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Il primo giorno di una nuova era per la Siria. Tra i siriani, gioia e paura

“Abbiamo dentro felicità e tristezza insieme. Il ricordo dei martiri e dei prigionieri politici, ma anche la speranza di un futuro diverso”.
Ci ha scritto queste parole un cittadino siriano che oggi lavora nella cooperazione tra Turchia e Siria, ma che da tanti anni non vive più stabilmente nel suo paese.
Messaggio simile da un altro cittadino siriano che al momento si trova in Germania. “Stento a credere che sia vero, e sto pensando di tornare, in Siria c’è tanto lavoro da fare”.
I sentimenti di questi cittadini siriani che vivono all’estero, divisi tra dubbi e speranze, sono simili a quelli di chi è sempre rimasto in Siria. “Sono ovviamente contento non ci sia più Assad, ma ho anche paura di quello che possa succedere da domani, temo soprattutto per la sicurezza della mia famiglia, al momento non stiamo uscendo di casa”. Ci ha raccontato invece un terzo cittadino siriano che vive alla periferia sud di Damasco.
Le dichiarazioni dei ribelli – che in pochi giorni hanno fatto cadere il regime – sembrano andare proprio nella direzione di voler tranquillizzare la popolazione civile.
L’ormai famoso leader di Hayat Tahrir al-Sham, Jolani, ha ripetuto più volte che rispetterà tutte le minoranze e che nessuno è in pericolo. Ha addirittura detto che dialogherà con tutti i governi stranieri, Russia compresa. Oggi i ribelli avrebbero anche annunciato l’amnistia per tutte le reclute dell’esercito di Assad.
Le dichiarazioni ufficiali di quelli che saranno i nuovi governanti vanno quindi nella direzione di una specie di riconciliazione a livello di società e di una transizione pacifica a livello politico, con un passaggio di poteri tra quello che rimane del vecchio regime e i ribelli che lo hanno fatto cadere. Proprio oggi pomeriggio il primo ministro di Assad, Jalali, ha detto alla TV al-Arabiya che ha accettato il passaggio di poteri. Jalali avrebbe incontrato lo stesso Jolani, leader dei ribelli, la notte scorsa. L’esecutivo di transizione dovrebbe essere guidato da Mohammed al-Bashir, che fino a pochi giorni fa guidava l’amministrazione civile a Idlib, l’ultima ex-roccaforte di Hayat Tahrir al-Sham.
Domani a Damasco dovrebbero anche riaprire le banche, compresa la banca centrale. Già oggi c’era qualche negozio in più aperto.
Dopo aver ritirato il suo personale diplomatico e militare anche l’Iran ha annunciato di voler stabilire un contatto con chi governerà la Siria.
A meno di 48 ore dalla fuga di Assad sembra che ci possa essere sul serio una transizione pacifica. Ma come ci hanno raccontato diversi cittadini siriani i dubbi e i timori, sono fondati. Dobbiamo quindi essere prudenti.
Tante le questioni che inducono alla prudenza, a partire dalla stessa storia siriana degli ultimi 50 anni, la storia del regime sanguinario della famiglia Assad. Impossibile che le ferite si possano cicatrizzare dall’oggi al domani.
Ci sono poi il profilo di Hayat Tahrir al-Sham, con una marcata impronta islamista, la presenza di diversi gruppi ribelli in passato in guerra tra di loro, la necessità di creare dal nulla una nuova classe dirigente.
Mentre sul piano internazionale ci sono per esempio gli appetiti della Turchia che continua a colpire le postazioni delle milizie curde, così come i gruppi ribelli più vicini ad Ankara.
Qualsiasi fessura di instabilità e di debolezza delle nuove istituzioni, se e quando ci saranno, potrebbero poi fornire un’altra occasione ai gruppi integralisti nella regione, che fino a poco tempo fa andavano sotto il nome di Stato Islamico.
La Siria è nel mezzo di tutto questo, ancora alla ricerca del suo punto di equilibrio, se lo troverà. Appunto, c’è molto lavoro da fare.

  • Autore articolo
    Emanuele Valenti
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