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Le ore della rabbia di Salvini

Queste e le prossime ore sono e saranno le ore della rabbia di Salvini.

Rabbia che prima di tutto si sfogherà sulla pelle delle persone migranti che rischiano la vita sulla Open Arms.

La decisione del Tar di fare entrare la nave della Ong in acque italiane, e la richiesta del presidente del Consiglio Conte di fare sbarcare le persone, alimenterà la sua ira schiumosa, i suoi feroci no, la sua propaganda permanente.

La questione della Open Arms si riaccende proprio nelle ore più calde della crisi, quando il Quirinale respinge la proposta di Salvini di votare il taglio dei parlamentari e poi di andare a votare con la vecchia legge. La situazione è molto tesa. Salvini non accetta di essere smentito. Le mozioni di sfiducia a Conte non sono state accolte, non verranno discusse la prossima settimana, ma lui ha fatto come se il Parlamento non esistesse e ha affermato che il 20 agosto la Lega sfiducerà comunque il presidente del Consiglio. Ovviamente se la Lega ritirasse la propria delegazione al Governo, a cominciare dalla poltrona del ministro degli Interni, e annunciasse che non voterà più a favore di questo Governo, compirebbe un gesto legittimo sul piano formale. Ma sono le parole che sono incendiarie e pericolose.

Salvini non accetta di essere finito in minoranza. Aspettiamoci aggressività e tentativi di mobilitazione maggiori di quanto non sia già avvenuto, con i soliti argomenti: la volontà degli italiani tradita dalla casta, il ribaltone, il popolo contro le élite. E’ il momento in cui si verificherà se soprattutto il Movimento 5 Stelle saprà resistere all’offensiva che è fatta di avvertimenti minacciosi e pressione diplomatica. Salvini punta quantomeno a spaccare i 5 Stelle per impedire la nascita di una maggioranza diversa. Salvini darà il peggio. Chi lavora a una alternativa dovrà misurare la propria capacità di tenuta e la capacità di costruire con atti concreti e rapidi un nuovo esecutivo

 

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    Redazione
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    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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