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Le liste di proscrizione dei giornali della destra indicano i nemici del governo: c’è anche Radio Popolare

Media Freedom Rapid Response - Liste di proscrizione

Una lista di proscrizione coi nomi di sei giornalisti accusati di essere nemici del governo Meloni. L’ha pubblicata questa mattina il quotidiano Il Giornale, organo di propaganda del Governo, di proprietà del senatore leghista Angelucci. Tra i nomi anche quello della nostra collega Anna Bredice, che lavora in Parlamento. Con lei Nello Trocchia e Francesca De Benedetti del Domani, Matteo Pucciarelli di Repubblica, Ilario Lombardo della Stampa, Martina Castigliani del Fatto Quotidiano.
Secondo Il Giornale sarebbero responsabili di avere ispirato e passato notizie al consorzio europeo Media Freedom Rapid Response, che in un rapporto uscito ieri denuncia il rischio per la libertà di stampa in Italia.

E stamattina Meloni dalla Cina è tornata sul rapporto della Commissione Europea sullo stato di diritto, che a sua volta denunciava il rischio per la libertà di stampa nel nostro paese. Meloni ha negato il problema e ha a sua volta attaccato i media non allineati. Una manganellata politica. Poi c’è chi passa alle vie di fatto, come Casapound a Torino. Dopo il pestaggio di un giornalista oggi è stato il turno di un vigile del fuoco, che si era contrapposto ai militanti neofascisti.

L’editoriale di Lorenza Ghidini:

È tornato di moda il manganello, quello fisico – le botte – e quello metaforico, con le liste di proscrizione.
Casa Pound a Torino si sente così impunita da picchiare un pubblico ufficiale, che si è qualificato come tale. Torna in mente la frase del presidente del Senato, La Russa, a proposito del giornalista de La Stampa aggredito dagli stessi militanti neofascisti: “Doveva dire che era un giornalista”. Ne avrebbe prese anche di più, ma noi questo già lo sapevamo, come sapevamo che La Russa è inadatto a ricoprire la seconda carica dello Stato proprio per via della sua provenienza politica.
La modalità dell’intimidazione infatti è tornata di moda anche dalle parti della destra di Governo. È stata la stessa Presidente Meloni ad additare in conferenza stampa i giornalisti di Repubblica, Domani e Fatto Quotidiano come suoi nemici, esponendoli potenzialmente a trattamenti simili a quello subito dal collega de La Stampa.
Nelle stesse ore un quotidiano molto amico, Il Giornale, pubblicava una lista di proscrizione che comprende anche Radio Popolare, con la nostra storica cronista parlamentare Anna Bredice. Colpevole di aver partecipato alla presentazione del noto rapporto sulla libertà di stampa in Italia.
Non abbiamo lezioni da prendere da quel giornale, che come è noto è stato ed è proprietà di editori impegnati in politica. Noi, Radio Popolare, rispondiamo delle nostre idee solo a noi stessi e a chi ci sostiene, 16 mila persone grazie alle quali la nostra indipendenza è garantita. E non ci faremo intimidire dai fascisti di strada e di Palazzo.

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    Violenza: riprendersi il potere sulla propria vita

    Nel giorno mondiale contro la violenza sulle donne, raccontiamo con Cristina Carelli, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, i centri antiviolenza, oltre 110 in Italia con differenze però tra Nord e Sud, con quasi 4mila operatrici in stragrande maggioranza volontarie e quasi 30mila donne “ascoltate” all’anno. “Siamo realtà aperte e sempre presenti, le donne arrivano da noi spesso senza appuntamento e si rivolgono a noi quasi sempre liberamente - spiega Carelli - perché il presupposto del nostro intervento è la libertà di scelta della donna, lo sottolineiamo perché è in corso un tentativo di trasformarci in realtà di servizio e per imporre alle donne dei percorsi standardizzati, più istituzionali e di sistema, e non costruiti per ciascuna partendo dal consenso e dalla libera scelta di ogni donna”. Sottofinanziamento, soluzioni solo punitive, negazione della dimensione politica e culturale della prevenzione, la frontiera è sempre la società. Se sono le famiglie a decidere cosa è giusto o meno per l’educazione sessuale, stiamo riproponendo il problema. “Chiediamo al governo di essere coerente: bisogna lavorare sul fronte della cultura e della prevenzione”. La violenza non è solo un atto individuale, ma è resa possibile da scelte politiche e culturali che limitano la libertà delle donne, scrive Di.Re nella campagna “Tutto nella norma” che potete trovare sul sito: direcontrolaviolenza.it

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    Pubblica si occupa di violenza maschile contro le donne. Oggi è il 25 novembre, giornata internazionale dell’ONU per l’eliminazione della violenza di genere. Con la presidente di UN (United Nations) Women Italy, Darya Majidi. E con Barbara Leda Kenny, antropologa, coordinatrice della Fondazione Brodolini, curatrice del sito Ingenere.it

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    Donald Trump e la svolta conservatrice della democrazia USA. A cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonello.

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