, ci ha raccontato Rossella. Lei e la sua compagna Erica hanno un bambino di sei mesi che si chiama Romeo. Abitano ad Alessandria, e questa è la loro storia.
Ascolta la storia di Rosssella