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Le testimonianze subito dopo la tragedia

Ponte crollato a Genova
    Nei concitati momenti che hanno seguito il crollo di una parte di ponte Morandi a Genova, Radio Popolare ha raccolto alcune testimonianze e ha mandato in onda le parole di Luigi Leone, ex direttore responsabile della tv locale Primo Canale, che più volte in passato aveva denunciato la pericolosità della struttura:

    Questa è una tragedia annunciata. Sono davvero incazzato nero, questa è una tragedia che tutti sapevamo. Sono anni che noi giornalisti scriviamo “guardate che il Ponte Morandi non ce la fa più”. C’era l’alternativa della gronda, si potevano fare altri mille progetti. Non è ammissibile che si sia dovuto aspettare il crollo del ponte, provocando chissà quante vittime. È una cosa pazzesca. Poi ovviamente questo è accaduto d’estate, nel momento peggiore perchè ovviamente avremo migliaia di persone che saranno bloccate nel ponente ligure, mentre dovrebbero sicuramente poi spostarsi verso levante. È davvero il momento peggiore. Però ripeto, la cosa che più mi indigna e mi fa veramente arrabbiare è che questa non è affatto una tragedia dovuta al caso, ma è una tragedia ampiamente annunciata.

    Il custode di un’azienda metalmeccanica situata nei pressi del ponte, nella zona industriale che lo oltrepassa, ha così raccontato a Radio Popolare quando si è reso conto dell’accaduto:

    Ho sentito un rumore, ma lavorando in un’azienda metalmeccanica pensavo fosse qualcosa di normale. Poi mi sono reso conto degli elicotteri che passavano, sono uscito fuori e ho visto che mancava un pezzo del ponte. Mi sono affacciato pochi minuti dopo quello che è successo. Ora stiamo chiudendo l’azienda e ce ne stiamo andando da lì, anche perchè un piccolo pezzo del ponte è sopra di noi e per evitare pericoli stiamo evacuando tutto.

    La dipendente di un’azienda che si occupa della distribuzione di bevande, e che ha sede a pochi decine di metri dal punto in cui il ponte Morandi è crollato, ha spiegato:

    Devo dire la verità, non ci siamo accorti subito. Eravamo in ufficio e c’era un violento temporale con dei forti lampi. Noi siamo vicini alla ferrovia e abbiamo sentito soltanto i cavi dell’alta tensione e dei treni toccarsi e fare scintille. Poi ci siamo accorti che mancava un’intera campata. Da qui non si vede bene tutto.

    Questa, invece, è la testimonianza dell’azienda Basko, proprietaria del camion rimasto sul ponte dopo il crollo:

    L’autista lo abbiamo sentito più volte, diciamo che sta bene. È sotto shock. È riuscito a scappare di corsa appena si è accorto di quello che stava succedendo. Ha inchiodato, ha tentato di mettere la retromarcia e alla fine è sceso lasciando tutto lì. Noi abbiamo circa 150 mezzi e siamo coinvolti nel traffico e nella problematica. Ne avevamo 3 o 4 lì in zona, uno nella galleria successiva e uno al di sotto del ponte, poco prima del disastro. L’autista è una persona di Genova.

    Ponte crollato a Genova
    Foto dei Vigili del Fuoco
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    In Israele aumentano le critiche al progetto del governo Netnayhu di costruire delle cosidette “città umanitarie” nel sud della striscia, al confine con l’Egitto, dove spostare tutti i palestinesi di Gaza. Oggi l’ex primo ministro israeliano Ehud Olmert li ha definiti “campi di concentramento”. Intanto proseguono incessanti i bombardamenti israelian sulla Striscia , nelle ultime 24 ore sono oltre 100 le vittime. La Caritas oggi ha lanciato un drammatico appello : “siamo vicini al collasso le vite dei palestinesi sono appese ad un filo a causa della fame acuta, della mancanza d’acqua e delle malattie, serve un intervento umanitario urgente”. Danilo Feliciangeli responsabile Caritas per il Medio Oriente.

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    Il grande flop delle case della salute. Solo il 5% è pienamente funzionante. La denuncia del Pd lombardo

    Dovevano essere i presidi con cui ricostruire la sanità sul territorio in Lombardia, ma finora le case di comunità sono state un flop. 216 sono quelle previste entro la scadenza dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che arriverà a giugno 2026. Al momento 140 hanno aperto, ma solo otto in tutta la regione (sei in provincia di Bergamo e due nel varesotto) hanno tutti i requisiti obbligatori previsti dalla legge. In totale sono meno del 6 percento. La denuncia è del gruppo consiliare del Partito democratico lombardo che ha fatto un accesso agli atti alla direzione generale Welfare per ognuna delle case di comunità attive in Lombardia. L’assessorato ha replicato che i numeri diffusi “sono usati in modo difforme dalla realtà. Le rilevazioni mostrano percentuali elevate di attuazione per la maggior parte dei servizi obbligatori”. Per il capogruppo del Pd al Pirellone, Pierfrancesco Majorino, “Regione Lombardia è in colpevole ritardo”.

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