Approfondimenti

La repressione in Bielorussia: “Mai vissuta una cosa del genere”

proteste bielorussia

Il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, si trova davanti alle proteste più importanti da quando governa la ex-repubblica sovietica, nel 1994. Dopo le elezioni di domenica scorsa decine di migliaia di persone sono scese in piazza per contestare il risultato elettorale, che ha confermato Lukashenko, e per chiedere il riconteggio dei voti.

La candidata dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya, è fuggita in Lituania, ma questo non ha fermato la protesta, che ormai interessa tutto il Paese. Le forze di sicurezza hanno risposto molto duramente. Centinaia di feriti, almeno due morti, e quasi settemila persone arrestate.

Negli ultimi due giorni sono aumentate le denunce di ripetute violazioni dei diritti umani. Ne abbiamo parlato con Tanya Lokshina, direttrice associata per l’Europa e l’Asia Centrale di Human Rights Watch, che ha appena lasciato Minsk.

Cosa ha visto nei giorni scorsi?

Ero pronta a vedere le violenze della polizia ma quello che mi sono trovata davanti agli occhi nei giorni scorsi mi ha scioccato.
In circa tre giorni sono state arrestate quasi settemila persone, anche se la stragrande maggioranza delle manifestazioni è stata assolutamente pacifica. E in realtà non si è trattato di veri e propri arresti. Gli agenti davano letteralmente la caccia a chi si trovava in strada, gli legavano le mani dietro la schiena, li trascinavano oppure li gettavano dentro i loro mezzi blindati e poi se ne andavano. Per giorni interi ho visto i mezzi della polizia, oppure mezzi senza alcuna segno distintivo ma comunque con a bordo funzionari e agenti, girare a bassa velocità per le vie di Minsk con i portelloni parzialmente aperti, scegliere i loro obbiettivi, far scendere i poliziotti e arrestare con violenza il malcapitato di turno. Se qualcuno riusciva a scappare non lo inseguivano nemmeno, puntavano subito a un altro obiettivo.
So che alla periferia di Minsk i manifestanti hanno costruito delle piccole barricate per fronteggiare la polizia. Nel centro della città io questo non l’ho visto. Ho solo visto tante persone, moltissimi giovani, camminare per la città in piccoli o grandi gruppi. Alcuni cantavano degli slogan: “vattene via”, con ovvio riferimento al presidente uscente Lukashenko, “lascia la Bielourussia” oppure “libertà”. Alcuni cantavano canzoni, battevano le mani, sventolavano bandiere. Niente di più. Altri non facevano nemmeno questo. Ma per le autorità bielorusse essere in strada in questo periodo rappresenta un atto politico e dichiarare l’opposizione al governo e al presidente. Infatti gli agenti non facevano alcuna differenza. Il loro obiettivo era solo arrestare il maggior numero possibile di persone.

È riuscita a parlare con chi è finito in prigione o nei centri di detenzione?

Sì, mi hanno raccontato di condizioni tremende, soprattutto per l’alto numero di detenuti.
La gente è finita in piccole celle sovraffollate. Per esempio una donna mi ha detto di essere stata messa con altre venti donne in una cella con due soli letti, il che le permetteva comunque di sedersi, per terra, sui letti, sul tavolo. Ma dopo poche ore sono arrivate altre trenta donne, e a quel punto non era più possibile nemmeno sedersi, dovevano stare tutte in piedi. Sono state lì per due notti, senza cibo e senz’acqua potabile. A un certo punto, dopo essersi sentita male per la mancanza d’aria e di acqua, ha chiesto di poter vedere un dottore. Visto che le guardie non le davano retta ha cominciato a gridare. A quel punto – mi ha raccontato – una guardia le ha detto che se non avesse smesso subito di alzare la voce l’avrebbe violentata con il suo manganello.
Agli uomini è successo lo stesso, anche loro uno attaccato all’altro in piccole celle. E stando alle testimonianze che ho raccolto pare che praticamente tutti gli uomini arrestati siano stati picchiati.
Già una volta dentro i blindati della polizia con le mani legate dietro la schiena sono stati fatti mettere in ginocchio, con la testa a terra, e tenuti lì in quella posizione per parecchie ore. Arrivati in prigione sono stati colpiti più volte con i manganelli oppure sono stati presi a calci. Praticamente tutti, anche chi non opponeva alcuna resistenza.
Sono 12 anni che lavoro per Human Rights Watch, che intervisto molte vittime di torture in Russia, Ucraina, Bielorussia, Georgia, anche durante conflitti armati, ma una cosa non mi era mai capitata. Di solito gli agenti interrogano i detenuti, cercando i ottenere delle informazioni, il che ovviamente non giustifica la pratica della tortura. Questa volta, in Bielorussia, gli agenti non hanno chiesto niente. Si sono limitati a dire: “vuoi la rivoluzione? Vuoi il cambiamento? Questa è la tua rivoluzione! Questo è il tuo cambiamento!”. L’obbiettivo era impaurire e costringere al silenzio un’intera popolazione, e fare in modo che nessuno protestasse più. Una grossa operazione punitiva.
Oltretutto questa è la prima volta che la polizia bielorussa ha usato proiettili di gomma e granate stordenti con armi automatiche, facendo così centinaia di feriti.

È riuscita ad avere informazioni dagli ospedali, per capire se abbiano ricevuto molte persone, molti feriti?

Personalmente no, non sono riuscita ad andare a visitare gli ospedali. Ma ho visto diversi video di medici che manifestavano con le foto dei feriti che hanno dovuto curare. Ho anche letto i rapporti di alcuni medici che hanno raccontato di aver dovuto curare molte persone. E non dimentichiamoci della pandemia, dell’emergenza sanitaria. Nelle prigioni sono state tenute moltissime persone, senza alcuna precauzione e senza il rispetto delle regole igieniche di base, una vicinissima all’altra per alcuni giorni.

Avete parlato con le autorità?

Non ci abbiamo nemmeno provato. Le condizioni di lavoro erano molto complicate e temevamo di essere arrestati oppure espulsi dal paese. Già prima delle elezioni il governo di Minsk aveva rifiutato l’accredito a molti giornalisti stranieri. Altri sono stati arrestati e poi espulsi in questi giorni. E anche i cronisti locali sono stati trattati come manifestanti. Condizioni pericolose. Parlare con loro avrebbe voluto dire invitarli a mandarci in uno dei centri di detenzione che vi ho appena descritto. Per questo non lo abbiamo fatto.

Foto di Human Rights Watch

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio venerdì 05/12 12:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 05-12-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve venerdì 05/12 18:31

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 05-12-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di venerdì 05/12/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 05-12-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 05/12/2025 delle 07:16

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 05-12-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Esteri di venerdì 05/12/2025

    1) Giornata mondiale del suolo: l’ecocidio di Gaza. La terra della striscia è sommersa da 61 milioni di tonnellate di macerie e in due anni la quasi totalità delle coltivazioni è stata distrutta. (Alice Franchi) 2) Anche la musica è politica. Spagna, Irlanda, Slovenia e Paesi Bassi si ritirano dall’Eurovision per protestare contro la partecipazione di Israele al contest musicale. (Giulio Maria Piantedosi) 3) “Per affrontare il futuro abbiamo bisogno della giustizia”. Reportage dalla Siria che, a un anno dalla caduta del regime di Assad, prova a guardare avanti. (Emanuele Valenti) 4) Germania, generazione disarmata. Mentre il governo approva la riforma sulla leva militare, gli studenti di tutto il paese scendono in piazza contro la militarizzazione. (Alessandro Ricci) 5) Regno Unito, nel tentativo di tagliare la spesa sociale, il ministro della salute vuole diminuire le diagnosi le diagnosi dei problemi di salute mentale e di disturbi ADHD. (Elena Siniscalco) 6) Mondialità. L’America Latina tra la Cina e la politica del “cortile di casa” degli Stati Uniti. (Alfredo Somoza)

    Esteri - 05-12-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte di venerdì 05/12 18:36

    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

    L’Orizzonte - 05-12-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di venerdì 05/12/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 05-12-2025

  • PlayStop

    Fratellanza e spiritualità, dall’Italia alla Nigeria: Wayloz racconta "We All Suffer"

    È da poco uscito il secondo EP di Wayloz, artista italo-nigeriano che oggi è passato a trovarci a Volume per suonare alcuni brani. “Mentre nel precedente ep ho voluto catturare l’essenza di ciò che ero io con la chitarra in mano, qui c’è molto più spazio per gli arrangiamenti e per altri strumenti musicali”, spiega Wayloz. Tra folk primitivo, altrock, blues e suoni dell’Africa tribale, il disco è un viaggio tra atmosfere desertiche e rurali, che esplora il rapporto con la natura ma non solo: il titolo “We All Suffer” è più che altro un invito a riconoscere una condizione che è di tutti e a “trovare solidarietà e fratellanza con le altre persone”. L'intervista di Elisa Graci e Dario Grande e il MiniLive di Wayloz

    Clip - 05-12-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di venerdì 05/12/2025

    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

    Vieni con me - 05-12-2025

  • PlayStop

    Da Cortina a Milano in 12 giorni errando per antiche vie

    Errando per Antiche Vie è una grande azione performativa in cui artisti e pubblico percorrono a piedi la distanza che separa Cortina e Milano, tra il 5 e il 16 dicembre, a un mese dall’inizio delle Olimpiadi, per raccontare un territorio incredibile, contraddittorio che per la prima volta viene messo in luce dalle Olimpiadi. Un cammino lungo oltre 250 km, spettacoli teatrali e di danza, letture, pasti di comunità, incontri e dibattiti: un racconto della montagna fatto di sostenibilità, di protagonismo dei territori alpini e prealpini, di chi decide di vivere e lavorare in quota e nei territori periferici, al di là della spettacolarizzazione del momento olimpico. Michele Losi di Campsirago Residenze ha raccontato a Cult tutto il percorso. L'intervista di Ira Rubini.

    Clip - 05-12-2025

  • PlayStop

    Volume di venerdì 05/12/2025

    Dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 16.00, Elisa Graci e Dario Grande vi accompagnano alla scoperta del suono di oggi: notizie, tendenze e storie di musica accompagnate dalle uscite discografiche più imperdibili, interviste con artisti affermati e nuove voci, mini live in studio e approfondimenti su cinema, serie TV e sottoculture emergenti. Il tutto a ritmo di giochi, curiosità e tanta interazione con il pubblico. Non fartelo raccontare, alza il Volume!

    Volume - 05-12-2025

  • PlayStop

    Musica leggerissima di venerdì 05/12/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 05-12-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di venerdì 05/12/2025

    Considera l'armadillo di venerdì 5 dicembre 2025 con Gessica Zorn, coordinatrice campagne di @Animal Equality Italia per parlarci dell'appuntamento di sabato 6 dicembre a Milano per la Giornata Internazionale dei Diritti degli Animali e anche @Rete dei Santuari degli animali liberi, ma anche @Sabrina Giannini che anticipa i contenuti della prossima puntata di @Indovina chi viene a cena e facciamo gli auguri ai 10 anni di @fattoria Capre e Cavoli. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 05-12-2025

  • PlayStop

    Cult di venerdì 05/12/2025

    Oggi a Cult, il quotidiano culturale di Radio Popolare: Michele Losi di Campsirago Residenze su "Errando per antiche vie", percorso a piedi da Cortina a Milano per narrare un territorio al di là della spettacolarizzazione olimpica; il progetto "Ambrosius. Il tesoro della basilica" per valorizzare il patrimonio artistico di S. Ambrogio a Milano; al Teatro delle Passioni di Modena debutta "Tristano e Isotta", di Virginia Landi e Tatjana Motta; la rubrica di fumetti di Antonio Serra...

    Cult - 05-12-2025

  • PlayStop

    L'editore fascista che fa da ponte tra destra estrema e giovani di FdI

    La casa editrice "Passaggio al Bosco", che pubblica testi fascisti e nazisti, non è stata esclusa da "Più libri Più liberi", la fiera dell’editoria di Roma. E ieri il ministro della Cultura Giuli, che a sua volta proviene dalla destra radicale, ha cercato di mettere a tacere le proteste in nome del pluralismo. La decisione di alcuni autori, come Zero Calcare, di non partecipare alla manifestazione e l’appello per l’estromissione della casa editrice che ha in catalogo buona parte dell’armamentario ideologico del nazifascismo, firmato da decine di personalità della cultura, non sono serviti a nulla. "Passaggio al Bosco" è legata al gruppo Casaggi di Firenze, che è una cerniera tra la destra neofascista e i giovani di Fratelli d’Italia. Luigi Ambrosio ne ha parlato con Valerio Renzi, giornalista esperto di estrema destra.

    Clip - 05-12-2025

  • PlayStop

    37e2 di venerdì 05/12/2025

    Una sentenza sull’indennità di accompagnamento. Aggiornamenti sui Cpr. Facciamo chiarezza sulla differenza tra farmaci generici e sotto brevetto. Inquinamento e salute. Torniamo a Gaza per parlare con un medico di salute mentale.

    37 e 2 - 05-12-2025

Adesso in diretta