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La difficile partenza di Giuseppe Sala

I sondaggi per il primo turno delle comunali di Milano non sono così favorevoli a Giuseppe Sala. E la proiezione relativa a un eventuale ballottaggio col candidato della destra Stefano Parisi non è tranquillizzante.

Lo confermano in queste ore coloro che i numeri li hanno studiati durante le primarie del centrosinistra azzeccando il risultato finale.

Sala lo sa e non per nulla dice: “andiamo avanti, lavoriamo e non guardiamo i sondaggi”.

La campagna elettorale del candidato del centrosinistra è iniziata di fatto ieri all’ora dell’aperitivo in una libreria milanese molto nota e progressista. Officiante, Pierfrancesco Majorino, l’ex sfidante alle primarie che in queste prime settimane post-voto si è speso per consolidare la candidatura di Sala e accreditarla a sinistra.

Era ipotizzata anche la presenza di Giuliano Pisapia ma il sindaco uscente non si è visto. Non c’era nemmeno l’altra protagonista delle primarie, Francesca Balzani.

Nella sfida a tre Sala aveva evitato toni aggressivi, consapevole che dopo il 7 febbraio avrebbe dovuto recuperare tutti i voti dei suoi avversari interni.

Ora lo scenario è diverso e Sala si è mosso su più versanti. Ha respinto ogni accusa sui conti di Expo negando che ci siano perdite. Ha attaccato Parisi, spalleggiato da Majorino, puntando sul suo lato debole più macroscopico: i politici che lo rappresentano (“con loro Milano tornerebbe indietro di 15 anni”).

Infine, e soprattutto, ha lanciato dei messaggi alla propria coalizione: ha sollecitato Sinistra Ecologia e Libertà a concludere il proprio percorso decisionale (“non voglio tirare la giacca a nessuno”) e si è rivolto al mondo arancione vicino a Pisapia che in ampia misura si era schierato con Balzani (“non disperdiamo il vantaggio che abbiamo oggi, fatto di coinvolgimento e di 5 anni di lavoro alle spalle”).

Molti, negli scorsi giorni, hanno sottolineato la partenza lenta della campagna elettorale dell’ex commissario di Expo. Lui ieri si è appellato ai partiti, Pd e Sel, ponendo una dead line alle discussioni interne che ancora non consentono di sciogliere le riserve sulla costituzione delle liste: “entro una, due settimane -ha detto Sala- dovremo essere in condizione di partire”.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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