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Il naturalista Marco Colombo presenta a Radio Popolare il libro Paesaggi Bestiali

Marco Colombo

Il naturalista Marco Colombo, fotografo e divulgatore scientifico pluripremiato al Wildlife Photographer of the Year, nonché ospite fisso di GEO, è stato ospite a Considera l’Armadillo per presentare il suo nuovo libro Paesaggi Bestiali.

Ecco qualche estratto dall’intervista di Cecilia Di Lieto a Marco Colombo.

Paesaggi Bestiali, un racconto meraviglioso tra immagini e narrazione, parte da Carpasio.

Paesaggi Bestiali è un libro che si concentra sull’importanza della conservazione degli ambienti naturali in montagna e sul rapporto tra le attività umane e la conservazione della natura. Quale miglior punto di partenza di un grande castagno cavo in Liguria, a Carpasio, dove si nascondevano i partigiani durante la guerra. Il paesaggio che stava attorno a questo enorme testimone dei cambiamenti del tempo, questo grandissimo castagno, è cambiato nel corso degli ultimi decenni perché il bosco è diventato più folto e le piante si sono invecchiate. Tutti questi fenomeni sono accaduti un po’ in giro per l’Italia e hanno permesso il ritorno di animali come il picchio nero, che una volta era difficilissimo da vedere ed era localizzato solo in alcune zone delle Alpi. O ancora come la martora, che era relegata alle aree più montane e adesso è presente anche in pianura lungo le aste del Ticino e dell’Adda. E il gatto selvatico, un fantasma nei boschi veramente difficile da vedere, che è tornato a popolare delle aree in cui non era segnalato da tempo in Veneto, Trentino Alto Adige o Liguria. E poi c’è anche il lupo appenninico, ridotto a circa 100/200 individui negli anni ’70 e adesso tornato spontaneamente a colonizzare gran parte della penisola. Questi animali sono stati favoriti dall’abbandono della montagna da parte dell’uomo.

Il libro si apre con queste buone notizie, ma nel secondo capitolo ti occupi degli animali che oggi invece stanno soffrendo.

È il racconto di un’escursione sul campo, quelle che faccio per andare a scattare le foto, e fa da collante ai capitoli, ma ci sono anche dei testi scientifici che raccontano il quadro della situazione generale italiana dal punto di vista della conservazione delle specie chiave. Nel secondo capitolo c’è il declino dei fragili, tutte le specie che ancora oggi non riescono a riprendersi del tutto, come il capovaccaio, l’avvoltoio di cui oggi in Italia il numero degli individui si contano sulle dita di una mano, forse due. Il capovaccaio è presente in Spagna, in Francia, nel Medio Oriente e in Nordafrica, ma anche in Italia soffrire molto del bracconaggio e dell’avvelenamento.

Chi altro c’è di così a rischio?

Il Falco Lanario è un altro esempio. Un altro rapace che ha subito molto l’utilizzo diffuso del DDT, che indeboliva il guscio delle uova che si rompevano quasi solo covandole. Essendo loro al vertice di molti predatori, accumulavano molto DDT e avevano problemi del genere. Il Falco Lanario ha pochissime coppie riproduttive sul nostro territorio e spesso ci sono problemi dal punto di vista del disturbo, dagli arrampicatori ai fotografi che si avvicinano troppo ai nidi.

Quante ore di appostamento ci sono in questo libro?

Difficile stimarlo. Diciamo che le foto risalgono agli ultimi cinque anni del mio percorso sul campo per incontrare e fotografare gli animali.
Il filo conduttore dal punto di vista visivo è che le immagini siano ambientate: non ci sono ritratti, ma sono quasi tutte fotografie in cui l’animale è estremamente contestualizzato nel suo ambiente.

C’è una parte del libro dedicata agli insetti e agli animali più piccoli che spesso vengono considerati irrilevanti e che invece sono fondamentali da ogni punto di vista.

Sì, sono veramente fondamentali. E infatti nel capitolo in cui ho messo foto di ragni, rane, salamandre, vipere e così via ho parlato degli effetti a cascata che ci sono in natura. Noi consideriamo sempre gli animali come l’orso, il lupo ed altri animali grossi, ma gli ecosistemi sono retti da tutti quegli animali più piccoli che spesso non vediamo e non consideriamo importanti. Pensiamo ai ragni: c’è uno studio che sostiene che tutti i ragni del Mondo mangiano ogni anno tra i 400 e gli 800 milioni di tonnellate di insetti. Quanti insetti in più ci sarebbero se non ci fossero i ragni?
Noi prendiamo sempre le api come riferimento perché sono l’insetto con cui abbiamo più familiarità. Ormai è un animale domestico, allo stato selvatico quasi non esistono più. Quando vediamo degli sciami di api in giro è perché sono scappate da qualche apicoltore.

In quella parte sui piccoli animali si parla anche della vipera, anche lei spesso vittima del pregiudizio.

Le vipere sono animali protetti dal punto di vista legislativo, la loro uccisione non è consentita. E la loro uccisione non ha neanche senso: sono degli animali schivi che non rincorrono gli escursionisti né lanciano i loro piccoli contro i passanti. Si raccontano un sacco di cose non vere sulla vipera. Una delle più divertenti è quella della vipera che si morde la coda per rotolare più velocemente nell’inseguire lo sventurato escursionista.

C’è un capitolo dedicato alla democratizzazione della bellezza.

Una volta l’incontro con certi animali era appannaggio di pochi. O facevi un lavoro come il mio, in cui vai proprio a cercare gli animali selvatici, oppure era difficile vedere un cervo, un capriolo o un lupo. Adesso invece, anche grazie al ritorno spontaneo di questi animali, chiunque andando in giro anche in macchina può capitare di vedere questi animali. Oggi la bellezza è molto più accessibile e anche molto più condivisa. Questo, però, ha anche dei contro. Se da un lato la circolazione delle informazioni rende accessibile a tutti la possibilità di documentarsi, è anche vero che la circolazione di informazioni sensibili può arrecare dei danni a questi animali. Anche per questo motivo io non do mai indicazioni sul luogo in cui sto fotografando e non condivido mai le mie foto in diretta.

L’ultimo capitolo, come accade sempre nei tuoi lavori, dà uno sguardo al futuro.

Si, parlo dei guai trasversali che provochiamo. Il libro è tutto sui paesaggi montani in Italia, ma i problemi superano quei confini. Mi riferisco ad esempio all’inquinamento da plastica o al problema delle specie invasive e quello dei cambiamenti climatici. Sono tre macro aree molto spinose di cui spesso è tabù parlare.

Marco Colombo - Paesaggi Bestiali
La copertina del libro Paesaggi Bestiali di Marco Colombo

Foto dalla pagina Facebook di Marco Colombo

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    Sui luoghi del tulipano selvatico giallo. L’Università di Pavia, con il gruppo di studio del professor Graziano Rossi, sta ricostruendo da Calvigano la presenza storica di questo fiore tipico dell’Oltrepo pavese, ma anche delle zone limitrofe dell’Appennino Piemontese ed Emiliano, e non solo. L’agricoltura intensiva negli ultimi cinquant’anni ha ridotto gli esemplari di questa pianta spontanea della flora mediterranea. Nell’Abc dei Domini Collettivi la professoressa Marta Villa dell’Università di Trento racconta come le proprietà delle comunità difendano e migliorino gli ecosistemi. Un aspetto confermato dalla premiazione di Legambiente per quelle trentine del Monte Bondone alla vigilia dell’Overshoot Day, la giornata del consumo annuale delle risorse rinnovabili dei territori. In Valtrompia, a Villa Carcina, provincia di Brescia, da centoquindici anni c’è la Macelleria e salumeria equina Porta, ci siamo fatti raccontare come sono cambiati i consumi e la produzione, anche per la crescita delle temperature. Nelle Multinazionali del Cibo, queste sconosciute Andrea Di Stefano descrive il mercato del tonno e gli impatti ambientali dell’incremento dei consumi, quindi della pesca. Per Le Storie Agroalimentari Paolo Ambrosoni recensisce il libro Il ritorno della piante di Fabio Marzano, dedicato al verde urbano e al ruolo ambientale, sociale e alimentare delle coltivazioni in città e nelle aree peri urbane. Per gli autori fuori porta, geografie e storia dei paesaggi lombardi del Teatro Franco Parenti, in collaborazione con la Regione Lombardia, l’agricoltore filologo Niccolò Reverdini introduce gli arazzi disegnati dal Bramantino esposti nell’omonima sala al Castello Sforzesco di Milano.

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