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“Kiss it goodbye”, il graphic novel di Ticcy

"Kiss it goodbye", il graphic novel di Ticcy

In questo mese di orgoglio queer mi piace ricordare che anche i fumetti fanno la loro parte. Anzi, offrono uno spazio decisamente libero a chi sceglie di raccontare le storie non conformi che esistono ovunque nel mondo che ci circonda, in barba a chi vorrebbe negarlo.
Ticcy ad esempio, è una giovane disegnatrice italiana famosa nell’ambiente delle Girls love, un tipo di racconto a fumetti noto anche come Yuri, cioè un genere di manga giapponese che tratta di storie d’amore e di intimità tra donne. Il suo primo graphic novel è stato pubblicato una pagina dopo l’altra su una piattaforma online chiamata Webtoon, oltre che su Patreon. Ma ha avuto un tale successo di pubblico che Edizioni BD ne ha curato un’edizione cartacea completata da qualche contenuto speciale.
Pur essendo italiana, Ticcy ha ripreso i codici stilistici e strutturali dei manga e ha scelto di ambientare il suo primo romanzo proprio in Giappone. La storia si svolge ai giorni nostri nella regione di Kyoto e di Nara, il Kansai, dove crescono le due protagoniste: due amiche di infanzia che, con il passare degli anni, scoprono di provare qualcosa di più l’una per l’altra. Non senza problemi. In particolare quelli legati al bullismo a scuola e ai fortissimi pregiudizi di una società che, anche se non è apertamente violenta verso la comunità lgbtq, è decisamente poco tollerante.
Visto che si tratta di un romanzo Slice of Life, cioè di vita quotidiana, questi aspetti della società e dell’ambiente giapponese sono descritti con accuratezza e hanno un ruolo importante nella struttura del racconto. L’autrice ne approfitta ad esempio per integrare nella trama i cervi che scorrazzano nella regione, gli iconici templi di Kyoto o l’amatissimo gioco del baseball. In questo caso softball, una varietà di gioco più veloce praticata da uomini e soprattutto da donne, che è il club scolastico a cui si iscriverà l’irriverente Aruka. Anche il titolo del libro, Kiss it goodbye, riprende un termine del baseball con cui ci si augura un home run, ed è la metafora con cui la capitana della squadra sprona Aruka a lanciare i suoi sentimenti nella stratosfera e provare a confessare il suo amore a Yukimi.
Come vogliono i canoni del genere, Aruka e Yukimi non sono due eroine tragiche con un nemico da sconfiggere o un obiettivo da conquistare ma la loro è una storia dolce-amara, che parla di paura del rifiuto, di sentirsi “al posto sbagliato con i sentimenti sbagliati” e del dolore di un amore che si considera a senso unico. Oltre che del percorso di crescita interiore e di vita che le porterà a mettersi insieme. Dolce-amaro, dicevamo, e delicato, questo romanzo non è mai sessualmente esplicito per vari motivi. Intanto perché Tuccy voleva semplicemente raccontare l’evoluzione di una storia romantica tra due donne, poi perché il personaggio di Yukimi è quello di una brava ragazza a lungo schiacciata dalla “peer pressure” delle amiche, più interessata a fare cose con la persona che ama che ad accelerare gli aspetti più fisici della relazione. Un approccio che si addice perfettamente all’ambientazione giapponese, un paese dove a prescindere dal genere e dall’orientamento, il rapporto con il corpo e con la sessualità sono diversi da quelli a cui siamo abituati in occidente.

Kiss it goodbye. Di Ticcy. 168 pagine a colori. Edizioni BD, 16 euro.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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