Approfondimenti

La nuova ‘Aurora’ dei Cani

Niccolò Contessa Radio Popolare l’ha intervistato prima del suo primo concerto in assoluto con I Cani. Una delle primissime interviste in assoluto per lui. Il primo disco, Il sorprendente album d’esordio dei Cani, era uscito da pochissimi giorni e l’immagine del gruppo, e della persona che ne rappresenta il fulcro creativo, era molto diversa da oggi. Identità celate, sempre con le facce nascoste, salivano sul palco con dei sacchetti di carta marrone in testa.

Le cose sono cambiate già con il secondo disco, Glamour. I sacchetti sono spariti, anche i suoni, le canzoni, le melodie sono cambiate, cresciute, rispetto al “sorprendente esordio”. Così come il terzo e nuovo disco, Aurora, ci fa conoscere un altro, nuovo, lato dei Cani e di Niccolò Contessa, come musicista, come autore di testi e anche come cantante.

Quando l’avevamo incontrato l’ultima volta, per presentare Glamour, Niccolò ci aveva parlato di come avesse sentito il bisogno, una volta terminato il tour per il primo disco, di staccare completamente con la musica. Una “pausa di riflessione” si sarebbe chiamata, si fosse trattata di una storia d’amore. Questa volta, invece, tra secondo e terzo disco nella vita di Niccolò Contessa c’è stata soprattutto musica.

“Questa volta mi sono sentito più in pace con questa cosa strana di fare il musicista, anche se resta sempre un caso, un bellissimo imprevisto nella vita di una persona. Dopo il primo disco avevo avuto una specie di rigetto, in questo caso invece è stato l’opposto. Ho lavorato alla colonna sonora di un film, La felicità è un sistema complesso, grazie alla follia del regista Gianni Zanasi che ha affidato a un esordiente assoluto il compito di comporre quella musica…”

Queste e molte altre cose nell’intervista con Niccolò Contessa. Che potete riascoltare integralmente qui sotto!

Intervista con Niccolò Contessa a MiniSonica

  • Autore articolo
    Niccolò Vecchia
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    Era uno dei più importanti intellettuali italiani viventi. È morto a 88 anni Goffredo Fofi. Saggista, critico cinematografico, scrittore, fu vicino ai movimenti studenteschi e alla sinistra extraparlamentare tra gli anni ‘60 e ‘70, e in quegli anni fondò o partecipò a diverse riviste, come quella di cinema “Ombre rosse” e i “Quaderni piacentini”, insieme a Piergiorgio Bellocchio e Grazia Cherchi. Dalla metà degli anni ‘90 a una decina di anni fa aveva diretto “Lo straniero”, che si occupava di letteratura. In questa intervista del 2015 a Radio Popolare conversa con Roberto Festa a partire dal libro “Elogio della disobbedienza civile”, uscito in quell’anno.

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