
Da un lato il remigration summit, che porterà in Lombardia qualche centinaia di estremisti di destra da tutta Europa per parlare di remigrazione, che è di fatto una deportazione di massa. Dall’altra il variegato mondo dell’antifascismo, che si prepara a una doppia manifestazione, nel pomeriggio a Milano: in San Babila e in Largo Cairoli, per dire No al razzismo della destra estrema. Un razzismo in parte tollerato, in parte addirittura supportato dalla destra al governo in Italia. Se la presidente del consiglio Giorgia Meloni, con Fratelli d’Italia tutta, fa orecchie da mercante di fronte alle sollecitazioni delle opposizioni perché dica qualcosa sul raduno, e si trincera dietro un benevolente silenzio, la Lega salviniana non si fa remore ad appoggiare apertamente una piattaforma politica di estrema destra, mal-tollerata in diverse parti d’Europa. Matteo Salvini, dopo che già nei giorni scorsi aveva rilasciato dichiarazioni perlomeno ambigue nei confronti dell’evento, si è infine rivelato. “Se qualcuno teme che l’immigrazione di massa sia un problema enorme, e io sono tra questi, deve poterlo esprimere”, ha detto. Dando il suo beneplacito all’iniziativa della destra. Del resto, nel panorama politico italiano è stata proprio la Lega a introdurre la questione, ormai mesi fa, con le dichiarazioni del deputato Rossano Sasso, che per primo ha parlato in Parlamento di remigrazione, e con le dichiarazioni dei giovani leghisti comaschi, che nel gennaio scorso hanno apertamente sostenuto la remigrazione come unica soluzione a una fantomatica sostituzione etnica. Tutto in una strategia politica che Salvini persegue da tempo, e che posiziona la sua Lega sempre più marcatamente nell’alveo del sovranismo reazionario mondiale.