
“In quale luogo, io? È pensabile un mondo, un tempo, in cui io possa stare bene? Qui non c’è nessuno a cui lo possa chiedere. E questa è la risposta”
(C. Wolf – “Medea”)
Una Medea tutt’altro che irrazionale, non selvaggia e nemmeno priva di umanità, quella che Christa Wolf ha consegnato alle pagine del suo celebre romanzo, che restituendo parziale dignità a un mito per secoli condannato da voci maschili a un giudizio inappellabile.
La Medea della Wolf ha le idee molto chiare, esprime con mirabile limpidezza le contraddizioni della convivenza umana nei periodi di passaggio, proprio come quello che il mondo sta attraversando ora.
In un soliloquio a più voci (è solo in apparenza una definizione contraddittoria!), questa Medea così moderna riflette, con rara sapienza analitica, sulla propria situazione e sulle sue conseguenze universali, riacquistando un’autorevolezza che il tempo le aveva tolto.
Torna in scena, in versione completamente rinnovata, al Teatro Franco Parenti di Milano, Medea di Farneto Teatro, nell’interpretazione di Elisabetta Vergani e per la regia di Maurizio Schmidt.
Tappa fondamentale del percorso di ricerca intrapreso dalla compagnia sull’origine della violenza, lo spettacolo si avvale della traduzione di Anita Raja.
Elisabetta Vergani ha ripercorso ai microfoni di Cult le tappe fondamentali di questo viaggio dalla letteratura alla drammaturgia di un mito immortale.
Ascolta l’intervista a Elisabetta Vergani